Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Fabio Rovazzi ha detto: “Il web è come quando sei in auto e ti infili un dito nel naso pensando di non essere visto”. Rovazzi sa di essere visto e non si sfila il dito dal naso. Anzi, lo tiene infilato bello dentro e lo muove con la costanza, la dedizione e la competenza di un grande pianista.
Fabio Rovazzi è perfetto. A partire dal cognome. Il suffisso “-azzi” ha un non so che di dispregiativo. Come suona bene l’imprecazione di J-Ax nel video di Andiamo a comandare: “Rovazzi, ma che cazzo fai?!”. La sua figura, il suo cognome, sono un’immediata captatio benevolentiae. La benevolenza che gli si concede è quella che riserviamo a chi conosce se stesso. Lo si guarda con condiscendenza. E, mentre sei lì a chiederti se ci fa o se ci è, lui ti ha già fregato. Gli regali secondi di visualizzazione. Vaghi tra i video correlati per trovare la risposta alla domanda iniziale. Condividi il contenuto sui social per richiedere la consulenza dei tuoi amici e rimani sul filo dell’ambiguità: lo stai sfottendo o apprezzando? In una pubblicità Barilla degli anni ’90, L’uomo bionico, un’equipe di scienziati nordeuropei cercavano di riprodurre Alberto Tomba in laboratorio. Fabio Rovazzi è stato costruito in un laboratorio della Silicon Valley: non per vincere slalom giganti ma per moltiplicare le visualizzazioni su Youtube. Solo che non è la replica di nessuno, se non di se stesso. Fabio Rovazzi è perfetto.
La sua figura, il suo cognome, sono un’immediata captatio benevolentiae. La benevolenza che gli si concede è quella che riserviamo a chi conosce se stesso. Lo si guarda con condiscendenza. E, mentre sei lì a chiederti se ci fa o se ci è, lui ti ha già fregato
All’anagrafe è Fabio Piccolrovazzi. In arte, ha eliminato il riferimento alle dimensioni. In rete si trovano dati contraddittori sulla sua statura. Ma i siti concordano sul peso: 62 chilogrammi. È ridicolmente gracile, ne è consapevole, sta a proprio agio dentro il proprio corpo come in un guanto. Con una certa civetteria ha dichiarato che il suo obiettivo nella vita è ingrassare. Impossibile dire se sia uno scherzo. Per il medesimo motivo è impossibile dire se sia un pazzo o un genio, come si chiede lo stesso Rovazzi nel testo del suo primo successo. Perché anche dentro al nostro presente, dove il confine tra scherzo e verità si è liquefatto, Rovazzi ci si infila come nel proprio brodo. Chi di voi non è Fabio Rovazzi scagli la prima pietra. Siamo tutti brutte copie di Fabio Rovazzi. Mentre malediciamo la liquefazione di quel confine, sguazziamo nei suoi ultimi rigagnoli. Però lo facciamo male. Selfie col filtro giusto, Instagram stories con gli hashtag azzeccati, post su Facebook studiati per l’applauso silenzioso, tweet che ambiscono al rango di aforisma. Cerchiamo di replicarci per partenogenesi di pixel e non andiamo oltre le poche centinaia di copie. Fabio Rovazzi si auto-replica alla grande. Video, radio, film, eventi, ospitate, e soprattutto visualizzazioni e ancora visualizzazioni. È diventato perfino un papero sulla copertina di Topolino, senza abbandonare il suo “–azzi” apotropaico: Paperazzi. Si riproduce col successo di un maschio alfa. È uno stallone da web, un ventenne in versione stereo, uno stereotipo col baffo. Altro scherzo, altra replicazione. Per il ventiquattresimo compleanno di Rovazzi, Fedez ha diffuso il suo numero di telefono su Instagram. Quel numero, cioè il codice numerico dell’identità di Rovazzi, si è duplicato in moltitudini di cellulari in giro per l’Italia. Gli sono arrivati circa 100 mila messaggi.
