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Non è un cambiamento da poco, quello che affronta il gruppo FCA in questi giorni. La chiamano già era Manley prima di conoscerla e dicono che proseguirà il percorso tracciato da Marchionne, in molti; ma onestamente la continuità non è così garantita al 100%, almeno nei tempi promessi, come altri, speculatori, già sottolineano facendo altalenare le quotazioni dei titoli azionari sui mercati. Se il piano industriale è quello già presentato e noto (2018-2022) con la mancanza brusca di un grande capo come Sergio Marchionne anche altre pedine, oltre presidenza e CEO, si possono spostare nel grande organico FCA, che è in fibrillazione lungo l’asse Torino - Detroit.
La prima importante variazione è quella inerente Alfredo Altavilla, COO responsabile dell’area europea, che si è dimesso dal proprio incarico, pronto magari a mettersi al completo servizio degli azionisti di un’altra azienda molto nota, l’operatore telefonico Tim. Da oltre 25 anni in Fiat, Altavilla era uno tra i potenziali successori di Marchionne al vertice del gruppo, ora invece messo nelle mani di un CEO britannico che si trova a dover subito decidere chi mettere, insieme a uno staff in evoluzione ancora da rodare, su certi temi, a capo dell’area più importante almeno storicamente, almeno per noi. Italiani, che ancora oggi sbagliamo dicendo solo “Fiat” quanto si parla di un gruppo totalmente internazionale, con un amministratore massimo che seguiva fino a ieri i marchi Jeep e Ram; mentre la gamma auto della Casa torinese è in forte ridimensionamento, rispetto a quella complessiva proposta globalmente dal gruppo italo-americano.
Al momento è proprio Mike Manley che assume ad interim la carica di Chief Operating Officer della region EMEA. supportato dallo stesso Altavilla fino alla fine di agosto, per la transizione. Le attività di sviluppo a livello globale, saranno riorganizzate a riporto di Richard Palmer, Chief Financial Officer del Gruppo e Responsabile Systems and Castings.