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Insieme al nostro editorialista ed ingegnere Enrico De Vita abbiamo fatto il punto sulla situazione dopo il crollo del ponte Morandi di Genova alla luce della procedura di revoca della concessione avviata dal Governo Conte nei confronti di Autostrade per l'Italia.
In questi giorni si parla di una richiesta di chiusura anticipata del contratto tra lo Stato e Società Autostrada. Al netto della possibilità di farlo o meno è vero che è previsto un rimborso dei mancati introti da oggi al termine naturale del contratto?
«In questa convenzione c'è una clausola capestro che prevede un rimborso degli utili che la Concessionaria non ricava. Lo scorso anno Autostrade ha guadagnato 1 miliardo di euro e quindi la rescissione del contratto costerebbe 20 miliardi. Una cifra gigantesca di utili senza nemmeno fare più investimenti. Era una convenzione che è stata scritta nel rapporto tra Anas e Autostrade e poi confermata da una legge delega del parlamento. Ratifica che è stata approvata forse anche perché il contenuto di questa convenzione era secretato in molte parti in virtù del fatto che le autostrade rientrano nei beni strategici per la Nazione. Peccato che quando sono state cedute le autostrade nel 1999 non sono state classificate come bene strategico.»
Società Autostrade offre mezzo miliardo di Euro come risarcimento più la costruzione di un nuovo ponte. E' suffciente?
«Per cominciare è il minimo che si possa fare visto cosa è successo. Morti, case da abbattere, Nazione senza infrastruttura. Il minimo è pagare questi danni. Ma li deve pagare anche chi ha firmato quella convenzione. Sarebbe importante che qualcuno dei governanti di allora si prendesse la responsabilità. Autostrade ha detto che vuole attendere l'esito della Magistratura. Dobbiamo dare buona fede? In uno stato di diritto le responsabilità penali sono accertate dalla Magistratura. Ma se autostrade ci crede davvero, lo dimostri e rinunci alla prescrizione. In Italia abbiamo troppi avvocati specializzati in prescrizione e questo è un male.»
Mezzo miliardo è poco comunque...
«Nel 99 Autostrade ha comprato poco più del 30% con 2,5 miliardi di euro di cui 1,3 "in contanti" e gli altri con gli incassi dei pedaggi, che non sono finiti in manutenzione.»
Società Autostrade può diostrare che il ponte, precedente all'accordo, fosse un "tarocco"?
«Lo potrebbero fare, perchè la progettazione del ponte ha dei punti deboli. Ma doveva farlo già nel 99 quando ha assunto la concessione perché erano già avvenuti dei problemi. Conoscendo il difetto di quel ponte avrebbero dovuto mettere le mani avanti ed invece nel contratto c'è scritto che Autostrade assume gli oneri di manutenzione ordinaria e straordinaria. Loro avevano già individuato da tempo il pericolo, perché un anno fa avevano affidato al Politecnico di Milano uno studio con riscontri di attenzione. La cosa incredibile, però, è che 10 giorni fa la popolazione era stata rassicurata relativamente al pericolo di crollo.»
Cercavano di tenere il ponte attivo in attesa della Gronda?
«Sì, ma questo non toglie la responsabilità. Anche perchè Società Autostrade aveva tutti i dati di passaggio sul ponte per fare correttamente i conti relativamente alla manutenzione. Non ci sono scuse.»
Nazionalizzazione, ok, ma poi?
«Se lo stato ritornasse padrone delle autostrade ci sarebbe a disposizione un miliardo di euro per la manutenzione delle strade, ovvero il valore dell'utile netto di Società Autostrade. Guadagni pazzeschi che per convenzione possono solo aumentare.«»
Ora c'è la fobia del ponti in cemento. La situazione italiana non è brillante. Bisogna allarmarsi?
«Il problema di base è che c'è sempre una manutenzione carente. Ma non c'è nemmeno una cultura della manutenzione, tema che deve invece essere affrontato in futuro. Per quanto riguarda i ponti con i ferri a vista bisogna intervenire subito prima che i tondini arrugginiscano completamente e compromettano la staticità dei ponti. Abbiamo molti ponti in calcestruzzo con 50 anni e più di vita. Vanno controllati e messi in sicurezza, al più presto possibile.»
In tutto questo ci sono delle persone speciali che, oltre alle questioni politiche e tecniche, stanno facendo un lavoro eccezionale...
«Certo, voglio tributare un elogio alla generosità ed alla abnegazione dei Vigili del Fuoco che hanno operato e stanno operando incessantemente in condizioni di quasi acrobazia e di pericolo come mostra la foto di apertura. Pensate che all'interno di quel furgone, appeso ai resti del ponte e letteralmente appeso a un miracolo, c'era ancora l'autista vivo.»