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Sembra essere senza fine lo scandalo Dieselgate in casa Volkswagen e non solo. Ad un anno di distanza dallo scoppio della vicenda infatti, emergono ancora novità e possibili coinvolgimenti di terze parti in quello che è probabilmente lo scandalo più importante nella storia dell'automobilismo.
Secondo quanto riportato da Bloomberg, negli USA le autorità starebbero indagando sul coinvolgimento di Bosch, storico fornitore di Wolfsburg, nello sviluppo dei "defeat device" che erano in grado di modificare i livelli di emissioni delle auto una volta riconosciuto che l'auto era in test.
Una delle domande principali che gli inquirenti si fanno è relativa alla possibilità che, fra i clienti di Bosch, ci possano essere anche altri grandi costruttori oltre Volkswagen ad aver usufruito dei software "truccati". Rene Ziegler, portavoce di Bosch, ha dichiarato che l'azienda (che è indagata sia in America che in Germania) sta collaborando con gli organi di giustizia.
Dopo aver indagato su un ingegnere VW che ha dichiarato di aver partecipato allo scandalo, gli inquirenti hanno dichiarato che quest'uomo ebbe un aiuto da una società con sede a Berlino, di cui Volkswagen deterrebbe il 50% e nei documenti viene indicata come "Società A". Questa società, secondo una fonte, potrebbe essere la IAV GmbH, fornitore di Volkswagen e altri costruttori, che però non ha commentato l'accusa. Secondo un'inchiesta civile, sulla base di un accordo stipulato tra Bosch e Volkswagen nel 2006, gli impiegati IAV erano fra i pochi "privilegiati" ad avere accesso alla documentazione relativa al software "esteso" creato per qualche applicazione riguardante le emissioni.