De Vita: «Omicidio stradale? Contro i pirati servono più controlli e braccialetto elettronico»

De Vita: «Omicidio stradale? Contro i pirati servono più controlli e braccialetto elettronico»
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La legge sull'omicidio stradale è un passo avanti, ma per fermare veramente i pirati della strada servono ben altre misure
4 marzo 2016

Il nostro editorialista Enrico De Vita è tornato a parlare dell'omicidio stradale ai microfoni di Zapping, su Radio 1, intervistato da Ruggero Po. La norma è senza dubbio un passo in avanti, ma per migliorare veramente la sicurezza sulle nostre strade servono misure molto più concrete

L’omicidio stradale è legge. Era davvero necessario arrivare a mettere la fiducia da parte del governo per approvare questo provvedimento atteso da anni?

«Sì, la fiducia era necessaria per giungere dopo ben 4 anni a legiferare sull’omicidio stradale. Del resto è ridicolo che l’Italia non fosse ancora arrivata ad applicare una misura di restrizione su un problema così grave. Nel nostro Paese troppo spesso si lasciano in libertà, anche per molti anni, autentici pirati della strada, dopo che hanno commesso magari più di un omicidio».

Quindi ora migliorerà per davvero la sicurezza delle nostre strade?

«Purtroppo la misura di restrizione stabilita dalla legge per questi casi gravissimi non è immediata. E’ vero, il carcere è previsto dalla norma, con pene anche fino a 12 anni. Ma queste condanne verranno comminate soltanto alla fine dei due o tre processi, uno per ogni grado di giudizio, necessari per concludere l’iter giudiziario. Questo significa che ci vorranno ancora diversi anni per vedere un pirata della strada dietro le sbarre».

La legge sull'omicidio è un primo passo, ma servono più controlli da parte delle Forze dell'Ordine
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Perché togliere o sospendere la patente ad un pirata, anche con effetto immediato, è una misura totalmente inefficace?

«Stiamo parlando di “pirati della strada”. Automobilisti senza scrupoli, che non si fanno alcun problema a guidare senza patente o con la patente ritirata. Sospendere o ritirare la patente a questi individui, anche per 5, 10 o 30 anni, non serve a niente. Questi provvedimenti infatti non sono in grado di impedire di fatto al pirata di rimettersi al volante, magari anche senza assicurazione».

E quindi cosa si potrebbe fare per migliorare le cose?

«Per arginare con efficacia il fenomeno dei pirati della strada l’unica soluzione a mio avviso è l’impiego di un braccialetto elettronico: sistema che consente di individuare costantemente dove si trova e cosa fa la persona costretta a restrizione. Il braccialetto andrebbe applicato con provvedimento immediato il giorno dopo l’atto di pirateria stradale, contemporaneamente alla sospensione della patente. Torno a ripetere che senza un provvedimento serio di questo tipo non ci sarà alcun ritorno positivo per la collettività».

Per arginare con efficacia il fenomeno dei pirati della strada l’unica soluzione a mio avviso è l’impiego di un braccialetto elettronico

Molti incidenti oggi sono causati dall’uso del telefonino alla guida, lo dicono le statistiche. E’ proprio così?

«Circolano molte statistiche in proposito, ma si basano su dichiarazioni degli stessi automobilisti e ovviamente non possono essere statistiche sincere perché in quasi nessun caso è possibile sapere cosa stava facendo un conducente un attimo prima dell’incidente. Dobbiamo però riconoscere che il 16% degli automobilisti ha confessato di utilizzare lo smartphone durante la guida. Negli Stati Uniti il Presidente Obama è riuscito a vietare ai suoi impiegati di utilizzare il telefono durante la guida per l’invio di Sms».

E in Italia cosa avviene?

«In Italia ovviamente l’uso di dispositivi durante la guida, senza il vivavoce e per inviare messaggi, è vietato. Con la legge sull’omicidio stradale, quando si accerta che un incidente mortale è stato causato da un automobilista impegnato al telefono scatta automaticamente la clausola che porta all’innalzamento della pena per omicidio, da un minimo di 2 a un minimo di 5 anni».

Il nostro editorialista Enrico De Vita
Il nostro editorialista Enrico De Vita

Si dice spesso che inasprire le pene senza che ci siano veri controlli sulle strade e pene certe nei tribunali sia una misura inutile. Cosa ne pensa?

«I controlli sono troppo pochi. La Polizia Stradale ormai opera quasi esclusivamente in autostrada. Sulle strade extra-urbane, che - lo ricordiamo - sono tantissime (470.000 km) troviamo solo qualche pattuglia di Carabinieri. Occorre quindi potenziare i controlli, ma attenzione. La maggior parte degli incidenti avviene in città».

Ma nelle città non ci dovrebbero essere i vigili?

«Nelle città abbiamo decine di migliaia di vigili urbani che vengono utilizzati per fare tutt’altro che controllare e vigilare sulla sicurezza stradale. A parte rari casi di comuni virtuosi, non vediamo più i vigili per le strade. In più non vengono impiegati né per fare educazione stradale né per sanzionare immediatamente, sul posto, né per dare l’esempio».

Perché in Italia è così difficile stabilire chi era realmente alla guida di un veicolo anche in presenza di telecamere?

«Per ipocrisia in Italia le telecamere fotografano soltanto la parte posteriore dei veicoli. Negli altri Paesi, come per esempio in Germania, si fotografa sia davanti che dietro, in modo che si veda il volto di chi era al volante e quindi di chi ha commesso l’infrazione. Siamo negli anni 2000, continuare a far finta di voler rispettare la privacy, nascondendo chi era alla guida, mi sembra un atteggiamento arcaico, obsoleto e lontano dalla realtà».

Una soluzione realmente efficace contro i pirati della strada potrebbe essere il braccialetto elettronico
Una soluzione realmente efficace contro i pirati della strada potrebbe essere il braccialetto elettronico

 

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