Fiat: le dichiarazioni post-vertice di Governo ed esponenti sindacali

Fiat: le dichiarazioni post-vertice di Governo ed esponenti sindacali
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Si è tenuto nella giornata di sabato il vertice tra Fiat ed il Governo, che ha portato alla conclusione che Fiat resterà in Italia, ma che gli investimenti arriveranno alla fine della crisi. Numerose le reazioni dei principali esponenti politici e sindacali
24 settembre 2012

L'incontro tra il Governo e la Fiat avvenuto nella giornata di sabato ha permesso di concludere che in Italia verranno effettuati egli investimenti quando la crisi si concluderà, confermando così la volontà dell'azienda di rimanere in Italia. A questo vertice tra esecutivo e Fiat hanno fatto seguito - come facilmente prevedibile – numerose reazioni da parte degli esponenti politici, tra cui il Premier Mario Monti in primis, che dichiara: «Non sono state chieste concessioni finanziarie e se fossero state chieste, non sarebbero state accolte. Invito tutti a guardare all'esito dell'incontro come una grande scommessa e sarà necessario in questo l'impegno delle parti.»

Raffaele Bonanni, Cisl

«L'incontro tra la Fiat e il Governo è stato certamente un fatto positivo, ma ora la Fiat deve incontrare nei prossimi giorni anche i sindacati che si sono assunti le proprie responsabilità per gli investimenti peraltro già realizzati di Pomigliano e Grugliasco.» Così il Segretario Generale della Cisl Raffaele Bonanni, all'indomani dell'incontro a Palazzo Chigi trai vertici della Fiat e l'esecutivo. Noi vogliamo una verifica puntuale con Marchionne sui futuri piani di investimento della Fiat in Italia i gufi sono stati smentiti. Marchionne ha confermato che la Fiat non andrà via dall'Italia ma punterà nei prossimi mesi sull'export in attesa che si riprenda il mercato interno.»

«Questa è una strada giusta in un momento difficile della nostra economia, in cui il Governo e le parti sociali dovranno stipulare un patto sociale per far ripartire la crescita, i salari e i consumi. Ma è importante - sottolinea il numero uno della Cisl - che la Fiat continui ad investire sulla ricerca, sulla qualità e sull'innovazione di prodotto in tutti gli stabilimenti italiani, a cominciare da Torino, dove si possono produrre subito nuove auto per il mercato internazionale, come a Grugliasco con la Maserati. Insomma ci si deve preparare in questa fase difficile per essere pronti nei prossimi mesi a competere in un mercato dell'auto che per forza di cose si riprenderà.»

Questa è una strada giusta in un momento difficile della nostra economia, in cui il Governo e le parti sociali dovranno stipulare un patto sociale per far ripartire la crescita, i salari e i consumi


«In Italia sappiamo fare tantissime cose, dall'auto, alla moda e all'alimentare, dobbiamo entrare nella logica che lavorare in questi settori sono punti di Pil. Credo però che non ci sia questa consapevolezza, altrimenti non ci sarebbero casi di gioco al massacro autolesionisti come su Fiat, Ilva e Val di Susa che fanno stare al palo l'Italia. L'America ha la consapevolezza che la ricchezza viene da ciò che si sa produrre – dichiara commentando il lancio dell'iPhone5 - e dobbiamo capirlo anche noi, perché viviamo di quello che sappiamo fare. Il mercato dell'auto piange per tutti. Gm e Peugeot licenziano fortunatamente Fiat ancora no. Marchionne ha tutte le attenuanti del mondo per ritardare il Piano Fabbrica Italia anche se spero che lui lo riconfermi qualora il mercato dovesse riprendere.»


In merito all'Amministratore Delegato della Fiat commenta:«Che Marchionne abbia salvato la Fiat non vi è dubbio. Ha preso un'azienda morta e in ritardo rispetto al piano delle alleanze. Lui lo ha fatto con Chrysler e poi ci era quasi riuscito a farlo con Opel. Solo che lì la Merkel, spinta dalla Volkswagen, si è messa di traverso per evitare che si facesse strada il colosso Fiat. Lui ha costruito un rilancio della Fiat. E' impossibile pensare oggi ad aziende interamente italiane, inglesi o francesi.»

«L'azienda ora ha la testa a Torino per le auto europee, a Detroit per gli USA e a Belo Orizonte per il Brasile. Nessuno può negare che la Fiat dia un apporto economico alla ricchezza nazionale e all'occupazione grandissimo. Parliamo di mezzo milione di persone impiegate solo nell'automotive. La classe dirigente deve essere più cauta. In questa storia non c'è stata una sola protesta dei lavoratori.»

Che Marchionne abbia salvato la Fiat non vi è dubbio - dichiara Bonanni - ha preso un'azienda morta e in ritardo rispetto al piano delle alleanze


«Tutti sanno cosa ha significato l'accordo di Pomigliano che ha riportato in Italia dopo 10 anni la produzione della Panda, o Grugliasco che produrrà Maserati. E' stata una tempesta della classe dirigente – prosegue - scatenata da chi ha sassolini nella scarpa, chi per ideologia o finanza, ma poi il conto chi lo paga? Il popolo italiano.» Sui prossimi incontri previsti con il manager di Fiat, Bonanni spiega: «Noi abbiamo con Marchionne un incontro a ottobre per fare il punto, ma è innegabile che c'è stata una tempesta. E' bene che ci sia un incontro, a me non basta un'intervista rilasciata a un giornale.»

