Nel contesto dell'assemblea degli azionisti FCA Elkann ha parlato di una forte connotazione italiana del Gruppo nel contesto di un piano ambizioso ma non velleitario. Della Valle, nel frattempo, non perde occasione per rispondere
23 maggio 2014
Grugliasco - "L'impronta made in Italy di Fiat Chrysler Automobiles resterà e ri rafforzerà. Il piano è "ambizioso ma non velleitario" e non richiede aumenti di capitale né un nuovo partner". Queste le parole di John Elkann agli azionisti di Exor, convocati per la prima volta in una fabbrica (lo stabilimento Giovanni Agnelli di Grugliasco) in occasione dei
cento anni della Maserati, marchio Premium al centro del rilancio del gruppo.
Dai soci arriva il via libera al bilancio 2013, chiuso con un utile di 92,7 milioni di euro e un dividendo pari a 0,335 euro per ogni azione e il rinnovo dell'autorizzazione all'acquisto di azioni proprie. "Nel futuro di Fca la componente italiana ha prospettive molto più ampie e solide di quanto sarebbe stato senza la fusione con Chrysler. Il piano prevede il pieno utilizzo degli impianti italiani e l'impiego di tutta la relativa forza lavoro. E' un piano ambizioso ma non velleitario - aggiunge il Presidente - con target raggiungibili come i 7 milioni di auto da vendere nel 2018 e il settimo posto da conquistare fra i costruttori mondiali. Per realizzarlo non c'è bisogno di un altro partner e non serve neppure un aumento di capitale"
Il Presidente di Exor parla di cinque anni importanti per la holding della famiglia Agnelli, nata nel 2009 dalla fusione di Ifi e Ifil, ma anche di "sfide importanti" per i prossimi cinque. "Vorremmo fare uno o due grandi investimenti da circa un miliardo ciascuno - spiega - per avere accanto a Fca e Cnh un altro fratellino o sorellina. Una società con radici in Europa o America e che operi in tutto il mondo, nei servizi più che in ambito industriale". In cassa ci sono 2,5 miliardi, che possono salire a 3 con l'utilizzo del debito, ma "non c'è fretta".
Nel frattempo Della Valle, spesso critico nei confronti di Elkann, è tornato sull'argomento Fiat nel corso di una intervista ad un giornale estero: "La scelta di Fiat-Chrysler di spostare la sua sede a Londra e la sua quotazione a Wall Street è, immagino per loro, la cosa giusta ma i vertici della società avrebbero potuto tener più conto dell'amor proprio del Paese e sottolineare che è un'azienda italiana che ne ha comprata una americana, non il contrario. In un momento difficile per il Paese, sarebbe stato un segnale positivo dire al mondo che ci sono cose che funzionano in Italia. Ho voluto ricordare alla famiglia Agnelli che ha ricevuto molto dall'Italia, e che quando il Paese ha problemi seri, come ora, è suo dovere restituire un po' di quanto è stato ricevuto."
Fonte: Ansa