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Dici Brasile e tutti ti invidiano. Dici San Paolo e pensano alla mecca del sesso. Quando poi sbarchi all’aeroporto di Guarhulos, senti subito nell’aria qualcosa di diverso. Sono gli scarichi delle macchine che diventano odore di fogna appena prendi la marginal che ti porta verso il centro. E’ la più grande città dell’emisfero sud del mondo: 20 milioni e oltre di abitanti, 3 mila omicidi all’anno, 70 rapimenti, 60 morti al giorno nel traffico, spesso pedoni e motociclisti.
E il rischio di essere aggrediti e derubati ad ogni angolo di strada. Ma per gli amici, è il Brasile, che fortuna!!! Qua la filosofia di vita è particolare: i ricchi viaggiano con l’elicottero per non affrontare il traffico, se poi hanno l’auto, ci sono 14 mila agenti privati di scorta armata, qua le auto blindate si vendono come il pane, tanto che al GP ci sono diversi espositori.
Caccia allo straniero
Lo schiaffo morale arriva dall’altra parte della pista, con le favelas integrate nei grattacieli del progetto “Singapoura”, ovvero 30 metri quadrati con acqua e bagno per ogni famiglia che viveva in uno scatolone. Con un motore di F.1 ci campa tutta la favelas per un anno intero, figurarsi quando si caricano i motor home (che qua son solo delle salette con l’acqua che a volte c’è, spesso no) con tutto quel ben di Dio da mangiare, è chiaro che chi sta fuori, facendo la fame, vede nel ricco giornalista o fotografo o meccanico una preda da acchiappare al volo.
Ma si parlava di filosofia di vita: su alcuni taxi qualcuno ha messo un adesivo con la scritta “Se Dio è con me, pensa chi ho contro!”, tanto per far capire che aria tira. Ma qui è anche il paese del sesso sfrenato, dove locali come il Cafè Photo sono passati alla storia, tanto che pure uno come Coulthard si era fidanzato con una splendida modella che frequentava l’ambiente.
“In Brasile nessuno ammette di avere amori mercenari, tutte fidanzate, amiche o innamorate pazze”
Tutto il mondo è paese
Roba fina, di alta classe e costosa, anche per gli standard del Brasile. Il resto si arrangia con saune e club privati, la F.1 frequenta il Kilt, in zona centro, 30 reais di ingresso (una decina di euro), una tessera magnetica dove caricare le bevute e tutto il resto. Si paga all’uscita, caratteristica unica del locale…
Come unica è la presenza di ragazze di ogni età, ceto sociale e religione. Si va dalla ragazzina che fa la professione, all’infermiera che deve arrotondare lo stipendio una volta al mese o quando deve pagare le bollette del gas. Insomma, c’è di tutto, anche giornalisti italiani che girano e fanno finta di non vederti, o che dicono di essere ospiti di amici e che non hanno da cambiare gli euro in reais, anche se la nostra moneta ormai viene presa ad occhi chiusi dappertutto.
Non deve stupire, allora, se qualche anno fa un enorme poster 3 metri per 12 campeggiava davanti all’ingresso circuito e in città con una ragazza in ginocchio di fronte a un pilota. La foto era tagliata ad altezza vita, per cui si vedeva solo la tuta cadere per terra, la ragazza con la testa ad altezza sospetta e lo slogan era “isso è o grande premio!” ovvero questo è il vero premio che vincete da noi.
Non è tutto oro ciò che luccica
Era un locale notturno, ovviamente, in cui la specialità era orale. Per lo scritto si stanno attrezzando. Ma qua nessuno ammette di avere amori mercenari, tutte fidanzate, amiche o innamorate pazze. Come quel collega che all’Hotel Hilton Ipiranga, pieno centro, si presentò nella hall dell’albergo mano nella mano con una stangona da paura.
“Il Brasile è anche terra di tassisti, di cui uno ha un ricordo imperituro di un altro giornalista italiano”
Quando chiese la chiave della camera, il portiere rifiutò. Ne nacque una discussione dai toni accesi, voci alterate e tutti i giornalisti presenti nell’albergo furono incuriositi, specie quando il collega disse ad alta voce: “Mi chiami il direttore, è uno scandalo con quello che pago, che non posso andare in camera con la mia fidanzata!”.
Appena arrivò il direttore guardò in faccia il giornalista e rivolto alla stangona disse:”Fernando, quante volte devo dirti che non devi venire qui coi tuoi clienti?”. Al che il giornalista italiano, schifato, le disse: “Ma come,sei un uomo? Vai via ricchione, non mi toccare”.
