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Il ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti rischia di stravolgere l'industria globale dell'automotive. Non solo perché il tycoon ha attaccato duramente il settore green, connesso a doppia mandata con il business dei veicoli elettrici (EV), ma anche e soprattutto per via dei dazi che il leader repubblicano metterà alle importazioni di prodotti stranieri, automobili comprese. In mezzo ci sarà poi da capire che cosa succederà a Tesla, l'avveniristica azienda guidata da Elon Musk chiamata a camminare su un filo sottilissimo. Cerchiamo di ordinare il mosaico: appena tornato alla Casa Bianca, The Donald ha emanato un ordine esecutivo che ha annullato gli sforzi multimiliardari effettuati dal suo predecessore Joe Biden per facilitare la transizione Usa verso gli EV. Nello specifico, Trump ha posto fine a una politica (non vincolante) dell'amministrazione Biden del 2021 secondo la quale, entro il 2030, i veicoli elettrici avrebbero rappresentato il 50% delle vendite di auto nuove negli Stati Uniti. “Metteremo fine al Green New Deal salvando la nostra industria automobilistica”, ha dichiarato il presidente statunitense. Ma non è finita qui, perché Trump ha anche bloccato la distribuzione di fondi federali per i caricatori di EV, spiegando che intende cancellare gli incentivi (crediti d'imposta fino a 7.500 dollari) destinati alle persone che acquistano nuovi veicoli elettrici e che vuole revocare una deroga concessa nel 2024 alla California che le consente di vietare le vendite di auto termiche entro il 2035.
Stellantis, che possiede tra gli altri Jeep, Chrysler, Ram e Dodge, ha definito l'approccio di Trump “estremamente positivo” dicendosi “ben posizionata per adattarsi ai cambiamenti politici attuati dalla nuova amministrazione” degli Stati Uniti. L'amministratore delegato di GM, Mary Barra, ha scritto su X che l'azienda “non vede l'ora di lavorare insieme (all'amministrazione Trump ndr) per raggiungere il nostro obiettivo comune di una forte industria automobilistica statunitense”. In ogni caso, ci sono diversi fattori che rendono improbabile un'inversione nella transizione verso i veicoli
elettrici. In primis perché i produttori di automobili Usa hanno fin qui investito miliardi di dollari nella produzione di EV a lungo termine. Inoltre, l'industria automobilistica statunitense deve affrontare enormi pressioni per competere con i produttori di EV stranieri (cinesi e non solo). Negli ultimi anni, inoltre, la produzione legata agli EV è aumentata anche in molti Stati storicamente repubblicani (pensiamo al Tennessee, alla Georgia e al Kentucky) e questo rende probabile che i politici statali e locali possano opporsi alla fine di quegli stessi investimenti che hanno creato migliaia di posti di lavoro e nuovi flussi di cassa.
Tutti alla corte di Trump si sono detti eccitati all'idea di lavorare con lui, ma cosa è successo due giorni fa? L'annuncio dei dazi del 25% che da oggi colpiranno Messico e Canada. Quali grandi colossi dell'automotive rimarrebbero scottati da una simile scelta? La citata General Motors fa molto affidamento sui suoi stabilimenti messicani, siti costruiti per agevolare la sua transizione ai veicoli elettrici. Anche alcuni dei modelli Ford più popolari e convenienti provengono dal Messico, così come quelli di Stellantis, che pure si rifornisce di molti veicoli dal Canada. Altre case automobilistiche hanno investito molto in questi due Paesi per fornire mezzi al mercato Usa: le giapponesi Toyota e Honda, Volkswagen che esporta oltre confine la Taos, la Tiguan e la Jetta. In Messico vengono assemblati anche diversi veicoli di lusso, tra cui l'Infiniti QX50 e QX55, la Mercedes GLB, l'Audi Q5 e la BMW serie 2 coupé. Per quanto riguarda le auto made in China, l'attenzione di Trump nel Make America Great Again rende molto credibile che la sua amministrazione manterrà l'attuale proposta tariffaria del 100% sui veicoli elettrici fabbricati in Cina.
Secondo l'agenzia di rating Moody's, Stellantis, Volkswagen Group e Volvo sono le case automobilistiche europee più vulnerabili alle minacce tariffarie del presidente Trump sulle auto esportate da Messico, Canada e prossimamente Europa verso gli Stati Uniti. Le tariffe annunciate, in particolare, minacciano di sconvolgere le catene di fornitura profondamente integrate che le case automobilistiche europee hanno sviluppato nel Nord America nel corso degli anni. Queste aziende gestiscono importanti stabilimenti di produzione in Messico e, se Trump applicasse le tariffe, potrebbero infatti essere costrette a trasferire la produzione negli Stati Uniti per evitare le elevate tasse di importazione.