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I numeri parlano chiaro: anche la FIAT Panda che ormai si chiama Pandina, nostra best-seller tricolore con motore a combustione interna, soffre la crisi che sta affliggendo tutto il settore auto. Per Stellantis, significa che la scelta migliore sarà sospendere la produzione in vari periodi compresi fra l'11 e il 29 novembre. Nello specifico, in questo periodo subiranno chiusure gli stabilimenti di Pomigliano d'Arco, di Termoli e di Pratola Serra.
Questo stop si unisce - ma non si sovrappone - alle sospensioni di produzione per un altro importante stabilimento del gruppo in Italia, quello di Mirafiori a Torino: qui lo stop alla produzione della FIAT 500e (elettrica) e di due modelli Maserati durerà ancora fino al 1 novembre.
Secondo i ricercatori di mercato di Dataforce, le vendite europee della Panda sono crollate a 3.873 unità ad agosto, rispetto alle 6.505 dello stesso mese nel 2023. A questo bisogna aggiungere un eccesso di vetture prodotte in stock, principalmente sul suolo USA, che ha portato Stellantis a dover rivedere al ribasso le previsioni di profitto.
Il colpo di grazia, comune a tutto il settore, è la scarsa richiesta di veicoli elettrici - rispetto alle aspettative, ben inteso - e la crescente concorrenza dell'offerta proveniente dalla Cina. Stellantis ha sottolineato di essere determinata a "garantire la continuità" delle sue operazioni in Italia, ma riconosce senza troppi filtri di trovarsi di fronte a "un percorso impegnativo che richiede scelte difficili, e non offre soluzioni semplici".
La risposta a questa domanda non è scontata come può sembrare. Da un lato, è chiaro che già da soli i numeri di vendita e lo stock accumulato mettano Stellantis in una posizione con poco spazio di manovra, e fermare temporaneamente la produzione sembra essere l'unica vera strada percorribile.
Dall'altro lato, è relativamente fresca la notizia in cui alcune dichiarazioni del gruppo hanno fatto scalpore: "Se non riusciamo a vendere abbastanza elettriche, venderemo meno vetture endotermiche". Vien da pensare subito, automaticamente, che la produzione sospesa alla Panda possa servire in parte per accumularne gli ordini e garantire una continuità sulle operazioni italiane, ma magari anche per aumentare la richiesta di vetture elettriche come la 500e - perfettamente in linea con le parole del gruppo appena citate.
Il problema, e molto probabilmente Stellantis ne è ben consapevole, è che a fare il mercato non è solo l'offerta ma anche e soprattutto la domanda: in altre parole, se il mercato richiede citycar a combustione non basterà offrire solo vetture elettriche per muovere l'ago della bilancia. Questo processo può funzionare solo in un mercato nazionalizzato e monopolizzato, ma nel mercato libero e ricco di concorrenza il cliente semplicemente si sposterà su altri marchi che offrono citycar a combustione.
Ma di questo, Stellantis ne è quasi certamente consapevole: la riduzione delle vendite di auto endotermiche per abbassare le emissioni generali sotto ai limiti imposti dall'UE (e quindi evitarsi multe mastodontiche) non dovrebbe portare a vendite troppo più basse, fino addirittura alla sospensione della produzione negli impianti. Alla lunga potrebbe significare "incepparsi" e faticare a riprendere il ritmo, all'interno di un mercato che, come dicevamo, è pieno di concorrenza pronta a soffiare tutto lo spazio possibile.
Per farla breve, bisogna distinguere le due cose. Da un lato, Stellantis sta soffrendo la crisi che affligge tutto il settore auto. Dall'altro lato, si è fatta i conti (a prescindere dalla questione Panda o 500e) e ha constatato che conviene ridurre la vendita di vetture endotermiche, per salvaguardarsi il più possibile dalle ingenti multe dell'Unione Europea in arrivo a chi non rimarrà sotto i limiti imposti, che ormai sono dietro l'angolo. Poi, che una cosa possa essere in qualche modo "utile" all'altra, è un altro discorso.
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