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Marchionne il grande manager che salva la Fiat, Marchionne che se ne frega delle auto e che pensa solo ai conti. Sergio Marchionne, scomparso all'età di 66 anni, soprattutto negli ultimi dei 14 anni alla guida di FCA, era visto in maniera contrapposta.
La conduzione dell'azienda che Umberto Agnelli volle affidargli ha avuto momenti di alti e bassi, com'è normale che sia. Dal punto di vista finanziario i risultati sono sotto gli occhi di tutti: l'enorme debito è stato praticamente azzerato, FCA è oggi un player globale. Dal punto di vista dei modelli realizzati sotto la sua guida, non sono poche le critiche che ha ricevuto, accusato spesso di trascurare il lato emozionale delle quattro ruote e di aver ridotto all'osso due marchi che stanno a cuore a moltissimi italiani, Alfa Romeo e Lancia.
Per la Casa del Biscione avviò però, con i tempi, con i modi e con il budget che erano possibili, un piano di rilancio che pian piano sta dando i suoi frutti. Il mercato per Giulia e Stelvio ha risposto bene, ma non ancora quanto l'ad italocanadese si attendeva. Il problema soprattutto per Giulia e per la piattaforma “Giorgio” sono stati i continui rinvii del lancio, perché fare una bella Alfa è stato più complicato di quanto pensasse. Fu lui stesso ad ammetterlo pochi mesi fa.
Arrivò a Torino dalla Svizzera nel 2003, prima da consigliere indipendente, poi nominato amministratore delegato l'1 giugno del 2004, trovando 147, 156 e 166 a fine carriera e con le 159 e Brera, lanciate nel 2005, praticamente già pronte. Partì dal basso, lanciando nel 2008 prima la Alfa Romeo MiTo basata sul pianale della Grande Punto, che è rimasta sulla breccia per dieci anni (pochi mesi fa è stata stoppata la produzione). La Alfa Romeo Giulietta del 2010 rappresenta invece la prima vera Alfa della “nuova” gestione Marchionne. Poi un lungo silenzio fino al 2016, intervallato dalla chicca Alfa Romeo 4C del 2013 che è stata la prima Alfa a tornare negli USA dopo il ritiro nel 1995.
Quella di Lancia, per la Fiat sotto Marchionne, è stata invece una lenta agonia. Non per scarsa sensibilità, ma per il poco appeal del marchio a livello internazionale, la dimensione che per Marchionne era necessaria per la sopravvivenza. Eppure provò a darle una svegliata: nel 2007 si rinnovò il logo, poi diede il via libera per la Lancia Delta del 2008 rispolverando una denominazione che un ventennio prima aveva fatto la fortuna della Casa torinese, ma la singolare segmento C fu accolta tiepidamente e la produzione cessò nel 2014 senza un'erede. Sfruttando la piattaforma della Panda III fece invece la Lancia Ypsilon di seconda generazione, che oggi rimane l'unico modello Lancia in commercio.
Lancia fu per un breve periodo il serbatoio di travaso della Chrysler acquisita l'anno successivo. Nel tentativo di sfruttare al massimo quanto la Casa americana aveva già in stock, rimarchiò la datata 300C, ribattezzandola Lancia Thema, la 200 Cabriolet che assunse la storica denominazione di Lancia Flavia e la Voyager che mantenne il nome ma divenne una Lancia. Trasformò invece la non meno obsoleta Dodge Journey in Fiat Freemont, per il marchio Fiat.
Con il più popolare brand del Gruppo intuì che la popolarità della Fiat 500 nata negli anni '50 non poteva essere sciupata. Ecco dunque che nel 2007 ritorna la Fiat 500, che diventa un fenomeno globale oltrepassando i 2 milioni di esemplari venduti. Cavalcò l'onda 500 facendone una famiglia, che oggi comprende le declinazioni familiare 500L (lanciata nel 2012) e la SUV 500X. Con la 500 la Fabbrica Italiana Automobili Torino torna negli USA, ma soprattutto guadagna fama internazionale.
