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"Rivolto l'omaggio del Governo al Presidente della Repubblica ed il saluto inaugurale agli organizzatori e agli espositori del Salone Internazionale, il Ministro Andreotti ha manifestato la più viva soddisfazione... ".
La sintesi del discorso pronunciato da Giulio Andreotti, allora ministro dell'industria nel governo Moro è riportata nella bozza di questo comunicato stampa comparso il giorno dell'apertura del Salone dell'Auto di Torino del 1966, di cui alcuni passi meritano una riflessione. Andreotti si complimenta per i felici risultati dell'industria dell'automobile indicando che nei primi otto mesi dell'anno sono state prodotte (e in gran parte esportate) 824.725 automobili e 52.350 autocarri, con aumenti della produzione rispetto all'anno precedente del 10,6 e del 15,8%. Secondo le previsioni, forse un po' ottimistiche, a fine anno la produzione sarebbe arrivata a 1.300.000 veicoli.
Il seguito del testo è un susseguirsi di pacche sulle spalle, compreso un complimento particolare alla Fiat di Gianni Agnelli che quell'anno aveva appena concluso un grande accordo industriale con l'URSS per gli stabilimenti di Togliattigrad (finiti poi in mano a Renault-Nissan), ma quel numero, 1.300.000 veicoli all'anno è un macigno che non si può archiviare semplicemente dicendo "erano altri tempi...", "la Volkswagen..." eccetera. Non ci sono ma: la produzione era più del doppio di quanto le fabbriche di Stellantis producano oggi nel Bel Paese.
Il 2024 si apre con molti tavoli di trattativa in corso nel mondo automotive che l'attuale ministro dell'industria Adolfo Urso intende gestire con il proposito di riportare la produzione industriale italiana degli autoveicoli ad almeno 1 milione di unità. Numero ancor pallido rispetto al passato, e ci auguriamo che il ministro possa imporre con polso fermo le proprie condizioni a fronte di aiuti statali che alla Fiat prima e a Stellantis poi non sono mai mancati. Lo dobbiamo a tutti i cittadini italiani coinvolti direttamente o indirettamente nel business delle quattro ruote, lo dobbiamo ai nostri maestri del design, ai nostri visionari imprenditori, agli appassionati del marchi storici.
Nella dichiarazione di Andreotti del 1966 ci sono altri spunti che dovrebbero farci pensare: la necessità di migliorare il sistema stradale e la sicurezza, a tutto vantaggio del turismo, degli affari e della libertà individuale, e una nota sul finale che ricorda l'anniversario dei 20 anni dalla morte del senatore Giovanni Agnelli e della recente scomparsa di Battista Pininfarina, che però ha fatto in tempo, prima di morire, a presentare la fabbrica di Grugliasco nuova di zecca al Presidente della Repubblica. Oggi c'è una fabbrica di stampati di gomma. Sempre automotive, per carità...