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Mentre sale l'attesa in vista della riunione del consiglio di amministrazione di Renault di questa sera, che potrebbe dare il nulla osta all'inizio delle trattative per la fusione 50-50 con FCA, il Ministro dell'Economia francese, Bruno Le Maire, è tornato sull'argomento. L'operazione, spiega, non si farà «a qualsiasi condizione».
«Prendiamo il tempo di fare le cose per bene - ha aggiunto Le Maire - è un'operazione di grande portata, che punta a creare un campione mondiale dell'auto: nessuna precipitazione». Il governo francese, lo ricordiamo, detiene una quota del 15% del gruppo Renault.
Quanto alla possibilità che la sede della nuova realtà nata dalla fusione sia a Parigi, Le Maire ha ribadito l'importanza per il governo francese di questa condizione. «Può essere una sede geografica che coprirerebbe l'interezza della Francia, dell'Europa e forse anche più. Perché un'azienda è un'incarnazione e avere una sede in Francia è importante per i francesi», ha spiegato Le Maire, che ha aggiunto di non aver avuto ancora garanzie in merito.
Le Maire ribadisce però il parere favorevole sull'operazione: «Questo progetto di fusione è, l'ho sempre detto, un'opportunità, perché permette di consolidare il paesaggio automobilistico mondiale e creare un campione europeo globale, guadagnando i necessari margini di manovra per finanziare le auto elettriche e i veicoli autonomi».
Questo, però, a patto che le condizioni dettate dal governo francese vengano rispettate. «Servono garanzie sui siti industriali. Io mi metto al posto dei dipendenti che ci ascoltano, magari dagli stabilimenti industriali di Renault a Sandouville o dai centri di ricerca a Cléon o altrove, si chiederanno, 'qual è il nostro avvenire?'. Il mio ruolo, come azionista di riferimento, è garantire a questi dipendenti e ai francesi che i siti industriali verranno tutelati», ha spiegato Le Maire.
Nel frattempo, anche esponenti del governo italiano parlano della possibile fusione tra FCA e Renault. Il sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico, Michele Geraci, ha spiegato a Bloomberg: «Il nostro governo è aperto ad investimenti, a patto che questa operazione eserciti un influsso positivo in termini di crescita economica e di opportunità di lavoro per i nostri cittadini. Il fatto che dopo la fusione il governo francese possa detenere il 7,5% delle quote «non è contro le nostre vedute», puntualizza Geraci.