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Per ora è solo un “rumors” non confermato da Fiat, ma pare che a Torino si stia prendendo in considerazione l'ipotesi di realizzare negli States i SUV marchiati Alfa Romeo e Jeep, anziché a Mirafiori come inizialmente previsto, dove verrebbe invece asemblata una city car (oltre ad un SUV Jeep compatto).
Richiesti chiarimenti dai sindacati, che si dimostrano naturalmente preoccupati e che pertanto hanno richiesto un incontro con i vertici aziendali. Susanna Camusso, leader della Cgil, ha infatti dichiarato: "il governo dovrebbe smetterla di fidarsi di telefonate e annunci e convocare subito un tavolo".
Venerdì al Lingotto si riuniranno insieme a Marchionne i 22 top manager di Fiat e Chrysler, primo appuntamento del Gec, più alto organismo decisionale dopo il consiglio di amministrazione.
Pare infatti che la decisione in merito possa essere abbastanza ardua, poiché dovranno attentamente essere valutati i cambi euro-dollaro (poichè l'euro sarebbe recentemente tornato in vantaggio sul dollaro), in quanto alcune delle vetture in questione sarebbero maggiormente dedicate al mercato d'oltreoceano.
Alcuni membri del sindacato italiano, pensano però che la decisione possa essere influenzata anche da quanto richiesto dai sindacati statunitensi per via del contratto collettivo dei lavoratori Chrysler attualmente al vaglio, in quanto quest'ultimo prevederebbe la produzione in loco delle vetture destinate al mercato americano.
Il timore dunque risiederebbe principalmente nella possibilità che una vettura come una city car, possa promettere volumi di vendita inferiori rispetto ad un SUV per il quale si stimavano circa 28.000 unità annuali.
Giorgio Airaudo, responsabile Auto della Fiom, ha così commentato la situazione: "è evidente che non esiste più un piano produttivo di riferimento. L'azienda ha ottenuto di avere le mani libere rispetto al Paese e a Torino e si comporta di conseguenza".
Mentre Claudio Chiarle della Fim torinese, ha dichiarato: "é necessario mantenere alcune condizioni:la produzione di una vettura di gamma alta con un buon margine di profitto, l'entità dell'investimento, volumi produttivi e volumi occupazionali analoghi a quelli previsti finora", mentre per la Fismic "i contraccolpi sui lavoratori sono sempre più pesanti".
Fim, Uilm, Fismic, Associazione Quadri e Ugl hanno invece formalizzato la richiesta di un incontro all'azienda Mirafiori "per chiarire la situazione".
Fonte: Ansa