Elezioni in Germania: quali effetti sull'industria auto?

Elezioni in Germania: quali effetti sull'industria auto?
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Dalla composizione del nuovo governo tedesco dipendono i destini della transizione ecologica in corso: accelerazione verso le nuove tecnologie o ripensamento della tempistica?
28 settembre 2021

Gli esperti le chiamano opzioni “Semaforo” o “Giamaica”, in base alla composizione cromatica dei partiti che potrebbero formarle: in verità, dalle urne tedesche non è emerso una maggioranza chiara e sul tavolo per la formazione del futuro governo restano aperte tutte le ipotesi, sia quella che prevede il cambio della guardia con l'SPD (oggi partito di maggioranza, pur relativa) a distribuire le carte, o con la CDU (uscita con le ossa rotte dalla contesa elettorale, ma comunque vicina al partito rivale) ancora a guidare il Paese.

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L'unica certezza è che ago della bilancia saranno il partito Verde ed i Liberali, che nelle trattative per formare il nuovo esecutivo faranno valere le loro ragioni. 

Da qui a Natale, quando si ipotizza verrà definita l'alleanza alla guida del Bundestag, saranno messi nero su bianco nel programma anche le scelte riguardanti ambiente, industria e automobile, che potrebbero influire non solo sul futuro della Germania, ma anche sulle decisioni di Bruxelles, per esempio modificando le scadenze finora ipotizzate in merito allo stop di vendita per modelli a benzina e diesel.

Il prestigioso magazine Automobilwoche ha compiuto un'analisi delle opzioni in gioco, concentrandosi appunto sull'ipotesi “Semaforo”, coalizione con a capo Olaf Scholz (SPD) con Verdi e FDP, e quella “Giamaica” guidata da Armin Laschet (CDU), sempre alleata con Verdi e FDP.

Nel primo caso, la situazione è complicata: dai Verdi arriva infatti la richiesta del divieto di vendita dei modelli con motori a combustione dal 2030, ma il Partito Liberale Democratico (FDP) respinge questa ipotesi, puntando sull'apertura ai combustibili sintetici, gli e-fuel, da usare anche nei motori termici.

A sua volta il partito vincitore, la SPD, nel manifesto elettorale non si è impegnato a vietare i motori a combustione: una posizione di attesa, vista anche l'opposizione da parte del sindacato (una componente importante degli stessi socialdemocratici) a misure troppo rigide già dal 2030.

Qualche osservatore prefigura uno scenario intermedio: la conversione all'elettrico, con declino dei motori endotermici, resterebbe legato alle dinamiche di mercato (soluzione molto gradita dalle aziende tedesche...), mentre i Verdi potrebbero accettare la pillola amara in cambio dell'introduzione del limite di velocità in autostrada a 130 km/h (ma non di quello dei 30 in tutti i centri abitati).

Nel caso invece di una coalizione “Giamaica" con CDU, Verdi e FDP, il congelamento di un divieto generale sulla immatricolazione dei veicoli con motori a combustione sarebbe quasi certo, poiché i Verdi favorevoli non potrebbero far valere la loro richiesta rispetto alle posizioni di CDU e FDP, entrambi contrari: la prima, soprattutto, nel suo programma ha sì inserito la promozione della mobilità elettrica, ma su un piano di parità con i combustibili sintetici e la propulsione a idrogeno.

Anzi, Markus Söder, nuovo leader della CDU al posto di Angela Merkel, ha già ribadito questa posizione: «Non credo che il 2030 sia una data possibile per la fine dei motori alimentati con combustibili fossili, ci sono troppe difficoltà: meglio già ipotizzare 2035. E di pari passo, sono possibili progressi significativi con la tecnologia, puntando su idrogeno e soprattutto sui combustibili sintetici. Per questo è cruciale che non si parli solo di divieti, ma anche di necessità, di offerte, d'incentivi e di modifiche». 

Ora tutto passa alle segreterie di partito ed alle delicate trattative per decidere le future alleanze: in Europa tutti guardano a Berlino, consapevoli che di riflesso anche Bruxelles dovrà adeguarsi...

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