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La notizia che le motorizzazioni diesel siano cancerogene, diffusa ufficialmente nella giornata del 12 giugno 2012 dall'OMS, arriva come un fulmine a ciel sereno in un mercato, quello europeo, in cui le motorizzazioni diesel vanno per la maggiore e (in alcuni stati) godono di alcuni incentivi statali grazie ai bassi valori di emissione di CO2. Sul solo mercato italiano nell'arco dei primi 5 mesi dell'anno in corso sono state immatricolate 371.995 autovetture alimentate a gasolio (in calo del 20,74% in confronto al 2011), ovvero il 54,5% del totale delle immatricolazioni.
Falso allarme? Gli ultimi diesel sono puliti
Il fatto è apparentemente allarmante, ma leggendo bene nel comunicato dello IARC (un ente internazionale di ricerca sul cancro), si scopre che i motori che hanno dato origine a questo studio – iniziato molti anni fa - sono propulsori americani datati, utilizzati nelle miniere e in altri ambienti di lavoro ove i lavoratori esposti hanno respirato per molto tempo i gas di scarico. Certamente i motori non erano di tipo common-rail e il gasolio non ti tipo europeo. Quindi la ricerca non tiene conto delle profonde evoluzioni tecnologiche che i diesel e il loro combustibile hanno subito negli ultimi 10 anni.
“Per i Paesi dotati di parco circolante moderno, come quelli europei, si potrebbe anche parlare di puro allarmismo tanto che l'Associazione europea dei costruttori d'auto (Acea), si dichiara sorpresa dai dati esposti dall'Organizzazione mondiale della Sanità”
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Per i Paesi dotati di parco circolante moderno, come quelli europei, si potrebbe anche parlare di puro allarmismo tanto che l'Associazione europea dei costruttori d'auto (Acea), si dichiara sorpresa dai dati esposti dall'Organizzazione mondiale della Sanità, precisando che l'industria automobilistica «studierà il documento in tutti i dettagli. Le moderne tecnologie sono state sviluppate proprio per rispondere a quelle preoccupazioni. E le ultime tecnologie diesel sono veramente molto pulite.»
Allen Scheffer, Direttore Esecutivo del Diesel Technology Forum, associazione di settore basata a Washington, precisa che ingenti somme sono state investite nella ricerca e nello sviluppo di propulsori a gasolio puliti con emissioni ridotte, aggiungendo inoltre che «i motori diesel che si basano sulle nuove tecnologie utilizzano carburanti a bassissima quantità di zolfo, con sistemi e tecniche avanzate di controllo delle emissioni, sono ormai vicino alle zero emissioni per quanto riguarda gli ossidi di azoto, gli idrocarburi e il particolato.»
I fatti: tutto nasce nel 1988
Il 12 luglio scorso, a Lione, gli esperti dell’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (IARC), che fa parte dell'Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), hanno riportato le conclusioni di un loro studio iniziato nel 1988, ovvero che i gas di scarico emessi dai propulsori diesel sono «cancerogeni certi» per gli esseri umani e rendono l'esposizione agli stessi un confermato «rischio accresciuto di tumore al polmone», che comporta inoltre un aumento delle probabilità del cancro alla vescica. La ricerca conferma una ipotesi già avanzata nel 1988 sempre dall'Organizzazione mondiale della Sanità, che proprio a Lione hanno riferito esserci «prove sufficienti» volte a collegare alcune forme di cancro all'inalazione delle emissioni dei propulsori alimentati a gasolio.
Da Gruppo 2 a Gruppo 1
«Le prove scientifiche sono inconfutabili e le conclusioni del gruppo di lavoro sono state unanimi: le emissioni dei motori diesel causano il tumore del polmone - ha dichiarato il Presidente del Circ Christopher Portier, precisando quanto urgente sia che - l' esposizione a questa miscela di prodotti chimici venga ridotta in tutto il mondo.» Le emissioni dei propulsori, prima classificate nel “gruppo 2”, ovvero quello delle sostanze probabilmente cancerogene per l'uomo, rientrano quindi ora all'interno del “gruppo 1”, ovvero quello che contraddistingue le sostanze certamente cancerogene.
