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Con il passare delle ore, si profila all'orizzonte un incupirsi della posizione di Martin Winterkorn. L'ex Amministratore Delegato di Volkswagen, "dimessosi" sei giorni fa a seguito di un vertice infuocato del board del gruppo, è indagato in Germania a seguito di prime denunce penali depositate a suo carico.
È doveroso, però, fare un passo indietro. L'EPA, l'ente di tutela dell'ambiente degli Stati Uniti d'America, ha verificato un'emissione di gran lunga superiore alla norma per il motore diesel 2.0 TDI della casa di Wolfsburg, installato su diverse vetture del marchio e delle case controllate, risultato legale in fase di test preliminari a seguito di una manomissione volontaria del software adibito alla verifica. È divampato, giustamente, un incendio globale, che ha portato Volkswagen a perdere oltre il 35% in borsa nelle sedute di lunedì e martedì scorso. Nella giornata di mercoledì 23 settembre, il CDA di VW ha ottenuto le dimissioni di Winterkorn, uomo forte da diversi anni nel Gruppo.
L'inchiesta, però, si è allargata a macchia d'olio: sono diversi milioni le vetture coinvolte - si parla di 11, ma il numero pare destinato a salire - mentre da Wolfsburg arrivano rassicurazioni che hanno tutta l'aria di voler essere un pagliativo per tentare di mantenere la fiducia dei consumatori. Fiducia intaccata e tradita, a seguito di uno scandalo che difficilmente potrà essere dimenticato.
Lo stesso Gruppo Volkswagen ha presentato una denuncia contro l'ex CEO, mentre dalla Procura viene precisato che «lo scopo delle indagini è far luce sulle responsabilità delle parti.»