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Ha fatto molto discutere la proposta di riforma del bollo auto dell'Onorevole Capezzone, finita sui banchi del governo proprio in questi giorni, dove ha iniziato l'iter per un'eventuale approvazione parlamentare.
La proposta: niente bollo per 3 anni sulle auto nuove
Qualora dovesse entrare in vigore, chi acquisterà un'auto nuova non pagherà il bollo per i primi tre anni (per 5 anni in caso di auto considerate “green”). Trascorso questo tempo, varrà la logica del "più inquini, più paghi", con una tassa commisurata alle emissioni dichiarate, e non più alla potenza. Secondo i promotori si tratta di misure che, se verranno convertite in legge, potranno dare ossigeno al settore auto, rimettendo in moto gradualmente l'intera filiera, che ha ancora oggi vale il 12% del PIL del nostro Paese.
Gli automobilisti temono aumenti
Di parere nettamente contrario invece sembrano apparire la stragrande maggioranza degli automobilisti (per farsi un'idea basta guardare i commenti pervenuti al nostro precedente articolo, ndr). Chi non potrà cambiare auto con una certa frequenza infatti – e non sono di certo pochi in Italia – sarà completamente escluso dalla riforma.
In più si temono aumenti, anche cospicui, per tutti gli altri che continueranno a pagare, dal momento che in qualche modo lo Stato dovrà recuperare i fondi che non sono entrati dalla vendite di auto nuove. Per cercare di fare chiarezza sulla questione il nostro editorialista Enrico De Vita è intervenuto ai microfoni di Isoradio, intervistato da Elena Carbonari.
De Vita: «Questa riforma è una sciagura!»
Come considera la riforma del bollo auto proposta da Capezzone?
«Una riforma del bollo auto in tal senso sarebbe una sciagura. E gli automobilisti se ne sono subito accorti tanto che il 90% di loro è completamente contraria a questa soluzione».
Perché?
«Questa riforma privilegerebbe solo chi è in grado di comprare una vettura nuova e di cambiarla poi con molta frequenza. E penalizzerebbe non poco 36 milioni di automobilisti che vedrebbero aumentare di colpo il proprio bollo per compensare la perdita che lo Stato subirebbe per tutte le vetture nuove vendute esentate per tre anni dal pagamento. Sarebbe un favore gigantesco all'industria dell'auto, che non ne ha bisogno. E sarebbe invece una penalizzazione ulteriore per chi non può permettersi un'auto nuova e che dovrà invece pagare un aumento del bollo».
“Questa riforma privilegerebbe solo chi è in grado di comprare una vettura nuova e di cambiarla poi con molta frequenza”
Cosa potrebbe succedere quindi?
«Già oggi si paga progressivamente di più in relazione all'età della vettura e della norma anti-inquinamento con cui è stata omologata (Euro 0,1,2,3, ecc.,). Questo è già un controsenso. Ormai le Euro 0 sono praticamente estinte nel nostro Paese, basta vedere gli indici di rottamazione. Ma mettiamo che ci sia ancora chi ne possiede una, perché ai suoi tempi era una bella macchina, perché è molto affezionato, perché non si può permettere un'auto nuova, perché fa pochi km all’anno Costui pagherà cifre folli».
Qual è la sua proposta di riforma?
«Spostare sui carburanti, con un ulteriore piccola tassazione, il bollo, come del resto hanno fatto i Francesi, sarebbe per me la soluzione ottimale. Il bollo viene abolito e si tassa di più la benzina. In questo modo chi consuma più carburante, inquinando di più, pagherà di più, mentre chi viaggia poco, inquinando meno, sentirà meno il peso della tassazione. È la soluzione più equa. Oggi anche se si utilizza pochissimo un'auto si paga comunque il bollo (e l’assicurazione) ed è anacronistico! E si finisce col penalizzare proprio i più deboli.»
Ma i prezzi dei carburanti non sono già abbastanza alti?
«Certo, per dare una boccata di ossigeno ai consumatori si devono prima ridurre le accise di benzina e di gasolio perché sono davvero troppo alte rispetto agli altri Paesi europei. E sono troppo alte soprattutto rispetto al metano e al GPL, che invece godono di vantaggi giganteschi. Il metano come accise paga solo la duecentocinquantesima parte rispetto alla benzina! Come dire che è assolutamente privo di accise e questo ha portato a vendere, in Italia, molte auto a metano prodotte anche dall'industria straniera. Da questo punto di vista l'Italia è un Paese anacronistico: ben l’'85% delle le auto a gas vendute in Europa sono in Italia. Significa che c'è qualcosa che non va».