Il recente evento milanese “Pandemonio” di Fiat è stata un’intuizione algebrica. Per promuovere la nuova Panda City Cross Rovazzi si è moltiplicato anche nel mondo tridimensionale, quello in cui circolano le automobili. In piazza XXV aprile, numerosi Rovazzi – tutti con maschera a forma di faccetta dello youtuber e felpa gialla – sono smontati da una carovana di veicoli giallo-sole, gemelli, per coinvolgere il pubblico in balli e coreografie. Poi Fabio si è prestato per i selfie: permetteva ai ragazzi di partecipare alla propria replicazione.
Panda, millennial come Rovazzi, a oggi si è replicata in più di 7,5 milioni di esemplari. Hanno in comune il talento della moltiplicazione, sono genitori fertilissimi, dall’eccezionale capacità riproduttiva
Fabio Rovazzi è perfetto. In special modo per Fiat Panda: è protagonista anche del relativo spot YouTube, che ha totalizzato 2,5 milioni di visualizzazioni nelle prime tre settimane dal lancio. C’erano dubbi? Panda, millennial come Rovazzi (anche se per il rotto della cuffia: è nata nel 1980), a oggi si è replicata in più di 7,5 milioni di esemplari. Hanno in comune il talento della moltiplicazione, sono genitori fertilissimi, dall’eccezionale capacità riproduttiva.
Nella sua versione City Cross, Panda diventa un crossover urbano dal prezzo accessibile. Nel commentare il suo primo film, Il Vegetale, Rovazzi ha detto: “Veniamo da generazioni che hanno vegetato ai danni dello Stato, si sono mangiati tutto, i giovani non potranno farlo, gli imprenditori hanno vegetato contro la collettività e in cambio hanno avuto il jobs act, che lascia i ragazzi a vegetare”. Come testimonial di una berlina o di un SUV avrebbe tradito la propria base, avrebbe tradito la propria matrice. Del resto, anche nel suo balletto più famoso, in cui agita le spalle, Rovazzi tiene i piedi ben incollati per terra.
Ha detto: “Per fortuna in questo mondo il titolo di studi non conta nulla. Conta solo la creatività”. Fabio Rovazzi è oltre il populismo, che ha ancora una connotazione politica. Fabio Rovazzi è il profeta del gentismo. Il “popolo” è un’opinione. La gente è un dato di fatto. Per coinvolgerla – in particolare se è fatta di ventenni – non puoi raccontare di futuri epici, non puoi propagandare ideali salvifici, non puoi nemmeno promettere l’efficacia di uno status symbol, o che l’apprezzamento sociale crescerà soltanto grazie a un brand. Alla gente devi dare qualcosa qui e ora: un ritornello orecchiabile, una battuta centrata, un balletto memorabile, un’automobile che soddisfi bisogni concreti, pratici ed estetici. Panda City Cross ha dettagli curati: dagli inserti paraurti alle modanature laterali in tinta con la carrozzeria, fino alle calotte degli specchietti laterali e alle barre longitudinali. Ma soprattutto è funzionale in città ed è pure un fuoristrada 4x4 ultra compatto. Certo, Rovazzi è una creatura urbana, il suo animale totem sarebbe un piccione. Ne Il Vegetale, quando gli dicono di acchiappare una gallina e accopparla, lui risponde: “Ma ti pare che faccio una cosa del genere?” Ma come ogni creatura cittadina sente il richiamo della scampagnata. Dal famoso trattore in tangenziale alla vecchia Citroen 2CV di Morandi nel video di Volare, Rovazzi ha ironizzato spezzo sui propri sconfinamenti extraurbani. Ora in gita potrà andarci davvero, senza paura di dovere accostare alla prima piazzola.
Se la Barilla, nel 1995, aveva identificato in Alberto Tomba il simbolo di quello che il mondo analogico invidiava all’Italia oltre alla pasta, pare che oggi il mondo digitale debba invidiarci Fabio Rovazzi oltre alla Fiat.