Federauto: no ad inasprimenti anche sulle auto aziendali

Federauto: no ad inasprimenti anche sulle auto aziendali
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Federauto ha espresso il suo disappunto in merito all'ipotesi di finanziare la riforma del mercato del lavoro con l'inasprimento fiscale sulle auto aziendali
13 aprile 2012

Federauto entra a gamba tesa contro l'ipotesi di finanziare la riforma del mercato del lavoro attraverso l'inasprimento fiscale sulle auto aziendali. E' incomprensibile che si vogliano ancora attaccare gli autoveicoli, gli automobilisti e ora anche i parchi auto aziendali. Il tutto in uno scenario di forte recessione del mercato auto italiano.

Federauto fa presente che circa un mese fa, per la seconda volta in due anni, ha presentato ad esponenti del Governo un piano organico e triennale per il sostegno della domanda. Questo alla luce del fatto che il settore dell'automotive, nel nostro Paese, è un asset fondamentale e imprescindibile fatturando l'11,4% del PIL, contribuendo al gettito fiscale nazionale per il 16,6% e impiegando, con l'indotto allargato, 1.200.000 addetti.

In particolare, proprio sulle auto aziendali, Federauto ha richiesto di parificarne la fiscalità ai principali mercati europei. L'attuale situazione italiana prevede una quota ammortizzabile e detraibile del 40%, contro il 100% dei maggiori Paesi UE . Oltre a ciò Federauto proponeva un ammortamento anticipato da 4 a 2 anni, per le vetture, e da 5 a 3 anni, per i veicoli commerciali.

«E' assurdo, inconcepibile, che in un mercato auto in una recessione eccezionale si pensi di inasprire la fiscalità delle auto aziendali per finanziare la riforma del lavoro. Il Governo deve reperire fondi per finanziarla? Suonate a un altro indirizzo, noi abbiamo già dato - questo il primo commento di Filippo Pavan Bernacchi, Presidente di Federauto, l'associazione che raggruppa i concessionari ufficiali di tutti i marchi commercializzati in Italia di auto, veicoli commerciali, veicoli industriali e autobus - il nostro settore è sotto il livello di sopravvivenza sia per la componentistica sia per la distribuzione. Così verranno bruciati centinaia di migliaia di posti di lavoro.»

«L'aumento dell'IVA, dell'imposta provinciale di trascrizione, delle accise sui carburanti, dei pedaggi autostradali e dell'RCA ci sta distruggendo – prosegue - stiamo ammazzando la domanda e, di conseguenza, l'intera filiera dell'automobile. Ad ogni modo non possiamo accettare questa impostazione e tutte le Associazioni del settore sono pronte a far sentire la propria voce in Parlamento. Questo provvedimento sarebbe ingiusto e profondamente iniquo.»

Enzo Zarattini, Presidente dell’Associazione Concessionari Italiani BMW, aggiunge: «Se anche le auto acquistate dalle aziende, già svantaggiate rispetto all'Europa, pagheranno un ulteriore dazio, il mercato si contrarrà ulteriormente provocando danni incalcolabili.»

Completa Adolfo De Stefani Cosentino, Presidente dei Concessionari Mercedes: «La minore deducibilità allontanerà ancora di più l’Italia dal panorama europeo cui spesso ci si riferisce per indicare comportamenti o legislazioni virtuose. Rammento che in Germania la quota ammortizzabile è pari al 100%, a fronte del 40% fino ad ora previsto in Italia. La detraibilità dell’IVA è pari al 100%, con una riduzione al 50% per i professionisti. Sono dati di riferimento indicativi di un approccio totalmente diverso dal nostro e che porta le immatricolazioni annuali di auto intestate a società a pesare per quasi il 40% su un mercato di circa 3,8 milioni.»

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