Ferrari 400i Spider, viaggio nella Bassa

Ferrari 400i Spider, viaggio nella Bassa
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Siamo stati in viaggio nella Bassa al volante di una Ferrari 400i Spider. Ecco com'è andata
1 agosto 2018

Abbiamo percorso la campagna lombarda nella sua pianura, la cosiddetta “Bassa”, a bordo di una Ferrari 400i Spider, là dove “sembra un mare l'erba”.

Se non si è in viaggio di lavoro, alla guida si diventa dei turisti. Un nome insipido per chi, come noi, cerca invece un qualcosa di più profondo, da dietro al parabrezza. Perché viaggiare è qualcosa di diverso dalla vacanza, è un simbolo, un'esperienza evolutiva.

Così abbiamo voluto provare a vedere se è possibile viaggiare senza sostare in panorami fantasmagorici, viaggiare senza fermarsi in posti tipici, ove di tipico magari vi è solo il conto, e viaggiare ancora mettendosi alla prova tra la noia e la capacità di percepire un qualcosa che non si sente necessità di dover spiegare.

Per farlo abbiamo scoperto che, oltre ad essere possibile, è stato estremamente semplice. Sono bastati pochi spiccioli e, per dare un po' di colore in più, una delle sei Ferrari 400i Cabrio realizzate dalla Carrozzeria Pavesi.

Abbiamo attraversato la “Bassa” per andare a vedere architetture ricchissime di storia ma desuete o crollanti, paesaggi agricoli e corsi d'acqua che alimentano le campagne, riarse dalla calura. Abbiamo provato a fare cose che in teoria annoiano e in pratica non si conoscono.

I castelli sul confine tra la Repubblica di Venezia e Milano raccontano secoli di scontri acerrimi e strategie diplomatiche che hanno scritto la nostra storia. Ci appaiono ormai buttati così, in mezzo a paesini dai bar dalle brioches preconfezionate, ma ancora ci sanno parlare, sottovoce.

Castelli, odierno simbolo di un romantico passato, che stanno rischiando l'estinzione come i grandi cetacei. Un tassello fondamentale e strategico di un patrimonio culturale diviso tra chi lo chiama “petrolio verde” e chi si lamenta perché coi nostri ordinamenti, di fatto, è impossibile usufruirne in modo stabile e costruttivo. Meglio venderli a esotici miliardari stranieri. 

Ma lasciamo perdere l'amarezza, e partiamo senza saper troppo come sarà e se sarà un vero viaggio. La strada è poca, Grumello, Urago d'Oglio, Rudiano, Pumenengo, Palazzo Barbò, La Rocca di Soncino, giù fino al castello di Padernello. Tagliando per stradine e sterrati, dove possibile.

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La “Bassa” nasconde il suo carattere dietro ad una presunta banalità, che in realtà non esiste: ecco alcuni dei suoi coriacei abitanti, sguazzare liberamente e inaspettatamente.

Storicamente questo territorio non offrì mai passaggi forzati o barriere naturali: dunque mano libera ad incursioni barbariche, briganti e azioni militari armate pesanti: ecco allora che oltre alla necessità dei castelli, anche gli edifici rurali più antichi si presentano spesso molto solidi e, specialmente nella bassa bresciana e verso Cremona, addirittura fortificati, con torrette e chiusi da autentiche mura.

Il Castello di Urago d' Oglio

E' un castello bellissimo, dove convivono gli archetipi della fortificazione medievale, insieme alle evoluzioni seicentesche, ormai civili. Sembra buttato lì, a chi commette l'errore di abituarsi alle cose belle che il nostro splendido Paese ci offre ad ogni piè sospinto: non abituiamoci mai al bello ma cerchiamo di percepirlo sempre!

Il Castello di Barbò

Parzialmente restaurato dal Dezzi Bardeschi, fa parte del bellissimo Parco dell'Oglio, e si colloca in uno dei suoi punti più suggestivi: viaggiando nella pianura più pianeggiante, giunti alla bella Rudiano si capisce, quasi con una leggera vertigine, che si era in alto e da Rudiano si scende come da una collina verso il bellissimo passaggio dell'Oglio. La campagna si fa con sorpresa pittoresca, con alberi, mulini e canali che riescono a lambire il Castello di Barbò. E' piuttosto malconcio ma la sua struttura è bellissima, integra, con i suoi torrioni, il ponte levatoio ed il fossato appunto, come nelle favole. Qui vi annoierete o vi sentirete benissimo, sta a voi.

Le attività silenziose

Da queste parti c'è sempre un gran da fare nei campi: il momento del fieno libera profumi che scientificamente vanno a stimolare le nostre endorfine. Viaggiare con un'auto aperta ci fa respirare al meglio questi effluvi, senza rimpiangere quelli dell'autostrada A4...

La nostra gita, oltre che della 400i Spider, è in compagnia anche del Maggiolino telaio n°20.000.000. Gesti inconsueti al passaggio della Mehari camera-car, da parte del pilota di uno stilosissimo Fiat: questi trattori erano affidati a designer di primo piano, basti pensare ai progetti di Pio Manzù, il bravissimo papà della 127, morto disgraziatamente troppo presto.

La Torre Pallavicina

Questo ulteriore podere legato alla famiglia Barbò è una delle ulteriori meraviglie “alla fonda” del mare verde della “Bassa”. Ora è un B&B visitabile.

