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Gli NOx non sono cancerogeni: a dichiararlo è l’ARPA del Lazio. Basandosi su modelli sperimentali animali, l’ARPA ipotizza alcuni effetti tossici irritanti degli ossidi di azoto. L’NO2, si legge, aumenterebbe la suscettibilità alle infezioni batteriche e virali, ma di per sé non è in grado di provocare infezioni. Gli effetti del biossido di azoto sull’apparato respiratorio comprendono riacutizzazioni di malattie infiammatorie croniche, come la bronchite cronica e l’asma, e la riduzione della funzionalità polmonare.
Recentemente è stata evidenziata anche una tendenza degli ossidi di azoto ad indurre patologie ischemiche del miocardio, aritmie cardiache e scompenso cardiaco. È stata esclusa, invece, l’associazione dell’esposizione agli NO2 con tumori maligni o danni allo sviluppo fetale.
Concentrazioni di NO2 di 1-3 ppm sono percepite all’olfatto, mentre valori di 13 ppm possono generare irritazione degli occhi e del naso. Durante la respirazione gli ossidi di azoto giungono facilmente agli alveoli polmonari, dove originano acido nitroso e nitrico, abbassando le difese polmonari. Questo provoca un aumento del rischio di malesseri legati alle vie respiratorie.
Gli NOx, lo ricordiamo, sono dei composti gassosi, che si formano con l’azoto ogni volta che l'aria viene riscaldata al di sopra dei 1.400° C. Alle alte temperature l'azoto presente nell'aria si trasforma in tre composti: protossido di azoto, ossido di azoto e biossido di azoto. Ma dopo pochi istanti rimane solo il biossido di azoto, NO2.
Il limite degli NOx, suggerito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità a tutela della salute umana, è di 40 μg/m3 come media annuale e di 200 μg/m3 (pari a oltre 160 ppm, parti per milione), come concentrazione media oraria. Spesso in Italia si scambia il valore medio annuo come soglia oraria da non superare.