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Jaguar si trova in una fase di profonda trasformazione, un percorso che, attraverso il rinnovamento della brand identity, tenta di proiettare il marchio britannico verso un futuro elettrico e moderno, anche se le sfide che lo attendono sembrano tutt’altro che semplici da superare, specialmente considerando le difficoltà attuali.
Con il nuovo logo e una narrazione che punta a rinnovare la percezione del marchio, Jaguar aspira a ridefinirsi come protagonista nel segmento del lusso elettrico, un obiettivo ambizioso ma che rischia di scontrarsi con le realtà di un mercato premium elettrico ancora in fase di consolidamento e con un pubblico che fatica ad accettare transizioni così radicali.
Il logo aggiornato, pur mantenendo l’iconico giaguaro stilizzato, è stato semplificato e reso più essenziale, quasi etereo, per evocare modernità; tuttavia, il risultato appare un po’ distante e impersonale, una scelta che potrebbe alienare una parte della clientela storica del marchio.
Non si può parlare di Jaguar senza tornare – almeno con il pensiero - alla sua età dell’oro, quando modelli iconici come la Jaguar E-Type hanno segnato un’epoca. Descritta da Enzo Ferrari come “l’auto più bella del mondo”, la E-Type rappresentava molto più di un’automobile: era una dichiarazione di intenti, un perfetto equilibrio tra design, prestazioni e innovazione tecnica, capace di catturare l’immaginazione di intere generazioni. Allo stesso modo, le parole di Sir William Lyons – che definì le Jaguar come incarnazioni di "pace, space and grace" (velocità, spazio e grazia) – sintetizzavano una filosofia che vedeva nell’auto non solo un mezzo di trasporto, ma un’estensione del lusso e dello stile personale.
Questa eredità, per quanto luminosa, oggi appare come un peso più che un vantaggio, poiché la sfida di riportare quei valori in un contesto contemporaneo – e soprattutto elettrico – sembra distante da ciò che Jaguar è riuscita a fare negli ultimi anni. Se la E-Type rappresentava l’apice dell’ingegno e dell’estetica, la direzione attuale del marchio fatica a esprimere una visione altrettanto chiara e coinvolgente.
La scelta di puntare sull’elettrico, inevitabile per rimanere al passo con le normative e con le tendenze del settore, porta con sé non solo l’opportunità di ridefinire Jaguar, ma anche il rischio di alienare la clientela storica.
I numeri parlano chiaro: con sole 8.348 unità vendute lo scorso anno, Jaguar si trova sempre più ai margini di un mercato dominato da concorrenti con strategie più solide e prodotti più competitivi. La nuova brand identity, per quanto ben confezionata, rischia di rimanere un mero esercizio stilistico se non supportata da modelli capaci di tradurre in realtà i valori storici.
Se Enzo Ferrari trovò nella E-Type l’incarnazione della bellezza automobilistica, oggi Jaguar deve dimostrare di essere in grado di creare qualcosa che non solo risponda alle esigenze del presente, ma sappia anche emozionare e restituire al marchio la centralità che ha perduto.
Il futuro di Jaguar, dunque, appare tanto promettente quanto incerto, dipendente dalla capacità del marchio di tradurre la propria storia in una nuova formula capace di coniugare tradizione e innovazione.
Ma il rischio che questa trasformazione finisca per smarrire l’essenza di ciò che un tempo era Jaguar resta più che concreto, lasciando aperta la domanda se il marchio potrà mai tornare a brillare come ai tempi in cui la E-Type dominava la scena, raccogliendo l’ammirazione di tutto il mondo.
Non resta che aspettare il debutto del Design Vision Concept, la vettura che anticipa lo stile dei prossimi modelli della Casa inglese e che verrà svelato nelle prossime settimane in occasione della Miami Art Week, e sperare che per Jaguar arrivino tempi meno bui.