FCA smentisce: nessun trasloco per la sede fiscale Ferrari

FCA smentisce: nessun trasloco per la sede fiscale Ferrari
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Dopo le indiscrezioni di Bloomberg il Gruppo di Maranello smentisce le voci sul trasferimento della sede fiscale della Ferrari all'estero
12 dicembre 2014

A meno di 24 ore dall’arrivo delle indiscrezioni di Bloomberg su un probabile trasloco della sede fiscale della Ferrari fuori dall’Italia arriva la solenne e immancabile smentita da Maranello.

 

“La Ferrari non lascia Maranello, la residenza fiscale non sarà trasferita all'estero”. La smentita di Fiat Chrysler Automobiles sul trasloco del Cavallino arriva alla fine di una giornata difficile in Borsa, con il titolo Fca che perde il 6,27% e si porta a 9,19 euro. Una soglia vicina al valore di 11 dollari (8,8 euro) fissato per il pricing del pacchetto di azioni da collocare a Wall Street.

 

I dettagli sulle operazioni sul capitale, varate a ottobre per sostenere l'ambizioso piano di investimenti e contenere il debito industriale, sono attesi in serata ma arrivano quasi all'alba, quando in Italia sono le 5,44. Il prezzo delle 87 milioni di azioni ordinarie che Fca collocherà sulla Borsa americana (le banche avranno un'opzione per acquistare altri 13 milioni di titoli) sarà di 11 dollari per azione, mentre la cedola del convertendo da 2,5 miliardi di dollari, scadenza 2016, sarà del 7,875% annuo.

Ferrari a Wall Street entro settembre 2015

Un collocamento supplementare per ulteriori 375 milioni di dollari sarà riservato alle banche collocatrici. Sia le azioni sia i bond daranno diritto a ottenere gratis azioni della Ferrari che verrà scorporata e poi quotata a Wall Street entro settembre 2015. Fca smentisce poi le voci sull'intenzione di trasferire all'estero anche la residenza fiscale della Rossa: "voci prive di fondamenta", afferma in una nota nella quale spiega che non c'è neppure "alcun progetto di delocalizzare le sue attività italiane, che continueranno a essere soggette al regime fiscale italiano".

La giornata comincia male: il titolo Fca entra in contrattazione con fatica ed è poi oggetto di scambi boom

 

Exor, la holding della famiglia Agnelli, sottoscriverà il prestito convertendo per 886 milioni di dollari senza cambiare la quota in Fca e continuando così a mantenere il controllo. L'azionista di riferimento limerà la sua quota in Fca dal 31% attuale a circa il 30% e, nel caso su richiesta del mercato venisse aumentata la quantità di azioni e obbligazioni da emettere, a circa il 29,5%, ma manterrà comunque la quota di controllo con il 43% dei diritti di voto per effetto della norma olandese sui diritti di voto multipli.

 

La reazione in Borsa è negativa. L'andamento del titolo Fca è sotto l'attenzione della Consob dopo le oscillazioni degli ultimi giorni e in particolare, secondo gli esperti delle sale operative, dopo un anomalo maxi-ordine di vendita quando l'azione era ancora ai massimi storici. La giornata comincia male: il titolo entra in contrattazione con fatica ed è poi oggetto di scambi boom.

 

Passano di mano 78,7 milioni di pezzi pari a poco meno del 6,5% del capitale della società e il titolo, all'indomani del capitombolo registrato prima che il prezzo fosse ufficializzato, fa un altro passo indietro verso il valore fissato per il collocamento del pacchetto di azioni. Più contenuto il calo a Wall Street dove il titolo del gruppo era scivolato ieri più che a Milano: la flessione sul listino Usa è contenuta all'1,5% a 11,29 dollari. In rosso anche Exor che cede il 2,54% a 33,71 euro.

 

Fonte: Ansa

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