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Sono passati più di due anni dal divorzio del magico trio (composto da Jeremy Clarkson, James May e Richard Hammond) dalla BBC e dal famosissimo Top Gear.
Ho atteso tutto questo tempo prima di iniziare la nuova serie "The Grand Tour" per non farmi influenzare, non scadere in sentimentalismi poco oggettivi e confrontare i due prodotti consapevole della diversità dei format utilizzati.
E' mio dovere specificare che ho guardato solo le prime sette puntate della prima serie.
Avevo già percepito che il capolavoro di Clarkson, Hammond e May (e dello staff BBC) è tutt'oggi pressoché ineguagliabile:
difficile superare il talento, l'humor e la complicità dei tre condita dall'esperienza e dalla creatività del network inglese.
Se ne sono accorti i produttori di Top Gear Italia (condotto da Guido Meda) infatti, la produzione italiana, non ha riscosso il successo sperato.
Top Gear rappresentava un "car show" esuberante, ironico e con un format, perfezionato negli anni, in grado di incollare al televisore milioni di telespettatori in tutto il mondo.
L'equilibrio tra contenuti, personaggi e piccole gag si è rivelata la ricetta vincente per coinvolgere e intrattenere anche il pubblico che non segue il mondo dell'automotive, un obbiettivo ampiamente raggiunto.
Bastano le prime due puntate della serie su PrimeVideo per accorgersi che qualcosa è cambiato ma ho preferito concludere la settima puntata prima di elaborare un'analisi.
Oltre alle ovvietà come il cambio di format (onde evitare reclami dalla BBC) ed il cambio location (lo show è itinerante nella prima serie), in "The Grand Tour" si assiste ad una rottura di quel famoso equilibrio che ha reso celebre Top Gear.
Probabilmente dietro a questo cambiamento c'è una tanto grande quanto complessa analisi di marketing che punta molto su un pubblico americano che adora la serie "Die Hard" o i film con Steven Seagal, ma queste sono solo speculazioni personali.
Alla base di questa affermazione posso elencare due motivi principali su cui ho riflettuto a lungo:
- Una buona parte delle puntate o di spezzoni dello show sono incentrati esclusivamente sui presentatori rendendo il contenuto vero e proprio una cornice ai 3 personaggi.
Non più "car show" ma una sorta di stand up comedy;
- Amazon, forte di un budget con innumerevoli zeri , ha condito le diverse prove e sfide a cui siamo stati piacevolmente abituati in una spettacolarizzazione del tutto fuori contesto.
A causa delle innumerevoli esplosioni (degne di un film d'azione) e delle "challenge" assurde e poco intrattenenti (come per esempio il tentativo di ricostruire la barriera corallina alle Barbados) molto spesso l'attenzione alle vicissitudini delle prove cala drasticamente fino ad arrivare alla noia.
E' un vero peccato che la ricetta non abbia funzionato nella prima serie.
Molti appassionati della serie mi hanno confessato di aver saltato diverse puntate della prima stagione ma affermano che la seconda è stata notevolmente rivisitata per ritrovare quella magia per ora inglobata nelle nostre memorie del vecchio Top Gear.
In attesa di concludere la prima stagione, sono speranzoso per la seconda.
Da questa analisi emerge un'ulteriore dimostrazione che il team della BBC affiancato al trio non può essere nè eguagliato (facilmente) da un budget più sostanzioso nè scomposto in "pezzi" sperando di ottenere il medesimo risultato.