Luigi Angeletti, Uil

Luigi Angeletti, Segretario Generale della Uil, ha commentato: «Non era realistico attendere dei miracoli, quindi rimane tutto un lavoro da fare per capire che modelli vuole produrre la Fiat in Italia. La mia delusione è stata modesta perché le mie aspettative sull'incontro erano basse.» Sulle scelte di Marchionne Angeletti aggiunge: «Non ho mai creduto che Marchionne potesse andarsene dall'Italia perché l'Europa è un mercato troppo importante per l'auto. La Fiat deve rischiare un po' di più, gli imprenditori non possono investire solo quando si vende. Non sentiamo bisogno di tavoli e discussioni che servono solo a fare teatro. Serve un confronto serrato per capire quali sono i modelli e quando li vorranno produrre in Italia. Bisogna evitare gli alti e i bassi che non danno certezza all'azienda e ai suoi lavoratori.»

Non era realistico attendere dei miracoli - dichiara Angeletti - quindi rimane tutto un lavoro da fare per capire che modelli vuole produrre la Fiat in Italia

Cesare Romiti, ex AD Fiat

Cesare Romiti, ex Amministratore Delegato di Fiat, dichiara invece: «Non si è combinato nulla perché bisognava pur dire quali sono i programmi e i progetti che la Fiat intende mettere in campo. La Fiat è rimasta indietro nell'individuazione di modelli. Questa è una Fiat strana. Il Governo ha chiamato la Fiat a rispondere ma non ha ottenuto niente tranne la parola che non vogliono chiudere gli stabilimenti. Non basta.»

Sui prodotti attualmente in gamma osserva: «Il consumatore europeo non gradisce i modelli di derivazione americana e adesso invece ben 5 modelli sono di questa tipologia. Io sono uscito dalla Fiat nel 1998 e per ben quattro anni la Fiat ha messo ben 5 Amministratori Delegati differenti. Questo è stato deleterio per l'azienda. Se dovessi tornare? Sono troppo vecchio per tornare al timone, ma cercherei di ridare l'orgoglio ai dipendenti per rimetterli al lavoro con grande determinazione evitando gli alti e i bassi.»

Susanna Camusso, Cgil

Sulla stessa linea Susanna Camusso, Segretario Generale della Cgil, che dichiara: «Ci sembra che non sia cambiato nulla rispetto al giorno prima. La Fornero aveva preannunciato un incontro con le parti sociali subito dopo quello che si è svolto sabato, credo sia il caso di accelerare i tempi e invitare all'incontro anche l'azienda.»

Roberto Cota, Regione Piemonte

Più reazionario Roberto Cota, Presidente della Regione Piemonte, che dichiara: «Adesso bisogna passare dalle parole ai fatti. Le cose che non vanno sono due: innanzitutto, gli investimenti annunciati non sono stati messi in atto e, in secondo luogo, lo sanno tutti che il problema per le aziende è quello del carico della pressione fiscale, peraltro aumentata proprio sotto questo Governo. Quello che auspichiamo ora sono, da un lato, concreti investimenti da parte della Fiat e, dall'altro, l'accoglimento della proposta sull'alleggerimento del peso fiscale sulle aziende e sul lavoro che presenterò in occasione degli Stati generali del Nord.»

Adesso - dichiara Roberto Cota - bisogna passare dalle parole ai fatti

Giorgio Airaudo, Fiom-Cgil

Giorgio Airaudo, Responsabile auto della Fiom-Cgil, commenta invece: «La strategia di garantire la presenza di Fiat in Italia producendo auto per i mercati esteri non è assolutamente credibile. E' necessario che la Fiat faccia gli investimenti. Per poter saturare i 4 impianti italiani e dare garanzie di occupazione e lavoro ai dipendenti, dunque togliendo la cassa integrazione, bisognerebbe portare 400.000 vetture da produrre per l' export che sono esattamente la produzione che Fiat farà con fatica quest'anno, quindi mi sembra qualcosa che non sia assolutamente credibile, assolutamente di là da venire. Nessuno ci presterà 400.000 vetture ed in più per esportare bisogna avere dei modelli da esportazione ed i modelli attuali non penso si possano esportare, e si torna al punto di partenza: bisogna fare gli investimenti.»

Nemmeno le ipotesi di sgravi fiscali per le aziende che esportano, sulle quali starebbe lavorando il Governo, convincono la Fiom: «Cose di questo tipo sono solo cose di contorno – aggiunge - la sostanza è chiedere a Fiat di anticipare gli investimenti in Italia perché senza questo il 2013 sarà un anno in cui la cassa integrazione aumenterà ed il rischio è che alcuni impianti vadano all'eutanasia. Mi sembra che si stia solo rinviando nel tempo un problema che non si vuole affrontare per ragioni politiche e perché la Fiat non è pronta, non avendo ancora completato la fusione con Chrysler.»

Fonte: Ansa

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