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Prima o poi sarebbe arrivato qualcuno in grado di trasformare il grande business di sempre, quello dell'auto, e il grande business di oggi, i dati, in un nuovo unico grande affare multimilionario. E chi meglio di Elon Musk?
Per il momento, in realtà è solo un proposito, un idea, ma c'è sullo sfondo anche una dichiarazione di intenti “Stiamo creando Tesla Insurance, una grande compagnia” che non lascia grandi dubbi sul fatto che dopo le vetture elettriche, i razzi spaziali e i treni sotterranei, il prossimo mestiere del geniale inventore di Tesla e SpaceX sarà l'assicuratore.
Alla maniera sua ovviamente, sfruttando appunto quella la massa sterminata dei dati che può essere raccolta grazie alla dotazione ipertecnologica delle sue vetture, cioè tracciando i comportamenti di chi guida e trasformandoli in polizze su misura nelle quali il premio mensile rispecchia al millimetro il rapporto tra lo stile e le abitudini al volante e la maggiore o minore probabilità di provocare o rimanere coinvolti in un incidente.
Si tratta, in pratica di creare una versione ancora più evoluta e sofisticata delle black box, le scatole nere che raccolgono dati durante la guida e che già oggi vengono proposte dalle compagnie assicurative in cambio di una riduzione dei premi per i guidatori più virtuosi.
L'idea, a dire il vero, non è inedita, ma lo scorso anno, quando Musk cominciò a introdurla in alcuni Stati americani - per la verità senza il clamore che di solito accompagnano gli annunci delle sue nuove attività - fu una falsa partenza, perché l'algoritmo su cui si basava la composizione delle polizze diede dimostrazione di non saper funzionare al meglio. E fu accantonata. Con l'intento di rilanciare, risulta evidente oggi.
A giudicare dalla determinazione con cui il tycoon ha finora dimostrato di saper imparare dagli errori è lecito pensare che non ci sarà un secondo passo falso...