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Da anni, ormai, lo dicono un po' tutti: inchieste, controinchieste, pure il vicino di casa: «Questa macchina consuma più di quanto dicono!». E' naturale che sia così: un conto è il NEDC, ovvero il ciclo di omologazione europeo “New European Driving Cycle” (che poi tanto “new” non è perché ormai è in vigore dal 1997...) che viene condotto in laboratorio, un conto è guidare nel mondo reale, dove ci sono condizioni e variabili che in una prova al banco semplicemente non possono essere riprodotte.
Risultato: oltre a consumare di più e dunque a emettere più CO2, le auto in condizioni reali inquinano molto di più anche in termini di NOx, fino a 40 volte il valore riscontrato nei cicli di omologazione come il NEDC europeo, come del resto ha rivelato il “Dieselgate” di cui è accusata Volkswagen. Che, tutto sommato, ha avuto un risvolto positivo e cioè quello di mettere in luce la discrepanza ormai intollerabile tra quanto dichiarato dalle Case e quanti agenti inquinanti fuoriescono effettivamente dallo scarico.
Arriva il RDE, finalmente il test “reale”
Sull'onda dello scandalo Volkswagen la Commissione Europea ha stabilito infatti che dal gennaio 2016 le emissioni dei motori Diesel e non solo, dovranno essere verificate attraverso il test RDE (Real Driving Emission), una misurazione che si affiancherà all'attuale NEDC. Si tratta in sostanza dell'obbligo di verificare da parte degli organismi di certificazione (come il famoso TUV tedesco) se davvero il livello di emissioni inquinanti emesse da una vettura corrisponda nella guida reale, o almeno non si discosti troppo, da quanto accertato in fase di omologazione nella prova di laboratorio e soprattutto dal limite di NOx stabilito dalle normative europee, che oggi è di 80 mg/km.
Cos'è un PEMS
Come? Semplicemente montando sulle vetture in esame i dispositivi PEMS, acronimo di “Portable Emission Measuring Systems”, in italiano “Sistemi Portatili di Misurazione delle Emissioni”. Si tratta dello stesso dispositivo che ha permesso di scoprire che Volkswagen barava sulle emissioni di ossidi di azoto: è un apparecchio che assomiglia ad un portabiciclette che sostiene un sensore che si inserisce nel tubo di scarico e che invia ad un computer la composizione dei gas di scarico mentre l'auto viene guidata su strada senza seguire un particolare schema, come invece è stabilito dal NEDC.
Almeno nella prima fase, il test RDE che verrà adottato a partire dal prossimo anno avrà fini di monitoraggio e dunque non impedirà ad una vettura di essere omologata nel caso le sue emissioni di NOx superino quelle riscontrate in laboratorio. A Bruxelles stanno comunque studiando dei limiti accettabili di superamento delle emissioni di NOx che tengano conto contemporaneamente degli obiettivi che si vogliono raggiungere in termini di qualità dell'aria, sia della fattibilità tecnica dei nuovi limiti. Dunque alle Case non verranno imposti tetti impossibili da raggiungere.
Obbligatorio dal 2017
La Commissione punta però a rendere obbligatorio superare il RDE per tutte le nuove omologazioni a partire dall'autunno del 2017 e per tutte le vetture commercializzate nell'Unione dall'autunno del 2018. In ogni caso, obbligatorio o no, l'utilizzo del PEMS dovrebbe rendere da subito impossibile adottare software o altri dispositivi “truffaldini” come quello impiegato da Volkswagen su alcuni motori 2.0 TDI Euro 5.
Nelle intenzioni delle istituzioni comunitarie il RDE servirà anche da stimolo per le Case verso l'adozione nel 2021 del nuovo tetto alle emissioni di CO2 che sarà di 95 g/km, per un consumo medio di 4,1 l/100 km per le vetture a benzina e 3,6 l/100 km per quelle a gasolio.