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Nuove nubi (nere come pneumatici...) si scorgono all’orizzonte della produzione automobilistica mondiale: dopo i fermi degli impianti causati dalla pandemia e la carenza globale di chip, ora sta emergendo un altro problema nella catena di approvvigionamento, causato dalla diminuzione delle forniture di gomma naturale, materiale chiave utilizzato nei pneumatici ma non solo.
Con l'offerta globale già a corto di scorte da parte della Cina e una devastante malattia che ha colpito le piantagioni, i prezzi della gomma sono in aumento e alcuni fornitori di auto statunitensi stanno tentando di accaparrarsi le ridotte quantità di prodotto disponibile prima che il mercato venga ulteriormente schiacciato.
Se la una crisi di disponibilità dei semiconduttori sta costando miliardi di dollari di mancati guadagni, ora l’industria, che da tempo fa affidamento sulla produzione just-in-time per ridurre i costi, sta scoprendo di avere una flessibilità limitata per affrontare problemi nella catena di approvvigionamento, visto che tante materie prime, come la schiuma per sedili, metalli o resina plastica, stanno diventando sempre più difficili da trovare.
La carenza di gomma minaccia di interrompere ulteriormente la produzione di auto proprio mentre la domanda globale sembra ripartire; e non si tratta di un problema di poco conto, visto che l’albero della gomma colpito da un parassita, hanno bisogno di alcuni anni per tornare ad essere produttivo, rendendo così più lenta la ripresa delle forniture.
Diverse Case automobilistiche tra cui Ford, stanno monitorando con attenzione la situazione, e Michelin, tra i maggiori produttori di pneumatici al mondo, sta aggirando la congestione dei porti utilizzando spedizioni aeree dirette dall'Asia.
La gomma naturale è prodotta dalla linfa bianca degli alberi che si trovano nei climi caldi e umidi di paesi come la Thailandia e il Vietnam; mentre quella sintetica derivata dal petrolio è preferita per alcune applicazioni, la versione naturale ha proprietà fondamentali per prodotti come guanti e nastri da imballaggio, oltre che come componente essenziale per pneumatici e parti antivibrazione sotto il cofano.
La Thailandia, il più grande produttore ed esportatore di gomma al mondo, prima della pandemia ha spinto gli agricoltori con incentivi per piantare più alberi, ma la maggiore fornitura di gomma si è presto esaurita per la grande richiesta di guanti; la Cina, il più grande mercato automobilistico del mondo e principale consumatore di gomma naturale, ha a sua volta approfittato dei prezzi bassi e di una ripresa della sua economia per fare incetta di materia prima nella seconda metà del 2020, aumentando le sue riserve e quindi quasi esaurendo la disponibilità del prodotto su scala mondiale.
La fornitura di gomma negli USA è calata ai minimi storici ed alcuni distributori hanno esaurito le scorte-tampone: una situazione di rischio, ben evidenziata dall’andamento dei prezzo dei futures legati alla gomma.
Il valore di quella naturale è salita a circa due dollari al chilogrammo alla fine di febbraio, la punta massima da quattro anni ed alcuni analisti, come Bloomberg, si spingono ad ipotizzare che possa addirittura toccare i cinque dollari nei prossimi cinque anni.