FCA: conti in rosso, ma è colpa dei richiami. E i target sono confermati

FCA: conti in rosso, ma è colpa dei richiami. E i target sono confermati
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FCA chiude in perdita di 299 milioni il terzo trimestre a causa di 602 milioni di accantonamenti legati a futuri richiami di vetture. Ma gli obiettivi al rialzo sono confermati e Ferrari vola
29 ottobre 2015

La notizia dei conti in rosso della Volkswagen, travolta dallo scandalo delle centraline truccate, ha fatto il giro del mondo. Anche le aziende di “casa nostra” però non sorridono. FCA infatti in un certo senso sta vivendo una situazione finanziaria simile, con le debite proporzioni, a quella del collosso tedesco. Per il Gruppo capitanato da Segio Marchionne il terzo trimestre 2015 chiude in perdita per 299 milioni a causa di 602 milioni di accantonamenti legati a futuri richiami di vetture. Una conseguenza inevitabile della prudenza messa in campo dall'Amministratore Delegato, che non si vuole trovare allo scoperto quando bisognerà mettere mano al portafoglio per affrontare la questione richiami e le multe connesse inflitte dal governo americano.

FCA in rosso, Ferrari vola

In aumento del 17% però i ricavi, pari a 27,5 miliardi di euro. Tanto che Sergio Marchionne non ha problemi a confermare gli obiettivi per l'anno già rivisti al rialzo e, nella conference call con gli analisti finanziari, i target al 2018. Ma avverte: l'accordo con il sindacato Uaw per il nuovo contratto delle tute blu americane peserà sulla redditività. A Piazza Affari il titolo dopo la pubblicazione dei conti va giù pesantemente, poi chiude in calo del 2,18% a 13,49 euro. Vola nel frattempo l'utile Ferrari, pari a 94 milioni di euro nel trimestre, in crescita del 62%, mentre i ricavi netti ammontano a 723 milioni (+9%), con 1.949 vetture consegnate (+21%). La casa di Maranello, da una settimana quotata a Wall Street, prevede per il 2015 ricavi netti pari a circa 2,8 miliardi di euro e la consegna di 7.700 vetture.

sergio marchionne
Sergio Marchionne ha conferamato gli obiettivi al rialzo per quest'anno e i target per il 2018

 

La trimestrale, esaminata dal consiglio di amministrazione a Detroit, presenta dei dati “adjusted”, cioè depurati delle voci non ricorrenti, in crescita. L'ebit (il risultato operativo) è pari a 1,3 miliardi di euro, il 35% in più del terzo trimestre 2014. «A seguito del recente aumento dei costi e della frequenza delle campagne di richiamo - spiega la società presieduta da John Elkann - il Gruppo ha rivisto la metodologia attuariale utilizzata per la stima dei costi dei richiami futuri. Di conseguenza è stato rilevato un aggiustamento di 761 milioni di euro per gli Stati Uniti e il Canada relativo alla variazione nella stima dei costi per future campagne di richiamo».

Obiettivi confermati

Il risultato operativo adjusted non comprende inoltre 142 milioni di euro relativi «alla svalutazione di giacenze oltre ad incentivi addizionali su veicoli danneggiati a seguito dell'esplosione avvenuta lo scorso 12 agosto nel porto di Tianjin in Cina (di cui è atteso il recupero tramite indennizzo assicurativo)». L'utile netto, depurato delle voci straordinarie, è pari 303 milioni di euro a fronte dei 230 milioni di euro del terzo trimestre 2014.

Non cambiamo programmi e obiettivi, il business è in salute

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L'andamento positivo della redditività è dovuto alla performance del mercato del Nordamerica, che ha più che raddoppiato il risultato precedente, mentre quello del Sudamerica è tornato in positivo anche grazie ai buoni risultati della Jeep in Brasile. Continua a migliorare l'area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa). L'indebitamento netto industriale è in calo e si attesta a 7,8 miliardi di euro, mentre la liquidità disponibile rimane forte a 24,9 miliardi.

 

Tra i target 2015 - consegne a livello globale a circa 4,8 milioni di veicoli, ricavi a oltre 110 miliardi di euro, utile netto adjusted pari a circa 1,2 miliardi di euro - l'unica correzione è per il debito netto industriale, rivisto a 6,6-7,1 miliardi per tener conto dell'effetto dell'Ipo Ferrari. Quanto agli obiettivi 2018 «non cambiamo programmi e obiettivi, il business è in salute», spiega Marchionne, fiducioso anche sul consolidamento del comparto. «C'è una parte del settore che crede che ci sarà un cambiamento di approccio. Non ha senso fare speculazioni, chiedere con chi parla Marchionne. Lasciamo lavorare l'industria. Succederà, diamole tempo».

 

Fonte: Ansa

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