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Una ricerca ricchissima ed eterogenea quella dell'Anfia (l'Associazione nazionale della filiera industriale automobilistica) che, come sempre, da quattro anni a questa parte, coglie alcune tra le cifre più rappresentative dell'industria mondiale dell'auto negli ultimi dieci anni. Quasi inevitabilmente, l'indagine parte dal big crash dell'economia mondiale, in quel 2008 in cui la crisi finanziaria partita dalla bolla dei subprime interrompe bruscamente un processo di crescita cominciato sei anni prima.
In quell'anno la flessione è rilevante (-3,4 per cento), ma non è nulla in confronto a quella del successivo in cui il segno meno sta accanto a una cifra superiore al 12 per cento.
Dopodiché scatta la controtendenza, con il +26 per cento del 2010 e l'incremento costante fino al 2017. Per poi tornare a decrescere.
Un altro dato rilevante è quello del dato assoluto della domanda mondiale di autoveicoli che, dal 2009 al 2018 è passata da 65,6 a 95 milioni di unità, sullo sfondo di una perdita di peso delle aree a forte industrializzazione (Europa, Nordamerica e Giappone) e di una domanda in forte incremento dei cosiddetti Bric (Brasile, Russia, India e Cina).
Uno dei capitoli dell'indagine è dedicato ad hoc alle emissioni, dove risulta che dal 2010 al 2016 la CO2 delle nuove auto vendute è diminuita di 22 g per km, mentre la media di quelle vendute nel 2017 è aumentata di 0,4 g per km sul valore 2016 e di 2,0 g per km nel 2018 rispetto al 2017. I principali fattori che hanno contribuito all'incremento delle emissioni medie della auto - rivela la ricerca - sono da attribuirsi all'aumento di auto ad alimentate a benzina, in particolare nel segmento dei Suv.
Passato in rassegna il decennio, Anfia riserva una parte della sua analisi alle previsioni sul futuro affidandosi a Fitch Solutions e alla sua proiezione al 2023 quando la produzione globale di autoveicoli dovrebbe raggiungere le 103 milioni di unità, circa 6 in più rispetto al 2018, con una produzione - e una domanda - concentrata soprattutto in Asia, Sudamerica ed Europa centro-orientale, stimolata soprattutto da una diversa allocazione degli investimenti pubblici e privati sulle nuove tecnologie (auto elettrica, auto connessa e a guida autonoma) e dall'urgente rinnovo dei parchi circolanti nei Paesi maturi, come effetto degli interventi regolatori per raggiungere una mobilità sostenibile.