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Disc jockey, produttore discografico e... aspirante produttore di salse al peperoncino. Tutto questo è DJ Aladyn, al secolo Aldino Di Chiano, figura storica del “turntablism” italiano e cintura nera di “scratch”, ovvero l'arte di creare e reinventare musica grazie a mixer, giradischi e abili movimenti delle mani.
E' lui, noto ai più grazie al noto programma “Tropical Pizza” su Radio Deejay, l'ospite di Luca Bordoni per questa puntata di The Music Driver, il format di Automoto.it in collaborazione con Jeep, nella quale Luca lo ha accompagnato verso il suo set al Deejay XMasters 2018 di Senigallia.
Vi proponiamo questo nuovo episodio in occasione del lancio di XMasters Winter Tour, di cui Automoto.it sarà media partner. Sono previste cinque tappe in diverse località dell'Arco Alpino. Si parte il 5 e il 6 gennaio 2019 al Passo del Tonale, per poi toccare Prato Nevoso il 12 e il 13 gennaio, Pila il 26 e il 27 gennaio, Moena l'8, il 9 e il 10 febbraio e Madesimo il 2 e il 3 marzo.
Luca e DJ Aladyn hanno raggiunto il palco della serata su una Jeep Renegade, la Jeep best seller in Europa, di recente sottoposta ad un restyling con il model year 2019. Tra le novità della nuova versione della Jeep Renegade ci sono i motori benzina 3 cilindri 1.0 da 120 CV e 4 cilindri 1.3 da 150 o 180 CV. La Jeep Renegade viene proposta in Italia con prezzi di listino che vanno da 21.390 a 34.500 euro.
A DJ Aladyn abbiamo rivolto qualche domanda su cosa significa fare il DJ di professione e come si fa per diventarlo. Lui ci ha risposto così.
«Il DJ è un po' quella figura che fa divertire, che fa da tramite tra la musica e la gente. Quando ho cominciato io a fine anni '80 questa figura in consolle era molto diversa rispetto ad adesso. Entravi nei locali e vedevi questo ragazzo che metteva i dischi, da solo, al buio... Adesso i DJ li vedi sui palchi, come se fossero una vera band. Forse è questa la più grande differenza con il passato».
Come si impara? Da autodidatti o c'è anche una scuola? «Beh, quando ho iniziato io non c'era ancora Internet, quindi lo studio consisteva nell'andare a vedere qualcuno dal vivo, oppure, come ho fatto io, compravi una valanga di vhs di importazione e facevi avanti, indietro, pausa, e studiavi i loro movimenti perché non c'era alternativa. Adesso con la Rete e YouTube hai a disposizione dei tutorial che ti fanno vedere qualsiasi cosa. La Rete ti aiuta tantissimo».
Ma che differenza c'è tra DJ e DJ? «C'è la figura del DJ che si chiama “turntablist”, che è quello che studia l'arte del giradischi, e poi c'è il classico DJ, che è quello che mixa i brani e che viene aiutato molto dai software. E' più una figura scenica, un personaggio, piuttosto che qualcuno che sta suonando “live”».
E' vero che adesso c'è un processo creativo che prima, ai profani, sembrava non esserci? «La tecnologia ha aiutato molto. Sin dall'inizio mi ha appassionato molto il mondo dello “scratch”. Ho iniziato a studiare il giradischi e ho capito che può essere a tutti gli effetti un vero strumento. Ci sono tutta una serie di tecniche da imparare, come i movimenti tra il disco ed il fader del mixer, i tagli, l'utilizzo del “sample” che può essere una batteria ad esempio. In questo caso grazie al fader ed alle mani crei un pattern ritmico e così il DJ si trasforma in un batterista».
“Scary Allan Crow” che progetto è? «E' uscito l'anno scorso. Sono molto appassionato del genere horror ed era un da po' di anni che avevo in mente di musicare un fumetto. Qualche anno fa grazie al programma “Tropical Pizza” che faccio su Radio Deejay ho conosciuto Lorenzo Palloni, che è un fumettista bravissimo ed è nato il fumetto. In quel momento avevo voglia di uscire con un disco nuovo e abbiamo avuto l'idea di creare un fumetto da leggere ascoltando la musica che abbiamo prodotto».
Oggi è più facile o no trovare il pezzo giusto per un progetto? «Una volta coi vinili potevi permetterti di avere determinate cose che possedevi solo tu. Adesso la musica è accessibile a tutti. La chiave in questo momento, secondo me, è reinterpretare, fare delle proprie versioni, dei remix, dei mash up e proporre qualcosa di diverso. Io porto avanti questo set audio/video grazie alla tecnologia che mi permette di gestire dei “visual” utilizzando però sempre il giradischi. Muovendo il disco avanti e indietro posso gestire anche il video, che nei live di oggi rappresentano il 50% di un set. Facciamo una prova?».
Il prossimo ospite di The Music Driver sarà Fargetta.