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Il titolo FCA, crollato ieri fino al 16% sulle accuse della EPA di aver manipolato in maniera irregolare le emissioni dei motori Diesel, recupera terreno a Piazza Affari. Il rimbalzo delle azioni del costruttore italoamericano a Piazza Affari ha toccato punte del 7% rispetto al crollo registrato ieri, segnando la performance migliore del listino e trascinando verso l'alto il FTSE MIB.
A pesare sul recupero le parole di difesa di Sergio Marchionne. L'ad ha confermato i target 2018 e ha detto di non attendersi effetti sulla vendita di auto e gli scenari previsti dagli analisti che si sono succeduti immediatamente dopo l'ufficializzazione dell'apertura dell'indagine invitano alla cautela.
Per molti analisti finanziari la multa ipotizzata dalla stessa Environment Protection Agency di 4,63 miliardi di dollari (44.539 dollari a veicolo) è uno scenario poco credibile.
«Riteniamo che, quando si sarò insediato il nuovo capo dell'Epa, il tutto finirà con una multa minore: 450 milioni di dollari è una buona congettura, una cifra facilmente gestibile da parte della società», riferiscono le previsioni di Mediobanca, mentre per Exane BNP Paribas esistono tre casi «mera violazione nel reporting sul software, che porta a una multa civile di circa 140 mln euro; l'esistenza di un 'defeat device', con addebiti totali per circa 1,9 mld usd (1,2 euro/azione); 'defeat device' e completo riacquisto dei veicoli, per oneri complessivi di circa 3,9 mld usd (2,4 euro/azione)».
«Basandosi sul caso Volkswagen possiamo ipotizzare che Fca possa pagare una multa di circa 915 mln in totale. Calcolando anche quanto potrebbe dover pagare per sostituire i software sempre basandosi sul caso Volkswagen, il conto sarebbe di 2,87 miliardi di dollari e l'impatto totale sarebbe di 2,33 euro per azione», riportano invece gli analisti di Banca Akros.