Dieselgate: FCA al centro di un «caso politico». Tensione tra Roma e Berlino

Dieselgate: FCA al centro di un «caso politico». Tensione tra Roma e Berlino
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Ministeri in disaccordo, interviene la Commissione UE: «Dialoghino autorità competenti»
23 maggio 2016

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Si sono irrigiditi i rapporti tra i ministeri dei trasporti italiano e tedesco in merito alle indagini che Berlino sta conducendo sulle emissioni delle vetture Diesel avviate in seguito al Dieselgate di cui è stata protagonista Volkswagen. Dopo aver rifiutato di incontrare il ministro tedesco Alexander Dobrindt, FCA ha dovuto ribadire che le sue vetture sono «pienamente conformi alle normative UE sulle emissioni in vigore». 

E' questa la risposta sulle presunte alterazioni alle emissioni ipotizzate dalla Germania da parte del costruttore, dopo un articolo apparso oggi sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung titolato «Il dieselgate diventa un caso politico», secondo il quale la 500X 2.0 Multijet e tutte le vetture del Gruppo italiano dotate di questo motore potrebbero non rispettare le norme europee sulle emissioni.

FCA nei giorni scorsi aveva ricevuto anche l'appoggio del Ministro dei Trasporti italiano Graziano Delrio, per il quale non spetterebbe a FCA di discutere in prima persona con le autorità tedesche, ma al dicastero omologo italiano, in quanto autorità competente per l'omologazione delle vetture prodotte in Italia e commercializzate nel resto della UE.

In una lettera di Delrio inviata al collega Dobrindt nei giorni scorsi, anche il ministro italiano aveva sottolineato la necessità «di avviare un dialogo ufficiale tra le nostre Autorità di omologazione», per l’Italia il Ministero delle Infrastrutture e i Trasporti e per la Germania il KBA, che è l'autorità competente, «così come previsto dalla direttiva quadro 2007/46/CE, invece che proseguire nell’interlocuzione diretta con il costruttore».

Posizione analoga è stata espressa oggi anche dalla Commissione Europea, la quale ha ricordato che la direttiva in vigore «prevede un meccanismo che consente a uno stato membro di contestare l'omologazione data da un altro stato membro». Dunque, secondo Bruxelles, gli stati membri devono discutere e chiarire fra loro, non con i costruttori, nel caso ci sia un modello auto omologato in un Paese sospettato secondo l'autorità di un altro di non rispettare le norme. «E' prima di tutto un dialogo tra i due stati membri coinvolti», «con l'obbligo di tenere la Commissione informata e la possibilità per questa di facilitare una soluzione se non viene trovata 

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