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Post lockdown davvero molto complicato per il mercato auto: malgrado il sostegno degli incentivi governativi, le vendite stentano a decollare, con il Paese che appare spaccato in due.
Da un lato il centro-nord, dove segnali di ripresa si iniziano ad intravedere malgrado le difficoltà; ma in una vasta area della Penisola, che corrisponde grosso modo al centro-sud tranne qualche rara eccezione, la crisi post-pandemia morde ancora, e mette in forte dubbio la possibilità di proseguire l’attività per moltissimi concessionari.
Secondo dati diffusi da Federauto Confcommercio, infatti, negli ultimi sette mesi del 2020 è stata registrata una perdita di fatturato tra il 40% e il 60%, circostanza che pone a rischio migliaia di posti di lavoro, addirittura secondo alcune stime ben 150 mila, calcolando anche l'indotto.
Con il bonus per l'acquisto di nuove vetture con emissioni CO2 tra 91 e 110 g/km esaurito in pochi giorni, e mentre la domanda di vetture full electric non compensa la parallela diminuzione delle richieste di auto tradizionali, in questo guado commerciale ben il 70% delle concessionarie è sulla soglia del fallimento.
Un dato davvero drammatico, che si è scontrato con le misure del Governo ritenute dalla categoria inadeguate ed insufficienti: stanziare maggiori incentivi per l'acquisto di veicoli elettrici, che valgono appena il 2% del mercato, costosi e difficili da gestire per l'assenza di infrastrutture, pur nel nome di una “politica green“, ha di fatto penalizzato altre soluzioni di mobilità, come quella rappresentata dai nuovi motori Diesel Euro6 poco inquinanti, che sarebbero state indispensabili al processo di svecchiamento del parco circolante nazionale, da tutti ritenuto vetusto quando non addirittura pericoloso per la sicurezza collettiva.