Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Nürburgring GmbH, l'attuale proprietaria del tracciato del Nürburgring (struttura che comprende il vecchio Nordschleife, nonché tutte le attrazioni turistiche realizzate nel recente piano di rilancio) è ad un passo dalla bancarotta. Un passo prettamente formale, dal momento che Kurt Beck, premier dello stato federale tedesco della Renania-Palatinato ha confermato il diniego della Commissione Europea alla richiesta di un pacchetto di aiuti per 13 milioni di Euro. La mancanza di liquidità porterà alla richiesta di fallimento entro la fine del mese.
Con 413 milioni di euro di debiti e uno stato patrimoniale di soli 126 milioni (stime Ernst&Young) la Nürburgring GmbH si trova esposta per 287 milioni per i quali non è in grado di trovare copertura. Ironia della sorte - ma forse si scade addirittura nel sarcasmo - il principale creditore è lo stesso Land della Renania-Palatinato, che ne dovrebbe assumere il controllo a breve.
La triste conclusione non dovrebbe avere ripercussioni sui calendari 2012 di eventi e prove libere dei due tracciati tedeschi: Nürburgring Automotive GmbH, la società che gestisce l'operatività quotidiana della struttura, ha emesso un comunicato stampa in cui conferma di non essere coinvolta né toccata dal fallimento di Nürburgring GmbH. Più incerto il destino 2013 in particolare relativamente alla 24 Ore, soggetta ad un rinnovo di contratto con ADAC entro il mese di luglio; il Gran Premio di F1 dovrebbe potersi correre regolarmente, anche se nulla di ufficiale è stato ancora dichiarato.
Il fallimento della Nürburgring GmbH, dovuto ad investimenti rovinosamente sbagliati (principalmente per il faraonico parco divertimenti adiacente al circuito, famoso per ospitare montagne russe mai inaugurate perché trovate troppo pericolose dopo la realizzazione) da parte di Kai Richter and Jörg Linder, i due amministratori, anche se diverse testate indicano responsabilità imputabili ai politici locali, compreso lo stesso Kurt Beck, colpevole di aver supportato le attività dell’azienda con oltre 500 milioni di euro in sovvenzioni statali, motivo principale del rifiuto degli aiuti da parte della Commissione Europea .