Emissioni: Acea chiede un rinvio per l’Euro6

Emissioni: Acea chiede un rinvio per l’Euro6
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La richiesta dei costruttori europei a Bruxelles per posticipare l’entrata in vigore dei nuovi standard sulle emissioni, previsti dall’inizio del 2021
8 luglio 2020

La data si avvicina in fretta, e non ci sono le condizioni per rispettare la road map fissata in epoca lontana, quando nessun mago aveva previsto l’avvento della pandemia ed il termine Covid-19 non era ancora entrato a far parte del nostro vocabolario.

Ora che tutto è cambiato, sono diverse anche le condizioni dell’industria e dei costruttori: non sorprende, quindi, la richiesta avanzata da Acea, l’associazione europea di categoria, che ha proposto alla Commissione di Bruxelles di rinviare l’entrata in vigore dei nuovi standard Euro6 sulle emissioni, previsti per il 1° gennaio 2021, concedendo un rinvio di almeno sei mesi alla luce delle difficoltà causate da pandemia e "lockdown".

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La proposta ufficiale è stata affidata ad una lettera inviata dal presidente di Acea, Mike Manley a Thierry Breton, Commissario per il mercato interno e l’industria: nel testo, Manley fa espresso riferimento alle date che riguardano mezzi pesanti ed ambulanze, i cui nuovi regolamenti partirebbero dal 1° settembre, ed ai mezzi leggeri ed auto, tenuti a rispettare le nuove regole a partire dall’inizio del prossimo anno.

«Il lockdown imposto dagli Stati per combattere la pandemia - scrive Manley - ha causato un accumulo significativo di scorte sia presso i costruttori che gli importatori e i concessionari: stiamo parlando di almeno 640.000 veicoli, che rispondono perfettamente agli attuali standard ma diventerebbero “fuorilegge” appena venissero applicate le nuove regole».

Quello dei piazzali da svuotare non è l’unico problema: i costruttori hanno ripreso l’attività ma non tutti sono in grado di certificare che i propri veicoli soddisfino le nuove norme, per colpa dell'interruzione dei processi di omologazione dovuta alle restrizioni governative.

«Stimiamo  - continua Manley - che siano circa 2.100 le omologazioni dei sistemi di emissione ancora in attesa e riteniamo che per completare l’iter servano almeno sei mesi. Senza un rinvio, i produttori dovranno affrontare una scelta: stoccare i veicoli di nuova produzione fino al completamento del processo d’omologazione o arrestarne la produzione. È chiaro che la seconda opzione avrà implicazioni negative per lavoratori, costruttori e fornitori».

Nel suo appello, Manley ricorda le iniziative prese da altri governi: quello cinese, per esempio, ha posticipato di sei mesi l'entrata in vigore dei nuovi valori limite, mentre quello giapponese ha accordato tre mesi di proroga.

«Personalmente - chiude il suo messaggio il CEO di FCA rivolgendosi a Breton con tono confidenziale - credo che un rinvio temporaneo costituirebbe una risposta oggettivamente giustificata, proporzionata e pragmatica a una situazione sfortunata nella quale l'industria automobilistica europea si trova per ragioni indipendenti dalla sua volontà. Se dovessi prendere questa decisione, trasformando le parole di supporto in azioni concrete, questo aiuterebbe efficacemente e a breve termine la nostra intera filiera».
 

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