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Guardando queste immagini, a corredo di un lungo articolo su Bloomberg, c'è da rabbrividire, e non solo per le conseguenze ambientali di un simile abbandono di auto e batterie, ma per i motivi che hanno questo causato fenomeno. Il fotografo Qilai Shen è il primo a documentare (anche con un video aereo) che centinaia - se non migliaia - di auto elettriche cinesi sono state "rottamate" perché molti privati e le compagnie di car sharing o autonoleggi che le avevano acquistate non le vogliono più, troppo costose da mantenere e rapidamente superate nella tecnologia e nelle prestazioni da nuovi modelli. Le zone di abbandono sono alla periferia di Hangzhou e oramai la vegetazione sta facendone scempio, senza che apparentemente nessuno abbia organizzato attività di smaltimento o recupero delle batterie. Il reporter cinese afferma che questi campi sono almeno mezza dozzina vicino ad altre grandi città e sono ancora da scoprire. Questo enorme dilapidamento di risorse, tra l'altro, è stato preceduto da un fenomeno analogo per quanto riguarda il bike sharing: nel 2018 bici elettriche a milioni rottamate semplicemente accumulandole in zone abbandonale o gettate nei fiumi, specie quelle di startup lanciate con ingenti aiuti di stato e privati da big tech come Ofo e Mobike.
Nel caso delle auto come delle biciclette, è una palese dimostrazione che i capitali pubblici e privati attratti verso nuovi tipi di industria non sempre generano situazioni "sane", oltre che testimoniare come i progressi rapidissimi (in termini di evoluzione automobilistica) fatti dalle elettriche abbiano fatto emergere come non mai la rapida obsolescenza dei prodotti di prima generazione. Per incoraggiare la diffusione delle elettriche il governo cinese sin dal 2000 ha offerto circa 8.500 euro di incentivi per ogni auto e, contemporaneamente, ha applicato restrizioni sempre più stringenti alle auto termiche nelle grandi città. Questo ha spinto una corsa quasi selvaggia verso l'apertura di nuove fabbriche di EV e investimenti sulla tecnologia (cosa che oggi fa della Cina il Paese n°1 per le batterie, quindi non è che siano stati soldi del tutto sprecati). Dieci anni dopo, nel 2010, altri aiuti di Stato ai costruttori di EV e penalizzazioni per le ICE (internal combustion engine) con un sistema di crediti e di penalità sui consumi ed emissioni simile a quello americano, ma con l'arrivo del Covid le vendite ai privati crollano, e alcune grandi compagnie, secondo quanto riportato da Fitch Ratings nel 2021, hanno fondato società di car sharing proprio per assorbire l'eccesso produttivo. Alcune avrebbero addirittura falsificato le registrazione producendo telai senza le batterie. Secondo i media cinesi alcune dozzine di compagnie hanno ottenuto 1,3 milardi di euro in aiuti di stato in modo fraudolento.
Dopo il 2018 il Governo cinese ha iniziato una progressiva riduzione degli aiuti e molte aziende costruttrici hanno chiuso: da circa 500 del 2019 a 100 di oggi, e il danno ambientale causato da questi "cimiteri" diventerà presto un problema. Anzi, lo è già diventato in termini di CO2, perché le emissioni di anidride carbonica emessa per costruire un'elettrica (e in particolare le sue batterie) è più alta di quella di un'auto termica, quindi il reale vantaggio ambientale si ottiene dopo alcuni anni di circolazione a emissioni zero. Se una EV viene tolta dalla strada troppo presto a lungo termine potrebbe essere più dannosa per i gas serra. L'amministrazione di Hangzhou ha imposto di bonificare questi depositi, che hanno iniziato a formarsi nel 2019, ma fino al mese scorso i reporters di Reuters li hanno trovati ancora pieni e molti altri sono stati scoperti grazie alle immagini satellitari.
La seconda economia del mondo spinge moltissimo sullo sviluppo dell'industria interna investendo miliardi di yuan attraverso le banche sia verso il settore della tecnologia (automotive, robotica e microchip) sia verso le imprese immobiliari, che in questi giorni stanno facendo tremare le Borse di tutto il mondo con il caso Evergrande. Nel caso delle auto in realtà questa strategia ha ripagato, portando la Cina ad essere il primo costruttore al mondo di batterie, quello con la rete di ricarica più grande e il numero di elettriche in circolazione più alto. E' servito anche a "convincere" (laggiù si direbbe "educare") con il metodo del bastone e della carota l'opinione pubblica che il futuro dell'auto sarà elettrico, senza se e senza ma. La situazione è scappata un po' di mano, forse sottovalutando gli effetti di un'investimento così massiccio e i progressi rapidissimi che hanno fatto le EV, e ha pesato anche l'approccio iniziale verso la realizzazione per la maggior parte di modelli troppo economici, rapidamente surclassati e impossibili da aggiornare.