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Fabien Barthez non è di certo un nome nuovo. Reso famoso da una carriera calcistica ai massimi livelli nel ruolo di portiere, Barthez è stato nel corso della sua carriera Campione del Mondo con la Nazionale di calcio francese, ma anche Campione d’Europa ma ha vinto diversi scudetti e la Champions League dividendosi tra squadre di Francia e Inghilterra.
Barthez lascia il pallone e impugna il volante
La domanda a questo punto sorge spontanea: perché parliamo di un portiere su un sito dedicato interamente al mondo dei motori? La risposta è semplice. Barthez, oggi quarantunenne, è un grande appassionato di corse automobilistiche e attualmente è impegnato come pilota del Team Sofrev-ASP nel campionato francese GT Tour.
Il portiere-pilota si è fatto notare proprio domenica scorsa sul circuito di Nogaro dove ha conquistato al volante della sua Ferrari 458 Italia il trofeo gentlemen. La prossima tappa del campionato è in programma sul glorioso circuito di Imola e per Barthez, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, è inevitabile che i ricordi corrano veloce all’Italia e alla partite disputate con la Nazionale degli Azzurri.
La sconfitta ai Mondiali nel 2006 brucia ancora?
Indimenticabile, soprattutto per un portiere come Barthez, la sconfitta ai Mondiali di Calcio del 2006 nello stadio di Berlino… «Adoro l’Italia. Siete un popolo di appassionati di motori come di calcio. E poi l’Italia l’avevo battuta al Mondiale ’98 e in finale dell’Europeo 2000. Nello sport si vince e si perde».
Se si chiede a Barthez come si trova nel suo nuovo ruolo di pilota lui risponde così: «Parare è stato il mio mestiere per 20 anni. Faccio il pilota da cinque, quindi sono più teso sulla linea di partenza che su quella di porta».
Secondo l’ex portiere della Nazionale francese calcio e motori possono avere alcuni aspetti in comune ma correre su quattro ruote rimane ben diverso dall'essere al centro di un gioco di squadra: «Concentrazione, tecnica, passione e affiatamento di squadra fanno sempre la differenza. Ma in pista i tuoi errori li paghi caro. Sbagli una curva e finisce tutto. Nel calcio, magari, hai un compagno che salva sulla linea e la partita dura 90’. Guidare può essere molto frustrante».
“In pista i tuoi errori li paghi caro. Sbagli una curva e finisce tutto. Nel calcio, magari, hai un compagno che salva sulla linea e la partita dura 90’. Guidare può essere molto frustrante”
Barthez, affascinato dalla gare in auto, ha iniziato a correre senza nessuna esperienza: «Mi sono appassionato ai tempi del Monaco. Assistevo a bordo pista al gran premio di Formula 1 e mi chiedevo come i piloti riuscissero a non schiantarsi, a controllare la velocità. Poi, grazie anche al mio attuale compagno di squadra Olivier Panis, sono entrato nel giro, ma da totale neofita».
Obiettivo: Le Mans
Oggi il portiere-pilota si sente più vicino alle quattro ruote che alla rete della porta, tanto che se gli si chiede se un giorno tornerà a giocare in campo lui risponde: «Oggi mi sento più un pilota che un calciatore, anche se ho ancora moltissimo da imparare. Per quanto riguarda un ritorno al calcio posso dire che con la Nazionale di Deschamps non ho mai avuto contatti. Faccio il presidente onorario del Luzenac, in C, ma puntiamo alla promozione in 4 anni».
Gli obiettivi dell’atleta francese quindi rimangono importanti. All’orizzionte intravede la 24 Ore di Le Mans: «Non mi fisso limiti, né obiettivi. Corro per passione, ma con lo spirito agonistico di sempre. L’anno prossimo voglio fare la 24 Ore di Le Mans. Ma va preparata con cura. È una gara leggendaria, nobile. Voglio correre per almeno dieci anni».
Secondo Barthez comunque non ci sono dubbi. Il pilota più forte della Formula 1 oggi può essere uno ed uno soltanto: «Credo che il pilota più forte oggi sia Alonso, non soltanto per quello che fa in pista, ma anche per lo stile fuori, per quello che rappresenta. Tifo Ferrari da sempre e penso che anche quest’anno Alonso se la giocherà fino all’ultima curva».
Fonte: La Gazzetta dello Sport