De Vita: «ZTL e rotonde, ora si esagera»

De Vita: «ZTL e rotonde, ora si esagera»
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Dopo la corsa sfrenata a costruire (discutibili) rotonde, adesso spuntano dappertutto le zone a traffico limitato, con relative telecamere e regole di accesso fantasiose. Che sia un’altra trovata per fare cassa?
19 luglio 2016

Che i centri delle città italiane siano saturi di traffico, è sotto gli occhi di tutti. Che molti di essi siano di origine medioevale, pure. Che le auto lasciate in sosta rendano angusto l’asfalto destinato al transito è ormai una realtà quotidiana. Per decenza, e anche per non rimanere “asfaltati”, occorre una soluzione. Ma quale?

Che il voto dei residenti sia una golosa tentazione per gli amministratori pubblici, è cosa nota. Ergo, chiudere a riccio interi villaggi viene venduto come un privilegio per chi ci abita, anche se è una penalizzazione per gli altri e una dannazione per i commercianti. E poi, offrire solo ai locali il pass per posteggiare è un inno facile al campanilismo. Insomma, le ZTL e le strisce blu (gialle per i residenti) sono la soluzione più gettonata dagli amministratori: ufficialmente per decongestionare le città, in realtà per rimanere in sella, procurarsi voti e fare anche qualche favore agli amici degli amici. E non guasta se diventa un ennesimo espediente per fare cassa e ingrassare chi vende telecamere e sistemi operativi, parcometri compresi.

Paese che vai, ZTL che trovi

La riprova della improvvisazione e della impreparazione di chi inventa le zone a traffico limitato è nella loro ingenua originalità: non ce n’è una uguale all’altra, nonostante i tentativi e le lettere del ministero dei Trasporti che invitano i Comuni a uniformarsi a un minimo di regole standard. Per esempio, gli orari di funzionamento: non c’è amministrazione che non modifichi in continuazione gli orari e i giorni di ingresso, quasi sempre in funzione delle proteste di questo o quel ristorante. Per esempio, la cartellonistica: a volte pittoresca come un collage, spesso solo in Italiano, sempre incomprensibile, anche per noi italiani. E poi la fantasiosa definizione di “varco attivo”, che somiglia troppo a “varco aperto”, ma viene usata per dire che le telecamere sono in funzione e il varco è sorvegliato. Oppure la mancanza (grave e troppo spesso rimarcata al ministero) di una “via di fuga”, ovvero la possibilità di deviare e tornare indietro prima delle telecamere quando si entra in un varco attivo.

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Ci capite qualcosa in questi cartelli? Il campanilismo, l’individualismo, il federalismo talebano – e anche l’inventiva di certi assessori alla viabilità - portano a questi eccessi: cartelli pieni di simboli e di orari, indecifrabili per molti.  Perfino all’interno di un piccolo comune recintato con una ZTL, come Lerici, si distribuiscono privilegi per la sosta in modo difforme a seconda dei rioni. Con qualche tocco di colore
Ci capite qualcosa in questi cartelli? Il campanilismo, l’individualismo, il federalismo talebano – e anche l’inventiva di certi assessori alla viabilità - portano a questi eccessi: cartelli pieni di simboli e di orari, indecifrabili per molti. Perfino all’interno di un piccolo comune recintato con una ZTL, come Lerici, si distribuiscono privilegi per la sosta in modo difforme a seconda dei rioni. Con qualche tocco di colore

Ma i veri errori sono altri. Per esempio, il numero dei pass che vengono rilasciati, i controlli che vengono eseguiti, le modalità di rilascio, deroghe comprese. Ancora, la scelta delle zone che vengono dichiarate off limits, e infine gli strani contratti stipulati con le ditte che forniscono il sistema chiavi in mano, spedizione dei verbali compresa. Nei quali spesso è prevista anche la clausola capestro che obbliga il Comune al pagamento di una cifra fissa per ogni fotogramma scattato, indipendentemente dal fatto che il relativo verbale sia andato a buon fine, cioè che l’infrazione sia vera. E abbiamo letto contratti che prevedevano perfino una lauta maggiorazione per i verbali contestati, anche se erano affetti da errori.