L'opinione del Codacons
Quanto espresso dall'Oms «apre nuovi scenari» per l'associazione dei consumatori Codacons, che precisa: «ora le Procure della Repubblica potranno finalmente procedere contro i sindaci che non bloccano la circolazione dei veicoli e non prendono provvedimenti seri per scongiurare il superamento del valore limite di 50 µg/m3 di PM10, che per legge non andrebbe superato per più di 35 volte in un anno.
Spariscono le parole 'probabilmente' e 'potenzialmente' – precisa il Codacons - e ciò rende possibile procedere con maggior successo non solo per il reato di getto pericoloso di cose (674 cod. penale) ma anche per omissione d'atti d'ufficio nei confronti dei Sindaci e dei Presidenti di Regione inadempienti'.» «Possibile anche - annuncia l'associazione - una class action con persone ammalate di tumore ai polmoni.»
L'opinione di Enrico De Vita
Paradossalmente verrebbe da concludere che i diesel hanno contribuito a pulire l’aria di Milano. E' evidente che le fonti del particolato sono altre, tra cui i riscaldamenti pubblici e privati, altrimenti non si spiegherebbe perché i valori misurati nei mesi estivi sono sempre la metà di quelli registrati d’inverno. Quanto allo studio americano, nulla da obiettare se non il fatto che riguarda epoca, ambienti e propulsori ormai passati. E non dice nulla su analoghi pericoli dei motori a benzina.
Escludere dalle conclusioni i motori a benzina non appare obbiettivo e corretto, ma sembra influenzato da logiche protezionistiche. Il benzene, che da molti anni ha sostituito il piombo nella benzina, è il più potente cancerogeno conosciuto e la marmitta catalitica ha un effetto limitato sulla sua depurazione. Quindi, per par condicio, quantomeno andavano analizzati i gas di scarico dei motori a benzina. Il comunicato dello IARC può riguardare l'America, i suoi vecchi diesel privi di elettronica e qualche paese sottosviluppato ma non certo l'Europa. Bisogna essere molto drastici di fronte a conclusioni affrettate e allarmistiche di questo tipo.»
De Vita: perché non guardiamo i benzina?
«Negli anni che vanno dal 1988 al 1993 ho condotto una serie di inchieste sulla pericolosità del benzene aggiunto alla benzina. Vennero pubblicate su Quattroruote e condussero prima il Governo italiano poi L’Unione Europea a emanare i decreti anti-benzene. In quegli anni venni in contatto col professor Cesare Maltoni di Bologna, uno dei massimi esperti mondiali della materia, che condusse un esperimento ad hoc: sottopose alcune decine di cavie all’esposizione di gas di scarico ricchi di benzene. Alla fine dell’esperimento, i topi avevano toccato una percentuale del 178% nella probabilità di contrarre un tumore. Vale a dire che – in media - avevano quasi 2 tumori a testa. Questo per dire che quando si parla di cancro bisogna anche quantificare i rischi, indicare le probabilità e non allarmare unilateralmente.
De Vita, come considera i diesel di oggi?
Propongo ai nostri lettori di fare una prova: accendete al mattino un'auto a benzina e poi una a gasolio, entrambe delle ultime generazioni (nonostante i proclami non c’è molta differenza fra una Euro 3 e una Euro 5). Andate quindi a odorare i gas di scarico. Noterete che il benzina emette odori di idrocarburi per almeno due minuti, mentre il diesel non puzza, non fuma, non ha strani odori.
Questo significa che le sostanze presenti nella benzina non vengono bruciate bene finché il catalizzatore non entra in funzione e quindi rimangono altamente inquinanti. Inoltre, se ci fate caso, nel motore a benzina si sente spesso odore di uova marce (idrogeno solforato), composto derivato dalla presenza significativa di tracce di zolfo nel carburante. Nel diesel questo non accade perché lo zolfo è ridotto oggi a meno di 10 parti per milione. Lo zolfo non è considerato cancerogeno ma comunque è tossico per l’uomo ed è un veleno per il catalizzatore, perché ne riduce l’efficienza.»