Il marchio Fiat sotto il suo management vede nascere successi come la Panda di terza generazione, la cui produzione nel 2011 viene spostata a Pomigliano d'Arco dopo uno scontro durissimo con la FIOM, terminato addirittura nelle aule dei tribunali. Marchionne e i suoi uomini sono affezionati ai nomi fortunati del passato: così nel 2015 torna in produzione la Fiat Tipo, declinata anche in versione 5 porte e wagon insieme alla classica berlina. L'ambizione è di farne una world car, ma il nuovo modello stenta a guadagnare consensi e, stando a quanto annunciato nel piano 2018-2022, non sopravviverà.
Nel 2015 in collaborazione con Mazda rispolvera un'altra sigla storica: nasce così la nuova Fiat 124 Spider, una MX-5 all'italiana. Nel 2016 si accorda con Mitsubishi per un'altra operazione di rebranding, lanciando il Fiat Fullback. Sotto la carrozzeria è il collaudato L200, progetto non proprio freschissimo, ma che serve per approdare su mercati prima poco battuti, per mantenere alta l'attenzione sul marchio e alla rete di vendita per avere carne da mettere sul fuoco.
La 500X condivide la piattaforma con l'attuale Jeep Renegade, con la quale tiene a galla la produzione dello stabilimento di Melfi dopo un lungo braccio di ferro con i sindacati, una costante del rapporto tra FCA con le rappresentanze dei lavoratori italiane. Non si era mai vista una Jeep così piccola e popolare, ma il momento è quello dei SUV compatti, Marchionne fiuta l'opportunità e ci si butta a capofitto. Nasce la prima Jeep “Made in Italy”.
In poco tempo si dirà che aveva visto giusto. Rilancia anche la Cherokee, la Compass e dà il via ai progetti Wagoneer e Grand Wagoneer, altri nomi storici per il marchio yankee, che però non vedrà uscire dalle catene di montaggio. L'ultima uscita pubblica è quella della donazione di una Wrangler all'Arma dei Carabinieri. Col senno di poi si potrebbe dire che è stato un'addio a modo suo al mondo terreno e un saluto prima di riabbracciare in cielo il papà Concezio, che fu maresciallo della Benemerita.
A Marchionne interessavano soprattutto le vetture “premium”, quelle con la redditività più alta. Tra le sue eredità c'è senz'altro quella lasciata a Maserati. La tenne per qualche anno in standby, con le GranTurismo e Quattroporte che per un po' si trascinarono di facelift in facelift.
Nel 2013, maturati i tempi, la svolta: arrivano infatti la nuova Quattroporte che sostituisce la precedente rimasta in servizio per un decennio e la sorella minore Ghibli (altro nome ripescato dal passato), che inaugurano l'era del Diesel anche per la Casa modenese. L'ultimo colpo d'ala che fa passare la Casa del Tridente dalle 6.000 vetture all'anno alle 50.000 del 2017 è il SUV Maserati Levante, al quale prossimamente se ne affiancherà un altro di segmento inferiore.
Per il dopo Fiat, Marchionne aveva in programma di rimanere alla guida della Ferrari per un paio d'anni ancora prima di godersi la pensione. Durante la sua carriera in FCA, la Casa di Maranello è stata retta per lungo tempo da Luca Cordero di Montezemolo.
Cordero era presidente di Fiat quando Marchionne arrivò a Torino. I due, tranne che per i primi tempi, non andranno mai troppo d'accordo, ma le divergenze diventano insanabili nel 2014, quando Marchionne spodesta lo storico presidente dalla poltrona più alta della Casa del Cavallino Rampante. A Maranello riorganizza la Scuderia Ferrari, che inizia ad andare meglio, ma mancherà anche sotto la sua guida il titolo Mondiale atteso dal 2007.
Il reparto prodotto inizia a sfornare vetture belle e di successo come sempre, ma apre maggiormente ai mercati. Se Montezemolo voleva una Ferrari esclusiva, con poche vetture prodotte e tanto prestigio, Marchionne è invece sempre stato convinto che bisognava inseguire le opportunità, che cambiare idea non è un tabù, se conviene. Ecco che poche settimane fa arriva la rivelazione: «Il SUV Ferrari arriverà tra un paio d'anni, a Maranello ci stanno lavorando, l'ho visto stamattina», dirà. Peccato solo che non potrà vederlo.