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William Heronemus, professore d'ingegneria dell'Università del Massachusetts, aveva proposto di mettere mulini a vento al largo delle coste per sfruttare i forti venti che passano lì sopra, e per utilizzare l'elettrolisi dell'acqua di mare per immagazzinare l'energia rinnovabile come carburante all'idrogeno.
Questo succedeva negli anni '70, e sebbene all'epoca la tecnologia non permettesse tali dispositivi, ora la visione del professore sta iniziando a diventare realtà. Nelle ultime settimane sono state avviate le prime piattaforme, e il progetto si sta espandendo arrivando anche in Giappone, Europa e nelle acque scandinave.
"I paesi contano sull'abbondanza dell'energia eolica offshore e sulla flessibilità dell'energia dell'idrogeno per soddisfare gli obiettivi di sicurezza energetica e clima, e la combinazione delle due tecnologie offre vantaggi operativi e di costo."
Una piccola conseguenza interessante riguarda inoltre l'ossigeno: la scissione dell'acqua di mare per produrre idrogeno rilascia una quantità uguale di ossigeno, carente in molte acque costiere a causa di liquami di vario genere, e in questo modo - afferma Stephane Le Berre, responsabile del progetto offshore di Lhyfe - si potrebbero contrastare tali zone morte.