È stato Musk a convincere Trump alla revoca dei dazi? E ora punta alla NASA

È stato Musk a convincere Trump alla revoca dei dazi? E ora punta alla NASA
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Dopo uno scontro pubblico con Peter Navarro, Elon Musk ottiene la sospensione dei dazi voluta da Trump. Ma intanto un suo alleato vola verso la guida della NASA.
10 aprile 2025

Nel giro di poche ore, la politica commerciale americana ha vissuto un’inaspettata virata. Dopo giorni di tensioni con l’industria tech e automotive, Donald Trump ha annunciato una pausa di 90 giorni su gran parte dei nuovi dazi alle importazioni, eccezion fatta per la Cina. A salutare con entusiasmo la notizia è stato Elon Musk, che ha subito postato due bandiere americane in risposta a un’intervista del Segretario al Tesoro Scott Bessent su Fox Business. Il gesto, simbolico ma eloquente, ha fatto seguito a uno scontro diretto con il consigliere commerciale di Trump, Peter Navarro, definito da Musk senza mezzi termini “un idiota”. Una pressione pubblica, quella del CEO di Tesla e SpaceX, che sembra aver ottenuto risultati.

Mentre da un lato Musk combatte per contenere gli effetti delle politiche protezionistiche sull’export e sulla supply chain americana, dall’altro rafforza la sua influenza sulle agenzie federali. A far discutere, infatti, è la nomina di Jared Isaacman – miliardario, CEO di Shift4 e astronauta commerciale – alla guida della NASA. Isaacman, protagonista del programma Polaris condotto in collaborazione con SpaceX, è legato a Musk da rapporti commerciali e personali. Un contratto da oltre 50 milioni di dollari per missioni spaziali private e una partnership globale con Starlink sono solo alcuni degli elementi emersi nel corso della sua audizione al Senato.

Nonostante abbia dichiarato più volte di non aver discusso i suoi progetti con Musk, Isaacman è apparso evasivo di fronte alle domande sui suoi contatti con il presidente. Il senatore democratico Ed Markey ha insistito chiedendo più volte se Musk fosse presente al momento del colloquio con Trump: la risposta è stata, ripetuta sei volte, “Sono stato intervistato dal presidente degli Stati Uniti”. Una frase che ha lasciato il dubbio intatto.

La strategia spaziale delineata da Isaacman si allontana dalle priorità di Musk, almeno sulla carta. L’obiettivo dichiarato è riportare gli americani sulla Luna, prima ancora di inseguire l’ambiziosa colonizzazione di Marte. Inoltre, a differenza del patron di SpaceX, il nuovo amministratore non considera prioritario il deorbitaggio della Stazione Spaziale Internazionale. Una presa di distanza che potrebbe essere letta come un tentativo di rassicurare l’opinione pubblica e le istituzioni sul rispetto dell’indipendenza dell’agenzia.

Tuttavia, l’impressione generale è che l’influenza di Musk sull’amministrazione Trump sia più forte che mai. Dopo aver contribuito a orientare la politica tariffaria, ora potrebbe avere voce in capitolo anche sulle grandi scelte spaziali degli Stati Uniti. E mentre il tycoon siede al timone delle sue aziende, il sospetto che stia pilotando – se non le astronavi – almeno le nomine, si fa sempre più concreto.

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