Insomma le ZTL e le strisce blu (gialle per i residenti) sono la soluzione più gettonata dagli amministratori: ufficialmente per decongestionare le città, in realtà per rimanere in sella, procurarsi voti e fare anche qualche favore agli amici degli amici

Poi ci sono i costi addebitati a chi vuole entrare: multe salate più del biglietto di un teatro per chi non ha il pass, ma anche ticket annuali pesanti per i residenti che vogliono parcheggiare sugli stalli a loro riservati. Poi ci sono le concessioni demagogiche per le auto ibride ed elettriche, col risvolto della medaglia: un signore di Roma, che aveva acquistato 5 anni fa una lussuosa Lexus ibrida - che poteva entrare e parcheggiare gratis in centro - si è ora visto richiedere una cifra di 1.280 euro per godere dello stesso bonus nei prossimi 5 anni.

Il business dei parcheggi

In un recente convegno sulla gestione dei parcheggi nelle aree metropolitane è stata mostrata questa tabella che spiega molto bene perché le nostre città sono intasate di auto in sosta. In media, nelle città europee il 64% delle auto staziona lontano dalle strade (in appositi parcheggi), mentre in Italia tale percentuale scende al 44%. Ciò vuol dire che il 56% rimane parcheggiato sulle strade
In un recente convegno sulla gestione dei parcheggi nelle aree metropolitane è stata mostrata questa tabella che spiega molto bene perché le nostre città sono intasate di auto in sosta. In media, nelle città europee il 64% delle auto staziona lontano dalle strade (in appositi parcheggi), mentre in Italia tale percentuale scende al 44%. Ciò vuol dire che il 56% rimane parcheggiato sulle strade

Altro business gigantesco delle amministrazioni comunali (ma ancor di più delle società che prendono in appalto l’affare) sono le strisce blu e i parcheggi a pagamento. In un recente convegno a Milano, patrocinato dal Comune e sponsorizzato da alcune delle società in questione, è stata mostrata la tabella che abbiamo riprodotto nella foto sopra. Spiega tante cose: per esempio che nelle città europee (quelle con più di 20.000 abitanti), il 64% delle vetture parcheggia off road, cioè lascia libere le strade e si nasconde in garage privati o pubblici, sopra o sotto terra. Nei parcheggi di superficie ne rimane il 36%.

In Italia la percentuale delle auto parcheggiate “fuori strada” scende drasticamente al 44%, mentre quella schiava dei parcometri sale al 56%, dimostrazione evidente della incapacità della maggioranza degli amministratori di adeguare regole e investimenti allo sviluppo della società. E così non hanno imposto alle nuove costruzioni box sotterranei, garage, parcheggi interni, ma hanno preferito negozi e cantine. E le macchine a intasare le strade. Per poi limitarle con parcheggi a pagamento, sempre più cari, sempre più occupati... da sosta in seconda fila.

Le ZTL o Area C, che favoriscono i residenti (e altri beneficiati dalle amicizie e dalla demagogia), ma non risolvono il problema, perché le auto sono sempre in mezzo alla strada. E lo saranno sempre di più, visto che villaggi turistici, isolati con ZTL, hanno poi distribuito pass in quantità pari a tre volte gli abitanti

Infine le ZTL o Area C, che favoriscono i residenti (e altri beneficiati dalle amicizie e dalla demagogia), ma non risolvono il problema, perché le auto sono sempre in mezzo alla strada. E lo saranno sempre di più, visto che villaggi turistici, isolati con ZTL, hanno poi distribuito pass in quantità pari a tre volte gli abitanti. Finché tutti i denari incassati con la scusa della sicurezza o della limitazione del traffico o con i parcheggi a pagamento, e relative multe, non saranno investiti per costruire parcheggi sotterranei (assegnando box a condizioni favorevoli ai residenti), togliendo le auto dal centro delle città e creando delle vere zone pedonali, il problema sarà irrisolto, il conflitto peggiore. Le nostre città disegnate nel Medioevo hanno bisogno di strade e piazze ove si possa camminare a piedi, in mezzo alla strada, e nessuno giunga a sfiorarvi con un mezzo a motore, come ormai si fa in Germania, in Francia e altrove. Ove anche le Forze dell’ordine vanno a piedi o in bicicletta, per dare l’esempio. O a cavallo, come in Inghilterra.

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