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Due delle parole più ricorrenti in mezzo a tanto parlare dell'operazione industriale dell'anno (e forse anche di più) sono in realtà due acronimi: Cmp ed Emp2, cioè le etichette sulle piattaforme modulari che il gruppo Psa porta come preziosa dote al nuovo gruppo appena nato dalla fusione con Fca.
Ce ne sarebbe, in realtà una terza, ovvero la Small Wide su cui poggia la gran parte della produzione Fca (Fiat 500 e Jeep Renegade su tutte) ma è datata (è stata introdotta nella prima metà dello scorso decennio) e assai meno performante delle due suddette e, pertanto, è verosimile che venga messa da parte. Al suo fianco l'omologa per le medie, tipo Jeep Cherokee e Alfa Romeo Giulietta, la Compact Wide.
Il modello, per tutti, invece, è la Mqb, l'omologa di Volkswagen introdotta nel 2012.
Ma che cosa si intende esattamente per “piattaforma modulare”? Per dirla in parole semplici, sono l'evoluzione del caro, vecchio "pianale", che permette di offrire la base per produrre auto di diverse categorie, sia per dimensioni e taglia che per tipologia di propulsore, potendo contare sui vantaggi in termini economici derivanti dalle economie di scala e dall'abbattimento dei costi di sviluppo.
Scendendo un po' più nei dettagli, l'ultimo dei due gioielli di casa Psa è la Cmp (Common modular platform), sviluppata con il partner cinese Dongfeng Motors e pensata ad hoc per le citycar del segmento B, le berline di ingresso e i Suv compatti che, tanto per avere un'idea, ha dato vita alla Opel Corsa e alla Peugeot 208 e lavora, indifferentemente, con i motori termici e con quelli elettrici, grazie alla sua variante e-Cmp.
L'altra, la Emp2 (Efficient Modular Platform 2), lavora, invece, sui modelli di medie dimensioni di tutto il gruppo, dalla Peugeot 508 alla Opel Grandland X, quindi segmento C, D e Suv. Ha fatto della sua capacità di ridurre la massa e i consumi dei veicoli uno dei suoi principali punti di forza.
L'introduzione di entrambe rientra nel piano strategico Push To Pass, con il quale il Gruppo ha ridimensionato il numero delle sue piattaforme in tutto il mondo per ottimizzare in modo sostenibile i suoi processi industriali.
Si tratta, com'è facile intuire, di infrastrutture di elevatissima complessità e, perché il processo di integrazione possa giungere a compimento, potrebbero volerci diversi anni.