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Dieselgate: questo nome vi ricorda qualcosa?
Sommerso dal precipitare degli eventi, scavalcato dalla pandemia e messo in un angolo dal ritorno prepotente nel dibattito pubblico dalle avvincenti vicende del campionato di calcio, lo scandalo legato alla manomissione dei sistemi di controllo sulle emissioni di scarico continua altrove a fare notizia.
A Madrid, infatti, una sentenza di un tribunale ha messo fino ad un contenzioso giuridico messo in piedi da un’associazione di consumatori contro il gruppo Volkswagen che andava avanti da cinque anni: il giudice ha stabilito che l’azienda tedesca dovrà corrispondere un totale superiore ai sedici milioni di euro come risarcimento ai suoi clienti che avevano acquistato vetture equipaggiate con dispositivi per manipolare le emissioni.
La corte di giustizia spagnola ha definito come "pratiche commerciali anticoncorrenziali" quelle messe in atto dal costruttore tedesco: per questo, i giudici hanno disposto un indennizzo di circa 3.000 euro nei confronti di ciascun membro della associazione di consumatori.
Volkswagen, dal canto suo, ha già annunciato che ricorrerà in appello, forse con la speranza di dilazionare ulteriormente la scadenza di pagamento: i precedenti giudiziari in altre contese analoghe svolti nel mondo, infatti, non autorizzano soverchie speranze di ribaltare il giudizio appena emesso.
Negli USA, ricordiamo, si è arrivati ad un accordo di risarcimento che è costato a VW diversi miliardi di dollari, mentre qualche mese fa in Germania la corte suprema federale di Karlsruhe ha stabilito che Volkswagen dovrà provvedere a risarcire gli acquirenti dei suoi veicoli.