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Chi ha mai detto che disabilità vuole dire essere sempre passeggeri, o comunque guidare auto poco performanti in città? Di certo non Clay Regazzoni, il mitico pilota di F1 (ex-Ferrari) diventato simbolo dei disabili che con le macchine, in in pista, ci sanno fare a pieno gas. Da quello che fu anche un suo volere e con lo staff accresciuto nel tempo, oggi l’Italia beneficia dei servizi FISAPS.
La Federazione Italiana Sportiva Automobilismo Patenti Speciali infatti, è l’ente che in accordo con ACI / CSAI realizza corsi per rilasciare licenze di guida in pista, come pilota, ai disabili. Automobili di ogni categoria e kart.
Quali sono i trend, per questa attività spesso non conosciuta da tutti? “La Federazione lavora da oltre 30 anni e i numeri sono elevati – spiega il vicepresidente e direttore scuola pilotaggio, Claudio Tomei - gli utenti crescono nel tempo perché le tecniche e tecnologia danno maggiori possibilità, con l’evolversi dei tempi”.
In mezzo a una società e una mobilità che sono spesso criticabili, un trend positivo per un lato del Motorsport poco noto ma importante. “Sì, il disabile oggi esce di casa e si confronta con il mondo esterno. Una volta erano troppo spesso chiusi e limitati a un piccolo ambiente, oggi invece sanno che possono fare sport. Tra questi, anche se è particolare e non propriamente economico, anche l’automobilismo”.
Ma quali sono i numeri e che tipologia di disabilità motoria può avere accesso ai corsi di guida FISAPS? “Gli iscritti annui sono tra i 300 e i 400, variabili e cresciuti grazie alle ultime modifiche per i comandi guida. Oggi la possibilità di guidare auto in pista si apre a moltissime persone, anche prive di uso degli arti”. (grazie ai sistemi Guidosimplex, ndr)
I corsi di pilotaggio della Fisaps, cosa consentono a chi li supera positivamente? “I corsi di pilotaggio sono fatti in accordo ACI Sport / CSAI, per dare licenza necessaria a correre (Ch, ndr). Il lavoro però non è fatto solo per riuscire correre, anzi è soprattutto di aggregazione. Ci sono alcuni piloti che arrivano a correre, dopo un percorso, ma per certo moltissime persone che pur non diventando piloti agonisti, beneficiano di giornate in pista con istruttori. Questo con gli anni è diventato un fine”.
Già, la pista e i consigli giusti per correre ma anche l’opportunità di scoprire sensazioni speciali, al volante. Dipende dai casi e anche dai costi. “C’è chi fa il corso anche quattro o cinque volte, per divertirsi. Il costo è di circa 200 euro e anche se poi non si diventa realmente pilota, un utente sperimenta in sicurezza la guida in pista, con auto anche prestanti (es. BMW). Diventa una giornata carina, in serenità. I costi sono il limite, perché sono alti sia per il pilota che poi va a correre sia per noi, a organizzare”.
Questione di strutture, di circuiti. Quanto e come i circuiti automobilistici presenti in Italia sostengono e favoriscono le attività Fisaps? “A volte è proibitivo per noi accedere alle piste, ci rimettiamo al buon cuore dei direttori autodromo. Se si guardano solo certi numeri, non si trova spazio perché i costi imposti sono molto elevati, ma se si apre il cuore invece, ci danno possibilità di lavorare”.
Dove sono svolti i corsi, in piccoli autodromi di tutta Italia? “Ci sono tracciati dove operiamo più facilmente, come a Perugia e in Sardegna, a costi accessibili. Gli autodromi e i direttori che ci mettono del loro sono poi anche accoglienti, non sempre costi ridotti significa meno professionalità, anzi, si trova anche accoglienza e metodo. A oggi copriamo tutta l’Italia, Lombardia (Castelletto), Umbria (Magione), Sardegna (Mores), Sicilia (Autodromo Valle dei Templi) e Lazio (Viterbo)”.
L’agonismo si sente in maniera diversa, più umana rispetto agli eccessi delle grandi formule. “Costa come sport, l’automobilismo, ma serve a fare la differenza. Il disabile in pista trova situazioni e cose con cui misurare la sua relazione con gli altri. L’agonismo sotto sotto è uguale per tutti. Clay Regazzoni diceva che si guida con la testa, non con mani e gambe. Che conta è avere la testa posto”.
Come avviene il passo dalla prova, del corso, alla gara vera e propria? “I corsi sono aperti a ogni disabilità, fisica e motoria, sono per tutti. Dopo le verifiche, a fine corso solo chi può passa i test e va a correre in pista. Qualche volta qualcuno deve ripetere, per arrivare al livello giusto. Quindi ACI Sport accetta il nostro pilota e viene fatta fare anche una prova di uscita vettura. Ovvero il pilota disabile, con la sua macchina (quella che deve usare per correre) dimostra di poter uscire in 14 secondi, nel caso di necessità”.
Licenza e classifica di gara poi cosa comportano? “Si tratta della licenza Ch nazionale, ovvero si corre sotto regolamento identico a quello dei normodotati: stessi diritti e doveri. Soprattutto stessa classifica, senza discriminazioni. Poi esiste anche la Ch internazionale, salendo di livello. Un utente può scegliere di essere sia navigatore sia guidatore, nei rally”.
Le auto sono allestite con sistemi di comando artigianali o di grandi aziende? Che tipo di veicoli ci sono in genere? “Una mano la da l’azienda che fa questi comandi, che permettono a tutti di guidare. I nostri utenti e piloti riescono a guidare grazie a comando oggi molto sofisticati. Quelli Guidosimplex”.
Sono aziende che fanno comandi per guida stradale, ma anche per le corse in pista. La tipologia di veicoli è ampia: dai Kart e i Quad, passando per auto da rally, fino al TCR. Gli stessi corsi si fanno con auto da oltre 300CV. "Oggi è molto diverso dalle prime Fiat Punto".
Quali opportunità e quali risultati hanno conseguito i piloti con disabilità dopo che hanno superato il corso Fisaps? “Loro si misurano in tutte le categorie, a oggi possono accedere a tutti i campionati. Qualcuno vince titoli tricolori, su pista, altri fanno persino la Dakar."
A livello internazionale, come siamo messi rispetto ad altri? “In Italia siamo messi meglio di certi Paesi che sono quasi allo sbaraglio. In Italia si controlla non tanto la tecnica di guida, ma la disabilità di ognuno, che è diversa, variabile”.
Quindi si aiuta chi ha maggiori problemi? “Esatto, non serve molto per chi ha il buon uso degli arti superiori. Spesso sono molto robusti e adatti a gareggiare”.
Cosa è necessario fare per incentivare la partecipazione di persone con disabilità nel settore sportivo automobilistico? Conta di certo la comunicazione, ma anche la sostanza di qualche aiuto per le attività. “Esatto. In passato alcune case, come BMW, hanno dato una mano, ma visti i tempi facciamo soprattutto da soli, ora”.