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Ancora una gatta da pelare per Volkswagen come conseguenza dello scandalo “Dieselgate”: a seguito di una richiesta avanzata della Bafin, l'autorità tedesca di sorveglianza sulle attività finanziarie, la procura di Braunschweig, già titolare di diverse inchieste sul costruttore, ha accusato l'ex amministratore delegato Martin Winterkorn di aver manipolato i corsi dei titoli di borsa del Gruppo.
Insieme a Winterkorn, che si è dimesso dalla carica lo scorso settembre subito dopo lo scoppio dello scandalo, sarebbe indagato un altro manager il cui nome non è stato reso noto, responsabile secondo gli inquirenti insieme all'ex ad di non aver informato tempestivamente gli investitori sulle conseguenze finanziarie dello scandalo.
Le indagini di questa nuova inchiesta ruotano intorno alle comunicazioni agli investitori effettuate dal Gruppo di Wolfsburg. La Casa tedesca il 22 settembre 2015 aveva infatti pubblicato un comunicato in cui spiegava di dover accantonare 6,5 miliardi di euro nei conti del terzo trimestre per far fronte allo scandalo, una cifra però salita a 16,2 miliardi per l'intero 2015 con una perdita dunque molto più consistente per la società.
Secondo la corte tedesca, però, «Esistono sufficienti elementi che mostrano che il dovere di comunicare previste perdite finanziarie importanti avrebbe dovuto precedere di molto il 22 settembre».
«L'avvio da parte della procura di Braunschweig di un procedimento contro due ex membri del precedente Board of Management è arrivata a conoscenza di Volkswagen AG solo immediatamente prima la pubblicazione del comunicato stampa. La nota della procura di Braunschweig non cita alcun nuovo elemento o alcuna seria contravvenzione dei compiti del membri del board oggi accusati», ha precisato una nota di Volkswagen AG.