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Erano gli anni Sessanta quando Ferrari mise in pista e in strada un’auto a lui cara emotivamente, che vinse meno di quello che si sperava, in F2, ma che riscuote oggi crescenti apprezzamenti dagli amatori nelle sue varie versioni, stradali soprattutto oltre che corsaiole: la Dino, Ferrari.
Eppure non si trattava certo del modello più prestante, oneroso o ricercato, nella ricca e raffinata gamma delle Rosse, anzi. Dopo qualche indiscrezione degli ultimi tempi, è di queste ore la notizia che l’AD Sergio Marchionne non nega come le nuove Ferrari possano magari tornare a dotarsi di motori con qualche cilindro in meno. Non si tratta certo di un’eresia, anzi, il dirigente massimo di FCA ha confermato che le Rosse per ora non andranno certo a infilarsi nei segmenti più “popolari” come quello dei SUV e nemmeno sono in arrivo nuovi modelli a quattro porte (fonte: Gazzetta dello Sport). Piuttosto Marchionne precisa come dopo un’analisi delle esigenze nel mercato dell’ultimo periodo (e della Casa per il futuro) ci potranno essere nel giro di due o tre anni nuove vetture Ferrari, che spazieranno su nicchie non pertinenti ad alcun modello attualmente in produzione.
A tali affermazioni, certo fatte non a caso, si può aggiungere che per le celebrazioni dei settanta anni Ferrari qualche modello dedicato, o meglio nuovo, potrà vedersi entro settembre, almeno come anteprima e le indiscrezioni parlano proprio di una possibile erede di quella Dino 206 che, spider o coupé, avvicinò oltre cinquant'anni fa una certa fetta di utenza al mondo Ferrari, pur se con un logo dedicato e una produzione “parallela” di Fiat.
La prima della nuova serie rossa sarà quindi più piccola ed “economica”? Più umana o avvicinabile delle altre, pur cercando di ridimensionare alcune potenziali rivali europee? O semplicemente un’auto italiana davvero sportiva, affascinante ed efficace, come quasi tutte le Ferrari moderne. Certo se davvero arriverà, per offrire in strada lo stesso frazionamento delle Ferrari da gara, poichè il V6 era montato sulle Rosse anni Sessanta F1, come 156 e 246, o F2 166 e lo troviamo anche sulla 70H F1 di oggi, darà meno grattacapi per le talvolta critiche manutenzioni che in certi utilizzi stressanti, potevano capitare alle vecchie Dino corsaiole del secolo scorso.