De Vita: «Istituzioni e industria contro il Diesel, accuse infondate e controproducenti»

De Vita: «Istituzioni e industria contro il Diesel, accuse infondate e controproducenti»
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All’indomani dell’annuncio del sindaco Raggi e della decisione della Corte amministrativa di Lipsia, il nostro editorialista, Enrico De Vita, torna sul tema dei diesel ai microfoni di Stefano Mensurati su Rai Radio 1
28 febbraio 2018

Il diesel non trova pace: dopo le notizie, guarda caso provenienti dagli Usa, circa la volontà di FCA di abbandonarlo entro il 2022, nella giornata di ieri sono arrivate due decisioni da parte delle istituzioni. Per quanto riguarda il nostro paese, il sindaco di Roma, Virginia Raggi, ha annunciato di voler bandire le vetture diesel private dal centro della città entro il 2024. In Germania, invece, la Corte amministrativa di Lipsia ha de facto legittimato Stoccarda e Düsseldorf a decidere in autonomia per lo stop della circolazione dei diesel, respingendo il ricorso dei Länder del Baden-Württemberg e del Nord Reno-Westfalia, che ritenevano la materia di competenza federale e non comunale. 

Il nostro editorialista, Enrico De Vita, è intervenuto ai microfoni di Stefano Mensurati, su Rai Radio 1, nella rubrica “Tra poco in edicola” per parlare dell’argomento. «La Germania, la nazione che ha inventato i motori diesel, ma incomprensibilmente in questo momento li condanna – spiega De Vita -. Questo rifiuto arriva proprio nel momento in cui il diesel si è tolto di dosso tutte le accuse del passato. Nel secolo scorso, questo straordinario motore, grazie all’ingresso dell’elettronica nel 1990 per gestire la fase di iniezione, ha cessato di fare rumore, di vibrare, di essere pesantissimo, di emettere fumo nero. Poi, nel 1997, arrivò il common rail, inventato dagli ingegneri della Fiat e ceduto alla Bosch per poche lire, che ha aumentato la potenza, ha ridotto vistosamente i consumi, aumentando nel contempo la pulizia allo scarico».

«I decisivi vantaggi di questa soluzione, introdotta nel 1997 da Fiat e da Mercedes, sembrano ora disconosciuti da entrambe: FCA è in procinto di annunciare l’addio al diesel dal 2022. La Mercedes, la prima casa ad aver introdotto il diesel sulle automobili nel 1936, oggi dà un incentivo consistente, di circa 5.000 euro, a chi rottama un diesel fino a Euro 4. Che è lo standard considerato nel 2003 da Rubbia così pulito da indurlo ad invitare gli Stati a non spendere altri soldi per abbassare ulteriormente i limiti previsti dalle norme antinquinamento».

Rileviamo una campagna molto fanatica contro il diesel che sembra inarrestabile e che vede sindaci di grandi città annunciare restrizioni contro i motori a gasolio e anche case, come Volvo, di proprietà cinese, proclamare di voler produrre solo veicoli elettrificati

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«Quasi tutti i diesel dal 2004 in avanti, infatti, presentano il filtro antiparticolato, che rappresenta il gradino successivo dopo il common rail, che ha reso i diesel più puliti in assoluto rispetto ai motori a benzina, sotto tutti i punti di vista, anche quello del particolato. Lo dimostra il fatto che oggi i motori a benzina, per arrivare alla pulizia del diesel, devono montare a loro volta un filtro antiparticolato».

Una campagna fanatica contro il diesel

«Rileviamo, però, una campagna molto fanatica contro il diesel che sembra inarrestabile e che vede sindaci di grandi città annunciare restrizioni contro i motori a gasolio e anche case, come Volvo, di proprietà cinese, proclamare di voler produrre solo veicoli elettrificati».

«L’ultima ondata di accuse ai diesel è iniziata nel 2012: dagli Stati Uniti rimbalzò uno studio dello IARC che confermava il sospetto che i fumi del diesel fossero cancerogeni. Erano studi partiti nel 1988, con diesel americani privi di elettronica, alimentati con gasolio ad alto tenore di zolfo, respirati nelle miniere per almeno 5 anni: e in effetti risultavano cancerogeni, come tutti i motori dell’epoca, anche quelli a benzina. Come del resto emettono prodotti cancerogeni tutte le combustioni, di legna, di carbone, di GPL e di metano. Questo primo studio ha generato un’inarrestabile campagna denigratoria sul diesel, nella quale venivano bellamente ignorati i benefici determinanti del common rail, del filtro antiparticolato e degli iniettori piezoelettrici. Quindi nel 2015 la disgraziata storia del Dieselgate, partita anch’essa dagli Usa, così come dagli Usa, nel mese scorso, è emersa la vicenda delle cavie sottoposte ai gas di scarico dei diesel».

«I tre atti di questa campagna denigratoria, quindi, provengono dagli USA, e viene da chiedersi perché. È presto detto: l’industria americana non predilige i diesel automobilistici perché sono tipici della produzione europea».

