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Nairobi, 18 Dicembre. Ha vinto il giovane leone, il principe dell’East African Safari 2023 Eugenio “Simba” Amos, Pilota dal talento eclettico e agonista di prim’ordine, il più forte italiano certamente. E infatti da lui e dal Navigatore Paolo Ceci, ormai sono inseparabili, ci aspettiamo molto anche dalla prossima Dakar Arabia Saudita. Intanto, però, diffondiamo la felicità dei protagonisti assoluti di una incredibile vittoria, che potremmo anche arrivare a definire leggendaria. Con un minimo di trasporto, d’accordo, giustificato dal fatto che il contesto è talmente affascinante, autentico, così permeato di quell’introvabile, altrove, miscela di corsa, di avventura e di storia, che non viene certo male lasciarsi andare e immaginare la forza emotiva della vittoria di Amos e Ceci.
L’East African Safari è una leggenda, l’abbiamo detto, è un Rally ambientato nel paradiso terrestre con una storia che non ha eguali. Tanto è vero che, ingoiato dall’evoluzione dei Regolamenti, ha aperto le strade e le porte del mito alla versione Classic, quella di cui stiamo parlando. Che, come abbiamo detto, anche questo, surclassa la pur interessantissima versione WRC perché aderisce alla formula imbattibile delle origini. È un Rally durissimo e interminabile in un caleidoscopio di insidie e di situazione che possono passare dal brutto al peggio in cinque minuti, che solo pochissimi possono convertire in una cavalcata indimenticabile. Il fascino del Rally, più il fascino del Kenya, più il fascino delle Auto d’Epoca che diventano scenario e trait d’union con un’altra epoca per un evento senza tempo.
Eugenio Amos ha vinto tutto questo. Possiamo immaginare come torna a casa, emotivamente compiuto in una delle sue grandi passioni. E Paolino con lui. Potremmo pensare che il Kenya vittorioso è benzina nei serbatoi dell’esperienza, da bruciare con attenzione, e risultato, in Arabia Saudita, ma non lo diciamo. Primo, perché è il momento di godersi il trionfo. Secondo, perché fino alla Dakar c’è il tempo di un ritorno dal… futuro.
Corsa difficile. Leggendaria e molto dura. Imprevedibile. Niente affatto scontata o “affidabile” sulle proprie premesse. Meteo scherzoso e furioso, piste che spariscono sotto un mare di fango, fiumi che diventano oceani e limiti invalicabili. Confrontarsi con situazioni che travalicano la bravura e si perdono nella fortuna sempre in bilico, è stato il difficile della vittoria di Eugenio. Come quel giorno in cui, con mezz’ora di vantaggio conquistata minuto dopo minuto per una leadership che durava dalla terza delle nove tappe, il guado è diventato un fiume in piena, duecento metri da attraversare, e ci son riusciti solo loro, Eugenio e Paolo. La corsa poteva finire lì, invece è stata annullata la tappa e sono rientrati tutti, tutti dentro e la gara ricominciava. O come quell’altra volta che, per una nota sbagliata, Amos e Ceci, partiti in testa e da soli ad aprire la strada nel bush, si son giocoforza persi nella savana e dopo, nel dubbio, hanno perso altro tempo per raccapezzarsi in un rebus impossibile disegnato dall’errore altrui. Quella volta tutti gli altri erano stati guidati sulla pista giusta, e con quella soluzione sembrava che i leader fossero condannati, invece, no, l’East African Safari ha ritrovato la pista della giustizia e le cose sono andate al loro posto. Amos ha battuto il campione in carica, il keniano Baldev Chager, co-pilota Gareth Dawe, e il campione austriaco del 2019 Kris Rosenberger, una vecchia conoscenza dakariana, in compagnia della moglie Nicola Bleicher. Tutti su Porsche 911.
E le Porsche, allora? Vogliamo parlare della 911 di Amos assistita, curata, e fatta vincente dallo specialista per definizione, quel Tuthill che è diventato un Marchio che si sovrappone perfettamente allo scudetto di Stoccarda? La vittoria sugli infernali, infiniti chilometri del Kenya, dai laghi a Nord di Nairobi al Pacifico di Mombasa e Diani – la bellezza d’altri tempi di 1.568 chilometri contro il cronometro, nove tappe e 24 Prove Speciali lunghe dai 30 ai 140 chilometri! – è stata nelle braccia e ora è nel cuore dell’Equipaggio, ma è anche nel ronzare sommesso o nel ruggire furioso di quel 6 cilindri portentoso, inconfondibile, irripetibile. E difatti nei dieci ci sono sette 911, in varie declinazioni, intercalate dalle pur mitiche Datsun o dalle versatili, storiche Ford Escort.
Si torna in Europa carichi, debordanti di emozioni e con un po’ di quel bel mal d’Africa che non si scrollerà mai di dosso. Natale a casa, poi per Amos e Ceci è un’altra storia. Dakar Arabia Saudita 2024! Auguri a tutti dal Paradiso del Rally-Raid.
© Immagini Amos Racing, Tuthill