Falsi on line: l’Anfia in prima linea per contrastare il pericoloso fenomeno

Falsi on line: l’Anfia in prima linea per contrastare il pericoloso fenomeno
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La vendita di ricambi contraffatti tramite Internet è tra i problemi più gravi per il settore dell’automotive: Anfia con Convey lancia un progetto pilota per avviare le corrette strategie di contrasto
18 maggio 2018

Il fenomeno dei ricambi automotive falsi venduti tramite Internet sta diventando una vera emergenza: non solo ha ripercussioni negative sui fatturati delle imprese produttrici dei prodotti originali e per la concorrenza sleale subita dai distributori ufficiali, ma espone a rischi notevoli anche gli acquirenti, che magari in buona fede e spinti dal richiamo del prezzo inferiore, si trovano ad utilizzare prodotti non sicuri quando non potenzialmente addirittura pericolosi.

Che fare per opporsi a questa situazione, quali strategie mettere in campo per fronteggiare il problema?

Anfia, l’associazione nazionale della filiera dell’industria automobilistica, dopo aver denunciato il fenomeno, ha deciso di passare all’azione, trovando un partner ideale in Convey, società specializzata proprio nelle iniziative di contrasto alla contraffazione: da tale partnership è scaturito il progetto-pilota “Lotta alla contraffazione online su piattaforme di e-Commerce B2B E B2C”, con l’obiettivo di fornire alle aziende associate ad Anfia un quadro realistico sulle dimensioni del problema su un gruppo di test, indicando linee guida per intervenire con concrete azioni di contrasto.

Convey ha sottoposto una decina di imprese Associate ad Anfia ad una fase di pre-analisi su diverse Piattaforme e-Commerce cinesi, ma con mercato mondiale, per avere una prima diagnosi che delinei il perimetro e le caratteristiche delle criticità (contraffazioni, abusi, etc.), con una prima valutazione del valore economico del business illegale.

Alla fase preliminare del progetto hanno aderito 70 delle circa 200 imprese della componentistica automotive associate ad Anfia, presenti con Brand aziendale o di prodotto su alcune delle principali piattaforme di e-Commerce cinesi B2B e B2C, con mercato internazionale o con sbocco prioritario in Cina.

Una seconda indagine analoga – che ha coinvolto un centinaio di Associati del Gruppo Componenti Anfia - ha riguardato alcune delle principali piattaforme occidentali di e-Commerce B2C, con mercato internazionale o sbocco prioritario in Italia.

Lo scorso aprile, Convey ha tenuto a Torino, presso la sede Anfia, un primo seminario specialistico che, dopo aver tracciato un quadro di riferimento per un’efficace strategia anticontraffazione, ha approfondito, anche con l’analisi di alcuni casi tipici e della loro risoluzione, e con l’ausilio di testimonianze dirette, come si manifesta la contraffazione online.

Occorre una tutela internazionale

I relatori del seminario hanno evidenziato come un’efficace azione di contrasto alla contraffazione online sia un obiettivo realistico e raggiungibile se concepito non come intervento spot, ma come azione sistematica di breve-medio termine.

E’ condizione indispensabile, tuttavia, che le aziende abbiano protetto a monte le loro innovazioni (tecnologiche, di forma, di segno distintivo, di contenuto, ecc) con la registrazione dei diritti di proprietà intellettuale (Intellectual Property Rights - IPRs, cioè Brevetti, Modelli, Marchi, Copyright, ecc), estesi nei vari Paesi del mondo, così da poterli utilizzare contro i falsi.

Un’efficace strategia di contrasto, inoltre, deve poter individuare le vere fonti primarie delle produzioni del “fake” che, nel settore automotive, sono riconducibili a Cina e Far East, non solo per le enormi capacità manifatturiere esistenti ma anche per il numero e la capacità operativa internazionale degli operatori di e-Commerce, essendo la Cina leader per numero di utenti della Rete (oltre 700 milioni) e per volumi e valori di transazioni nell’e-Commerce.

Secondo Convey, il successo del contrasto alle inserzioni “fake” in internet non può che basarsi sull’inversione del paradigma di solito adottato: l’attenzione non deve essere puntata, almeno in prima battuta, sui “contraffattori” (potenzialmente milioni) ma sui “proxi”, i soggetti (potenzialmente migliaia) che, tramite le proprie strutture telematiche e relativi servizi, rendono possibili le attività di commercio elettronico che, a loro volta, veicolano il falso.

Obiettivo prioritario, nella fase iniziale, è quindi ottenere dai “proxi” – a seguito di notifiche dei diritti violati – l’immediato “take-down” dell’offerta illecita e, in caso di recidiva, anche la chiusura definitiva dell’account del seller/contraffattore.

Il quadro giuridico relativo a quest’approccio è quello delle recenti normative internazionali sulla corresponsabilità degli Internet Service Providers (ISPs) nell’e-Commerce in caso non intervengano a seguito di documentate notifiche da parte dei titolari degli IPRs o di loro procuratori.

Solo la corretta individuazione, misurazione e analisi del “fake online” consente di scegliere la migliore strategia di repressione delle situazioni illecite e di focalizzare l’attenzione sui seller/contraffattori più pericolosi, cioè quelli che vendono i volumi più elevati in uno o più mercati.

Questa capacità di azione deve basarsi su innovative soluzioni di “Internet Intelligence” e di “Business Intelligence”, nonché su un solido know-how legale/procedurale di “IPRs Online Protection”.

L’iniziativa avviata da Anfia in partnership con Convey di contrasto alla contraffazione online non ha precedenti in Italia e potrebbe diventare una best practice utilizzabile come modello anche da altre associazioni di categoria.

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