Dottor Costa: «I corsi di guida sicura colmeranno i vuoti di scuola e famiglia»

La giornata di mercoledì 24 ottobre ha visto l’organizzazione specializzata nei servizi professionali di sicurezza nei settori automotive, industriale e terziario avanzato Dekra, legarsi a Formula Imola in una partnership rinnovabile della durata di 5 anni preposta a formare i guidatori con le tecniche di guida sicura.

Un progetto ambizioso che prenderà il via dal prossimo anno e per il cui ottenimento verrà realizzata un’inedita area che sorgerà presso l’attuale Paddock Rivazza e che vanterà dalla sua l’esperienza degli istruttori della D4S  - DekrafourS – ossia la scuola superiore Dekra per la sicurezza stradale.

Molte le speranze riposte in questo progetto – che formerà prima di tutto gli automobilisti ma che col tempo dovrebbe andare ad abbracciare anche il bacino d’utenza delle due ruote – dalle varie personalità intervenute nel corso della presentazione, dal Sindaco di Imola, Daniele Manca, al Presidente di Formula Imola, Uberto Selvatico Estense, fino allo Chief Country Officier di Dekra Italia Holding, Marco Mauri e al Dottor Claudio Costa, quest’ultimo particolarmente legato al concetto di sicurezza stradale, tanto da descrivere, ne modo in cui solo lui sa fare, l’importanza di una mission “dimenticata”, per un motivo o per un altro, dai più canonici organi formativi.

Dottor Costa, cosa ne pensa di questa partnership?
«Sono contento di vedere che sia l’Autodromo ad essere teatro di questa partnership, in quanto questo circuito l’ho visto nascere. Quando io ero piccolo anziché i giocattoli mio padre mi ha dato piloti e circuiti e quindi sono cresciuto in questo ambiente (e pertanto abituato ad osservare i lati più brutti di automobilismo e motociclismo, Ndr.).»

Che cos’è per lei la sicurezza?
«Quando si parla di sicurezza mi turbo sempre, perché vedo queste cose che per me sono molto importanti e dò quindi tutto il mio consenso a queste attività (quelle finalizzate a formare drivers e riders con delle scuole di guida sicura, Ndr.). Quando noi siamo venuti a questo mondo non eravamo preparati ad esso (a quello che sarebbe divenuto, Ndr.). 300 milioni di anni fà ci è stato quindi messo dentro qualcosa di molto bello in una zona remota del cervello. Le emozioni.»

«Cosa sono le emozioni? Le emozioni sono quello strumento meraviglioso e magico per poter affrontare la realtà. E’ chiaro che in 300 milioni di anni queste si sono modificate, sono cambiate con i tempi (sono quindi divenute anche quelle che si provano andando al limite con un’auto o una moto, Ndr.).»

Come si può migliorare la sicurezza? Su che parametri si deve intervenire?
«Per parlare di sicurezza bisogna partire da un presupposto. Se noi parliamo delle emozioni sicuramente parliamo anche di quelle brutte, e quindi di quelle legate agli incidenti. La famiglia dovrebbe aiutare a prevenire gli incidenti, la scuola anche. La famiglia oggi non ha tempo e la scuola istruisce e non educa, quindi credo che sia finalmente arrivato il momento di affermare questa mia filosofia per la quale, educando le emozioni, andiamo anche a compiere il primo passo nel campo della sicurezza.»

Dobbiamo quindi imparare ad educare prima il nostro spirito?
«Se controlliamo le emozioni gli incidenti sicuramente non avvengono. Perché se noi diamo ai giovani quella condizione di poter trovare dentro se stessi questa forza che è meravigliosa e magica, ci ricordiamo non solo di guidare bene e di non fare incidenti, ma anche di migliorare enormemente la società.»

Le scuole di guida sicura e gli autodromi colmeranno quindi i vuoti lasciati dalla società?
«Quello che deve fare questo Autodromo, con l’aiuto del Presidente e del Sindaco, è di creare delle scuole con delle aule, delle aule che siano diverse da quelle monotone dell’istruzione quotidiana, delle aule dove i ragazzi possono finalmente sentire quello che palpita nel loro cuore, quel cuore che è pieno di tutte queste fonti meravigliose di energia. Oggi ci troviamo quindi a sviluppare questo progetto. Un progetto difficile, quasi immane, perché cercherà di sostituirsi a quella mancanza della famiglia attuale e della scuola odierna.»