La Rocca di Soncino

Soncino è un paese decisamente bello che, come Rudiano, ti accorgi di colpo essere su di un terreno movimentato. Da qui si scende ancora. La Rocca è anche lei da favola, poderosa, e fa sorridere pensare che in Francia il castello di Carcassonne sia venerato da milioni di turisti: ebbene è restaurato da cima a fondo in base a dettami ipotetici, che lo falsificano fino agli assurdi tetti in ardesia nordici, là dove c'erano coperture in cotto, tipiche della Provenza. E qui a Soncino ci vengono in pochi invece, nonostante il notevole grado di conservazione. Bisognerebbe sapersi vendere un po' meglio forse: noi ce lo siamo goduti al punto che persino una “500” ha voluto fermarsi e non ripartire per un bel po', brava!

Dopo Soncino la strada si fa perfetta per la nostra Ferrari, che trova occasione per passare dal suo elegantissimo blu notte ad un bianco “Bassa Lombarda”, estremamente esclusivo e chic. Lo proporremo presto a Flavio Manzoni.

Diario di Bordo

La percezione di itinerario non obbligato che il nostro percorso ci sa offrire, se si ha voglia di passare una giornata alla guida, si fa sempre più piacevole e consistente. Le strade sono strette e a curve, dunque ne ci si annoia, né si corre. Ci si può fermare a far due passi, mangiare un panino o farsi una dormitina in ogni dove. In sintesi si percepisce ancora un briciolo di senso di libertà, in onore del quale siamo pronti a sacrificare tutti quei comfort che le gite più blasonate ci sanno offrire, quasi sempre in cambio di denaro, code e righe blu. Se serve un bicchier d'acqua è molto probabile che un contadino ve lo offra, in tutta semplicità.

Non dimentichiamoci di avere una Ferrari Spider ovviamente.

Salvate il Soldato Ryan

L'architettura della Bassa, come in centinaia di altri posti in Italia, rischia di scomparire. Un peccato madornale, causato dai costi esorbitanti che il patrimonio immobiliare ha raggiunto negli ultimi anni e legislature. Ci auguriamo che giungano prestissimo disposizioni che rendano economicamente possibile il riuso di questi posti splendidi, in abbandono.

L'Acqua

È la vita di tutta la bassa padana: il corso d'acqua è l'elemento che scandisce, vivifica e si attende sempre, attraversando questi posti. Fino agli anni '60 l'acqua delle rogge entrava nelle cascine e riempiva dei pozzi in mattoni: era l'acqua potabile per la vita di casa. Un arzillo vecchietto ci parla della “pescatora”, una ragazza che vendeva i pescetti dei canali, usando la sua bici a cestelli come bancarella ambulante. In ogni paese ce ne erano. Oggi un contadino ha “pescato” un siluro col trattore e se beviamo l'acqua dei fossi ci cresce il terzo occhio. Ma inaspettatamente le cose stanno migliorando in molti posti e i corsi d'acqua vedono ricomparire gamberi (quelli autoctoni) e fauna varia.

Il Castello di Padernello

La nostra meta simbolica era la roccaforte della potente famiglia Martinengo: mercenari poderosi, divennero presto il pugno più solido su cui Venezia e Brescia poterono contare per la difesa dei confini. Questa loro sede è una delle più belle fortificazioni d'Italia. Oggi sull'Adda le cose si sono fatte molto monotone e nessuno ha più il gusto di usare la mazza chiodata e le alabarde. Si preferiscono l'atomica ed haarp...bei tempi di una volta! Così il castello ora offre prelibatezze gastronomiche e opere d'arte, allietando i suoi invasori moderni, senza randellarli.

Il calore delle sculture di Domenico Lusetti, presentate nella mostra monografica, ci scalda il cuore. Da pelle d'oca invece i suoi precisissimi disegni fatti durante la prigionia, in cui l'artista ritrae i campi di concentramento in ogni particolare: tremendo quel “vietato fumare” affisso vicino alle “docce”, forse ne film, ne foto ci danno immagini del genere. Documenti indelebili, come i dipinti di Zoran Music in merito.

Tripudio del palato

Tematica decisamente più allegra e corroborante è offerta dalla cucina del castello, dove si mangiano a quattro palmenti prodotti naturali e a km 0. Un buon modo per mantenere attive le possenti mura, che fino al 2005 versavano in stati rovinosi. Magnifici gli interni lasciati originali.

Quindi

Abbiamo fatto un buon viaggio, senza più chiamarlo nemmeno itinerario. Ci siamo divertiti un mondo a guidare su belle strade, abbiamo avuto momenti di meditazione, culturali, riflessivi e di baldoria medievale, giunti alla tavola.

Dunque, nel posto apparentemente più noioso del mondo, siamo riusciti ad evadere dal medesimo con quel dubbio che sempre deve accompagnare il viaggio: è stata fuga dalla realtà o nella realtà?

A voi provare!

Una di sei pezzi unici sulle vie della “Bassa”: la Ferrari 400i Spider Pavesi

Per coerenza lungo la “Bassa”, avremmo dovuto usare la “Modulo”. Per ovvi motivi ci siamo però “adattati” a dover scegliere un altro Cavallino, anch'esso molto raro.

La 400 avvicinò la Ferrari al tema dei quattro posti, mentre si discuteva se produrre o meno la bella quattroporte Pinin di Diego Ottina. Un momnento che presagiva l'epoca nostra, ma di profonda crisi economica per i produttori di auto di lusso. Piacque e piace molto agli inglesi, forse meno a noi italiani, per quel misto tra coinvolgente e castigato che queste linee, un po' morbide, un po' squadrate, generarono nel panorama Ferrari. Il “decapottarla” muove ovviamente l'asticella totalmente dalla parte del coinvolgente, soprattutto alla guida. Fa amicizia con la bellissima XJS, sorpassandola in qualità degli interni e meccanica. Ci è parsa una compagna di viaggio straordinaria, perfetta anche per questa occasione.

Alessandro Sammartini

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