E la stangona si buttò ginocchia a terra, abbracciò le gambe del giornalista e con voce mielosa gli ripeteva:”Meu amor, ti avrei spiegato tutto dopo, non è come pensi, non è brutto, te amo”. Immaginatevi le risate di tutti e la faccia imbarazzata di colui che poi non venne più in F.1 ma si dedicò ad altri sport…
Taxi driver
Ma il Brasile è anche terra di tassisti, di cui uno ha un ricordo imperituro di un altro giornalista italiano. Lo stava portando all’hotel Transamerica, luogo di ritrovo del circus. Per risparmiare il tragitto, il giornalista fece accostare il taxi sulla marginal (una sorta di autostrada che costeggia il torrente-fogna che attraversa San Paolo) e aprì la portiera di colpo. Un camion che passava, travolse la portiera e se la portò via senza fermarsi. Il giornalista rimase con la mano stretta su una maniglia che non c’era più: «O carro nou, o carro nou» piangeva l’autista.
“A San Paolo c’era anche una tradizione rispettata per anni: la fajoada a casa Barrichello. Nei primi anni di F.1 Rubens invitava a casa della nonna un gruppo di giornalisti per mangiare il piatto tipico brasiliano”
Al che il giornalista italiano disse: «Belandi, non faccia casino, mi dica quanto le devo che andiamo pari”. Mollò una paccata di reais e scese attraversando la marginal fra camion e motorette impazzite. Il tassista corse a riprendersi quello che restava della portiera, ben felice dei soldi guadagnati. Anche perché la portiera dell’altro lato era rotta e incartonata.
Per cui adesso poteva finalmente riparare il suo scassatissimo taxi a spese della stampa italiana. Anche questa è San Paolo. Ma San Paolo è anche terra di innamoramenti, il clima, il modo di affrontare la vita, il sorriso sono contagiosi e tutto diventa diverso. C’è anche chi si è innamorato perdutamente e dopo la stagione di corse ha fatto avanti e indietro dal Brasile, chi si è sposato davvero e chi si è lasciato e continua a soffrire ancora oggi, dopo essere arrivato a un passo dal matrimonio. I rossi ne sanno qualcosa, specie quando si presentò una modella con tuta nera aderentissima con la scritta Dalla sul seno. Più che un nome (il suo) sembrava l’invocazione dei presenti…
Tutti a cena da Barrichello!
Ma a San Paolo c’era anche una tradizione rispettata per anni: la fajoada a casa Barrichello. Nei primi anni di F.1 Rubens invitava a casa della nonna, proprio di fronte al circuito, un gruppo di giornalisti per mangiare il piatto tipico brasiliano. Erano serate divertenti, allegre e con la pancia strapiena dell’ottima cucina della nonna. Poi, arrivato alla Ferrari, si è dovuto adeguare ai nuovi standard del team che non era la Stewart o la Jordan per cui certe cose non si potevano fare. Specie coi giornalisti presenti…
Weekend col morto
Ma San Paolo passerà alla storia anche per un altro aspetto: di fronte alla favelas che costeggia il circuito, un anno ci fu un funerale. Il morto era stato steso per terra perché in casa, una capanna di cartone, non ci stava… Dopo la cerimonia (senza bara e quindi immaginate che spettacolo…) fu svestito il morto e l’abito riciclato, perché è usanza vestire i poveri per il saluto finale, salvo poi riprendersi la giacca e i pantaloni da riciclare per il funerale seguente.
“Il Brasile è però anche la terra in cui regna il mito di Ayrton Senna, la cui famiglia ancora oggi risente del passaggio della F1”
Un anno Ezio Zermiani, voce dei box della RAI, si presentò in circuito con una giacca nuova di pacca firmata da uno stilista locale. Quando Nelson Piquet lo vide, gli disse subito “Condoglianze Zermiani, mi spiace per il lutto in famiglia”. Ezio si spaventò, ma tutti i brasiliani cominciarono a ridere.
Infatti Nelson era convinto che quella giacca fosse di un morto della favelas riciclata per il giornalista italiano… E poi ancora le churrascherie in centro, gli spiedoni di carne che dopo tre giorni non mangi più una bistecca per i sei mesi seguenti e il mito di Ayrton Senna, che nel cimitero di Morumbi vive ancora dopo 18 anni. Così come il prestigio della sua famiglia. Papà Milton di solito lascia la città, se ne va col suo aereo privato nella facenda che ha a 800 km da San Paolo. Per lui, ancora oggi, è dura da sopportare la grande festa della F.1 in Brasile. Eh sì, forse è vero: beato te che vai a San Paolo. Il resto, ve lo racconteremo il prossimo anno, sempre su queste colonne se il direttore non ci caccia via prima!