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Il 22 giugno del 2001, giorno in cui negli Stati Uniti arrivò nelle sale Fast and Furious, nemmeno le menti più fantasiose si sarebbero potute immaginare che da un film sostanzialmente di nicchia si creasse un fenomeno culturale destinato a generare una vera e propria saga, il cui ultimo capitolo (per ora), Fast & Furious 9, è disponibile dal 17 novembre in Italia nei formati Dvd, Blu-ray e 4k Ultra HD con Universal Pictures Home Entertainment. Un successo trascinante le cui fondamenta sono costituite da una street culture tutt’altro che fittizia.
Le corse clandestine da cui si lascia sedurre il poliziotto sotto copertura Brian O’ Conner – il ruolo che rese Paul Walker un’icona – non sono frutto dell’immaginazione dei creatori della serie. Anzi, la scena della gara nel quartiere di Washington Heights, a New York, è fortemente ispirata ad alcuni Dom Toretto in carne e ossa, che, a partire dagli Ottanta, diedero vita alla import scene. Rapiti dalla fascinazione per auto straniere – soprattutto giapponesi – sottoposte a un tuning massiccio per renderle dei mostri da corsa, fecero di queste vetture – e delle gare a cui partecipavano – il proprio stile di vita.
Spostandosi di zona in zona per non essere acciuffati dalla Polizia, si mantenevano con i proventi delle loro vittorie. Come i piloti veri, ma al volante di vetture elaboratissime, a volte perfino troppo per le strade comuni, guadagnavano molto di più di quanto avrebbero fatto con un lavoro normale. Le drag race, in un contesto giocoforza assai competitivo, diedero origine a una cultura condivisa, a quella sensazione di fare parte di una famiglia che traspare anche dai film di Fast and Furious.
Ma il successo della saga non sarebbe stato possibile se le vere protagoniste, le auto, non fossero state credibili. Nel primo film, la presenza di auto come la Toyota Supra 2JZ, la Volkswagen Jetta VR6 e la Ford F-150 Lightning diede credito alla pellicola agli occhi di chi già era un estimatore del tuning estremo. Ma riuscì anche ad appassionare una generazione intera al mondo delle auto, e in particolare alle pepatissime jap, le cui quotazioni schizzarono vertiginosamente, parallelamente alle vendite delle aziende di aftermarket.
I ragazzini, che, in quanto a vetture esotiche, al massimo potevano disporre di una Honda Civic generosamente ceduta da papà, diventarono degli smanettoni, nel tentativo di emulare Toretto & Co. E la stessa casa nipponica rimase sorpresa dal boom dell’aftermarket per la sua vettura. Fu una crescita organica, spinta dall’entusiasmo di un film in grado di trasmettere l’amore per le auto ai profani del genere. Quella che avrebbe potuto essere una pellicola incapace di lasciare il segno al grande pubblico, destinata a diventare di culto negli anni solo per pochi appassionati, è invece esplosa.
E il merito di tutto questo dipende anche e soprattutto dal modo in cui il film ha reso immediata la sensazione dell’accelerazione. Mostrando il processo di iniezione, la camera di combustione, e le fiamme blu in uscita dal terminale di scarico, Fast and Furious fu in grado di trasmettere l’adrenalina di una vettura prestazionale come nessuna pellicola aveva fatto prima. Per molti, bastò questo a generare la scintilla di un amore che continua ancora oggi.
“Vivo la mia vita un quarto di miglia alla volta”, l’iconico motto di Dom Toretto, personaggio su cui Vin Diesel si è costruito un’intera carriera di grande successo, negli anni è diventato non solo una frase cult da riprendere, ma quasi un mantra per chi si è lasciato sedurre dal fascino di una cultura underground diventata improvvisamente pop. E Fast and Furious ha generato un senso di famiglia allargata, di condivisione dell’amore per le auto che, dai protagonisti del film, è passato anche agli spettatori, restando denominatore comune nel tempo, fino a Fast & Furious 9, la cui versione home-video, oltre al film in versione cinematografica originale, contiene il Director’s cut – 7 minuti più lungo - ed oltre un’ora di contenuti speciali mai visti. Chi avrebbe potuto dirlo, 20 anni fa? Forse nemmeno i creatori del film.