«Si veda poi la spinta verso la Green economy della Cina, riempitasi a suo tempo di ciclomotori a due tempi e di diesel vecchi, che hanno portato ad un forte inquinamento da particolato nelle città. Oggi la Cina ha deciso di convertirsi all’elettrico per pulire le città, ed è la nazione che ha conquistato il monopolio delle batterie al litio e del cobalto, che consente a questi accumulatori di accelerare i tempi di ricarica. Produce pannelli solari, in più ha le terre rare, utili a produrre motori elettrici ad altissime prestazioni. In Europa siamo aggrediti dall’industria americana, che non vuole il diesel, e da quella cinese, che vuole passare direttamente all’elettrico tout court».

in Europa, stupidamente, assecondiamo la caccia all’untore. Abbiamo la Mercedes, che uccide il motore che ha creato per prima; abbiamo l’Italia, con FCA, che dice che non ne produrrà più, e il sindaco Raggi, che afferma di voler bandire i diesel dal centro città entro il 2024 perché vuole così mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici

«E noi in Europa, stupidamente, assecondiamo la caccia all’untore. Abbiamo la Mercedes, che uccide il motore che ha creato per prima; abbiamo l’Italia, con FCA, che dice che non ne produrrà più, e il sindaco Raggi, che afferma di voler bandire i diesel dal centro città entro il 2024 perché vuole così mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Raggi, però, non si accorge che il motore diesel è quello che produce meno anidride carbonica di tutti, il 30% in meno rispetto al benzina».

Ecco la prova che il diesel non è nemico dell'ambiente

«Questo clima di caccia alle streghe sconcerta. Ho sottomano in questo momento uno studio dell’EPA americano e di quattro università europee che dimostra che fra auto elettrica, diesel e benzina quella che produce meno Pm10 è proprio il diesel, addirittura meno dell’elettrica. Si accusa il diesel di essere l’origine di tutti i mali, dal fumo nero al Pm10, passando per il particolato, ma di volta in volta queste imputazioni cadono quando vengono analizzati bene i problemi. L’ultima accusa in ordine di tempo è la natura cancerogena degli ossidi di azoto: è una buffonata autentica, perché da soli gli NOx non sono cancerogeni. Possono dar luogo a nitriti e a nitrati, ritenuti cancerogeni, solo se combinati con altre sostanze, come l’acido carbonico. Ma questo non viene detto».

Tipo di propulsione Scarico Usura pneumatici Usura freni Usura strada Polveri terreno Totale
Auto elettrica 0 mg/km 7,2 mg/km 0 mg/km 8,9 mg/km 49,6 mg/km 65,7 mg/km
Auto a benzina 3,1 mg/km 6,1 mg/km 9,3 mg/km 7,5 mg/km 40 mg/km 66,0 mg/km
Auto diesel 2,4 mg/km 6,1 mg/km  9,3 mg/km 7,5 mg/km 40 mg/km 65,3 mg/km

(Dettaglio dei risultati dello studio menzionato dall'Ing. De Vita - V.R.J.H. Timmers, P.A.J. Achten, Atmospheric Environment 134 (2016) - : la parte evidenziata si riferisce alle emissioni di Pm10 fatte registrare da auto elettrica, auto diesel e auto a benzina in diverse categorie: emissioni di scarico, usura degli pneumatici, dei freni e della strada. Per polveri terreno si intendono le polveri che giacciono sul terreno risollevate dai vortici generati dal passaggio della vettura. I dati sono misurati in mg/km).

Mensurati, a questo, punto, si chiede se le accuse contro i diesel possano avere ripercussioni negative sul valore delle vetture diesel, specie nell’ottica di rivenderle in futuro. «Decisamente – risponde De Vita – perché sono proprio queste notizie che fanno crollare il valore del mercato. Sono esattamente le bufale di questo tipo che fanno dei danni incalcolabili ai cittadini. È già successo in passato, e continua a succedere ancora. Di fronte a queste pubbliche opinioni dilaganti, non esiste parere illustre che tenga. Il povero Rudolf Diesel in questo momento si rivolterebbe nella tomba leggendo le ingiuste accuse mosse a questo motore».

«Il diesel è un miracolo di tecnologia: non si accende per la presenza di una candela, ma solo per una relazione geometrica, giacché il rapporto di compressione consente automaticamente al gasolio di accendersi. Il gasolio è il combustibile meno pregiato e meno caro che si ricava dal barile di petrolio: il gasolio è di per sé naturale e pronto all’uso, perché non ha bisogno di altri additivi».

Sono esattamente le bufale di questo tipo che fanno dei danni incalcolabili ai cittadini. È già successo in passato, e continua a succedere ancora. Di fronte a queste pubbliche opinioni dilaganti, non esiste parere illustre che tenga. Il povero Rudolf Diesel in questo momento si rivolterebbe nella tomba leggendo le ingiuste accuse mosse a questo motore

Una volta, ricorda Mensurati, fummo tutti spinti verso il diesel, perché la benzina inquinava… «Il gasolio prima costava molto meno – spiega De Vita - poi i prezzi si sono equiparati. Hanno anche inventato il superbollo, per penalizzare chi aveva comprato, dal 1988 in avanti, dei diesel. La politica energetica e fiscale da noi non segue un indirizzo tecnico: gli esperti universitari in questo momento in Italia non esprimono opinioni, e le Case, che avrebbero maggior interesse a dire come stanno le cose, assecondano l’onda, in qualche modo schiave dell’opinione pubblica».

«Preferiscono dire, come ha fatto Volkswagen, di voler passare all’elettrico, quando, qualche mese prima del Dieselgate, l’amministratore delegato Winterkorn aveva affermato che l’elettrico era solo un futuro lontano, così come ha ribadito Marchionne lo scorso anno, dicendo che non vedeva l’elettrico come un bene per l’ambiente. La storia è fatta di leggende metropolitane; spesso l’industria segue, magari a malincuore, producendo quello che si vende».

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